È la memoria dei Santi Martiri Coreani, Andrea Kim Tae-gon, sacerdote, Paolo Chong Ha-sang e compagni, in totale 103 cristiani uccisi in odium fidei.

Oggi, 20 settembre, la Chiesa fa memoria dei Santi Martiri Coreani che il Martirologio Romano enuncia con queste parole: “In questo giorno in un’unica celebrazione si venerano anche tutti i centotrè martiri, che testimoniarono coraggiosamente la fede cristiana, introdotta la prima volta con fervore in questo regno da alcuni laici e poi alimentata e consolidata dalla predicazione dei missionari e dalla celebrazione dei sacramenti“.
Di tutte queste persone crudelmente martirizzate si ricordano, come “atleti di Cristo, di cui tre vescovi, otto sacerdoti e tutti gli altri laici, tra i quali alcuni coniugati altri no, vecchi, giovani e fanciulli, sottoposti al supplizio, consacrarono con il loro prezioso sangue gli inizi della Chies a in Corea” aggiunge sempre il Martirologio. I nomi dei più noti sono il sacerdote Andrea Kim Tae-gon e il catechista Paolo Chong Ha-sang.
Santo di oggi 20 settembre: Santi Martiri Coreani
Andrea Kim inizialmente era andato in Cina per conoscere meglio la religione cattolica di cui aveva avuto notizia. Venuto a contatto con i missionari di Matteo Ricci e dopo che lesse i suoi scritti divenne cristiano cambiando il suo nome in Pietro.
Dopo diversi anni fu ordinato sacerdote, il primo della sua terra. In Corea la religione cristiana era invisa e ben presto divenne oggetto di persecuzione perchè in contrasto con la fede animista diffusa nel Paese. I vescovi cinesi, infatti, si erano pronunciati apertamente contro l’animismo, inconciliabile con la fede in Cristo.
Per tutto l’Ottocento i cristiani furono perseguitati e uccisi. Nel 1802 fu emanato l’editto del re Sunjo che li consederava folli ed affermava che non c’era altro mezzo che ucciderli per fermare quella che, appunto, era considerata una follia. “Dottrina esecrabile e perversa“, era quanto si diceva della religione cristiana.
Il coraggio della fede e la testimonianza
Andrea Kimv stava aiutando il vicario apostolico Ferreol e il missionario Nicola Daveluy ad entrare clandestinamente in Corea quando fu scoperto. Dopo l’arresto gli toccò la prigionia prima del martirio che avvenne a Seoul. Ma prima ci fu un frutto di bene: suo padre si convertì e fu lui stesso a battezzarlo in carcere prima di morire. Poi anche lui divenne un martire.
Sia Andrea Kim che gli altri cristiani martiri andarono incontro alla morte con il coraggio della fede. Da autentici testimoni fu data loro la forza per affrontare il martirio con serenità. Nessuna disperazione, ma la fermezza di amare il Signore fino in fondo.
Dalle testimonianza che rimangono si attesta che affermavano che fosse un grande onore per loro morire in nome di Gesù. Per quanto riguarda il martirio di Paolo Yun Ji-chung e Giacomo Kwon Sang-yeon si racconta che invocassero la Beata Vergine Maria poco prima di essere uccisi.
Il Dicastero delle Cause dei Santi descrive così questi martiri: “uccisi in epoche e maniere differenti, spesso dopo torture indicibili, non rinnegarono mai la verità che avevano trovato nella loro nuova religione; tutti figli di una Chiesa sorta unicamente grazie all’interessamento dei laici: essi possono essere considerati infatti la “prima generazione” di martiri coreani“. Sono stati tutti canonizzati nel 2014 da papa Francesco.