Quella di oggi, 26 agosto, è una data molto importante per la storia della Chiesa: 42 anni fa, il Conclave decretò la salita al soglio pontificio di Albino Luciani.
Albino Luciani, allora Patriarca di Venezia, salì sulla cattedra di Pietro, prendendo in mano la guida della Madre Chiesa, il 26 agosto di 42 anni fa. In ossequio ai suoi immediati predecessori, Luciani decise di assumere il nome di Giovanni Paolo, il primo della storia. Pochi, in quell’occasione, si sarebbero aspettati uno dei pontificati più brevi della storia della Chiesa. In questa sede, si vuol ricordare la sua partecipazione al Concilio Vaticano II e, in particolar modo, la sua figura da “intermediario” tra i Padri Conciliari e i suoi diocesani.
Il Conclave dell’agosto ’78 venne convocato a seguito della morte di Papa Paolo VI, morto a Castel Gandolfo il 6 agosto dello stesso anno. Tenutosi tra il 25 e il 26 di quel mese nella Cappella Sistina, il Conclave decretò la salita al soglio Pontificio del Cardinale Albino Luciani, dopo quattro sedute di scrutinio. L’elezione del nuovo Pontefice Giovanni Paolo I passò attraverso la voce del Cardinale protodiacono Pericle Felici.
A distanza di 42 anni, è molto importante ricordare gli scritti dell’allora Patriarca di Venezia, raccolti durante le sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II. Luciani, infatti, come ricorda il portale Vatican News, prese parte al Concilio. Pur non prendendo mai parola, Luciani scrisse pagine e pagine di appunti. I suoi scritti risultarono poi fondamentali per chiarire, con parole semplici e comprensibili, quanto stesse accadendo in quel contesto.
Questi stessi scritti (c’è chi preferisce chiamarli appunti, ma cambia poco) ci offrono la visione che il futuro Pontefice Giovanni Paolo I, tra i meno longevi pontefici della storia, aveva in merito alla liturgia. Scriveva infatti Luciani: “Durante la prima sessione del Concilio, il grande problema, circa la Messa, è stato: quali aiuti offrire ai fedeli, perché ricavino il massimo frutto possibile da questo, che è il punto culminante della vita cristiana?”.
La risposta, ovviamente, c’era. Era solo da cercare. Dove poteva celarsi la risposta a questi dubbi, se non all’interno della Parola di Dio? Leggiamo ancora dai suoi scritti: “La lettura dell’epistola e del Vangelo sia fatta direttamente in italiano, quando alla Messa assistono i fedeli, e sia messa più in risalto… Un secondo aiuto è l’uso della lingua italiana”. Questo rappresentò un punto fondamentale. Se la risposta è nella Bibbia, quindi nella Parola di Dio, è bene che sia compresa da tutti. Dunque, è bene che sia letta in lingua corrente, quella del popolo.
C’è poi un altro aspetto affrontato dal Concilio, particolarmente caro ad Albino Luciani: il tema della “libertà religiosa”. Per Giovanni Paolo I, come riporta la fonte, “Tutti siamo d’accordo che c’è una sola vera religione… Ma, detto questo, ci sono anche altre cose che sono giuste e bisogna dirle”. Il futuro Pontefice voleva dire che anche chi non era convinto del Cattolicesimo, aveva il diritto di professare la sua religione, in un clima di pace, tolleranza e collaborazione. Infatti, spiegava ancora Luciani, la verità non si trova chiudendosi in una stanza e leggendo qualche libro, ma aprendosi agli altri e, soprattutto, confrontandosi.
Fabio Amicosante
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