Quel 2 giugno Giovanni Paolo II tenne un discorso che cambiò la storia

Fu la prima volta che un Papa visitò un paese comunista. Quel viaggio nella sua patria natale diede vita ai cambiamenti sociali e politici. Il 2 giugno del 1979 Giovanni Paolo II fece il suo primo viaggio nella sua amata Polonia. 

Da lì agli anni a venire, culminarono nell’abbattimento del Muro di Berlino e del terrore sovietico, lasciando spazio all’instaurazione della democrazia nell’Europa orientale.

 

Il viaggio che cambiò la storia

Il regime comunista polacco infatti, con un filo diretto con il Partito comunista dell’Unione Sovietica, non concesse mai il permesso prima di quel momento al Vescovo di Roma. Si trattava di uno dei più grandi desideri di Paolo VI. Bisognava aspettare il primo papa nato nella Polonia “semper fidelis” tanto amata da Papa Montini.

E Giovanni Paolo II, dopo il suo primo viaggio all’estero, in Messico, volle restare nella sua terra natìa per ben otto giorni, fino al 10 giugno. I capi del regime comunista non impedirono la visita del Papa polacco, per evitare di mostrare a tutti i cittadini e al mondo intero la loro essenza antidemocratica e totalitaria.

L’arrivo nel 1979 di Giovanni Paolo II in Polonia

Quando Wojtyla arrivò all’aeroporto di Varsavia, fu trasportato fin nel centro della città con un camion preparato per l’evento. Lungo il tragitto, centinaia di migliaia di polacco lo attendevano impazienti, salutandolo con la mano e agitando le bandierine della Polonia e dello Stato Vaticano. Anche le finestre vennero addobbate a festa per l’occasione, con foto del Papa e fiori colorati.

Nella piazza principale di Varsavia, piazza della Vittoria, c’erano trecentomila persone ad aspettarlo. Altri settecentocinquantamila fedeli lo attendevano nelle vie adiacenti. Wojtyla celebrò la Messa davanti a una croce imponente, di almeno venti metri di altezza. Sotto la croce, posta con cura, l’icona della Madonna Nera di Czestochowa, Regina della Polonia.

La Messa celebrata davanti alla folla di Varsavia

Dalla finestra dell’albergo che dava sulla piazza, lo osservava il segretario del partito comunista polacco. Durante quella Messa, il Papa polacco pronunciò le parole che secondo alcuni suoi biografi rappresentarono la più bella omelia del suo pontificato.

Giovanni Paolo II ricordò anche il desiderio struggente di Paolo II, di visitare quelle terra. “Sino alla fine della sua vita egli ha conservato nel suo cuore questo desiderio e con esso è sceso nella tomba. Ed ecco sentiamo che questo desiderio – così potente e così profondamente fondato, tanto da superare l’arco di un pontificato – si realizza oggi e in un modo difficilmente prevedibile”, disse.

L’omelia indimenticabile

“Quando, per imperscrutabili disegni della Divina Provvidenza, sono stato chiamato, ho capito immediatamente che era mio compito adempiere quel desiderio, che Paolo VI non aveva potuto realizzare nel millennio del Battesimo della Polonia”, proseguì.

Le parole di Wojtyla ardevano di amore e di ammirazione per il suo predecessore. “Quando tutta la Chiesa ha preso rinnovata coscienza di essere Popolo di Dio, Popolo che partecipa alla missione di Cristo, Popolo che con questa missione attraversa la storia, Popolo ‘peregrinante’, il Papa non poteva più restare ‘prigioniero del Vaticano’”, disse ancora.

Il segno della morte di San Stanislao

“Doveva diventare nuovamente il Pietro peregrinante, come quel primo che da Gerusalemme, attraversando Antiochia, era giunto a Roma per rendervi testimonianza a Cristo, e sigillarla col proprio sangue”.

La data del viaggio di Giovanni Paolo II corrispondeva poi alla morte di san Stanislao, il primo martire polacco della storia cristiana. “Non è forse un particolare segno del nostro pellegrinaggio polacco attraverso la storia della Chiesa, non soltanto lungo le vie della nostra patria, ma anche lungo quelle dell’Europa e del mondo?”, si domandava il Papa santo.

“Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”

“Da Pietro, come dagli altri Apostoli, Cristo esigeva che fossero suoi ‘testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra’ (At 1,8). Con riferimento dunque a queste parole di Cristo non abbiamo forse il diritto di pensare che la Polonia è diventata, nei nostri tempi, terra di una testimonianza particolarmente responsabile?”, domandò.

Beatificazione Giovanni Paolo II
1° maggio 2001, beatificazione di Giovanni Paolo II (photo Gettyimages)

E in quell’omelia vennero pronunciate le parole che rimasero impresse nei cuori e nella mente di tutti i cristiani e dell’umanità intera. Quelle parole che furono un programma, che segnarono l’intero suo Pontificato, che contrassegnarono un’epoca. “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! (…) Permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”

L’esclusione di Cristo dalla storia è un atto contro l’uomo

“La Chiesa ha portato alla Polonia Cristo, cioè la chiave per la comprensione di quella grande e fondamentale realtà che è l’uomo. Non si può infatti comprendere l’uomo fino in fondo senza il Cristo. O piuttosto l’uomo non è capace di comprendere sé stesso fino in fondo senza il Cristo”, proseguì il suo discorso.

“Non può capire né chi è, né qual è la sua vera dignità, né quale sia la sua vocazione, né il destino finale. Non può capire tutto ciò senza il Cristo. E perciò non si può escludere Cristo dalla storia dell’uomo in qualsiasi parte del globo, e su qualsiasi longitudine e latitudine geografica. L’esclusione di Cristo dalla storia dell’uomo è un atto contro l’uomo. Senza di lui non è possibile capire la storia della Polonia, e soprattutto la storia degli uomini che sono passati e passano per questa terra. Storia degli uomini”.

Giovanni Paolo II Santo
Giovanni Paolo II (websource)

La storia della Nazione è storia di uomini

In quel momento Giovanni Paolo II delineò anche quella che venne chiamata una vera e propria Teologia della Nazione, intesa come famiglia di uomini, comunità di intenti e di spirito unita sotto il Suo salvatore, Cristo Gesù.

“La storia della Nazione è soprattutto storia degli uomini. E la storia di ogni uomo si svolge in Gesù Cristo. In lui diventa storia della salvezza. (…) Quest’oggi, su questa Piazza della Vittoria, nella capitale della Polonia, chiedo, attraverso la grande preghiera eucaristica con voi tutti, che Cristo non cessi di essere per noi libro aperto della vita per il futuro. Per il nostro domani polacco”.

Parole che segnarono la storia

Quelle parole segnarono profondamente la coscienza di quel popolo. La centralità di Cristo era considerata un’idea sovversiva dai capi comunisti, fumo negli occhi, in terre dove da decenni si tentava con tutti i mezzi, prima di tutto la violenza, la repressione, l’intimidazione, di fare sparire la presenza di Dio dall’orizzonte dell’uomo.

Ma quelle parole di una forza straordinario ribaltarono l’incubo sovietico e aprirono le porte al Signore. Spalancarono le porte a Cristo, a una vita fatta di luce e giustizia. Quell’omelia fu per la Polonia, e per il Paesi dell’est comunista, un nuovo Cenacolo.

Giovanni Paolo II

“Grido, io, figlio di terra polacca e insieme io, Giovanni Paolo Il Papa, grido da tutto il profondo di questo millennio, grido alla vigilia di Pentecoste: Scenda il tuo Spirito! Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa Terra!”

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