Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea che esistono delle virtù umane, che fanno di ognuno una persona migliore, al cospetto dell’umanità e di Dio
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede.
Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L’uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene”.
Chiunque può coltivare le virtù e lasciare che crescano e portino frutto, facendo riferimento a sole quattro di esse, in effetti, intorno alle quali ruotano le altre.
Esse sono dette, per questo motivo, Virtù Cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
La prudenza ci permette di essere attenti, accorti in ogni situazione e di scegliere sempre la cosa migliore da fare, secondo il bene da perseguire e compiere.
Questa virtù fu definita da San Tommaso come “la retta norma dell’azione”. La prudenza regola le nostre azioni e, prima ancora, i nostri pensieri, ci impedisce di agire goffamente o di cedere il passo a paure o dubbi. “Il paziente ha grande prudenza, l’iracondo mostra stoltezza” (Proverbi 14, 29).
La giustizia è l’esercizio tramite il quale consideriamo gli altri e le situazioni per ciò che, onestamente, riconosciamo appartenere loro.
Ci permette di comprendere il valore e il senso delle “cose di Dio”, come degli uomini, nel rispetto dei diritti e dei doveri, creando armonia e senso di appagamento reciproco.
“Non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia” (Leviti 19,15).
La fortezza è la capacità di essere costanti, ligi, presenti e attivi in ogni situazione, anche la più destabilizzante, tentatrice e colma di ostacoli.
Ci rende coraggiosi, nel difendere il bene a spada tratta e fino alla fine.
“Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Giovanni 16,33).
La temperanza ci induce a trovare un personale, retto e duraturo equilibrio tra istinto e volontà, tra il dominio dei piaceri e la tentazione di lasciarsi andare in essi.
Ci permette di non lasciarci trasportare dalle facili conquiste della vita terrena, mantenendo salda e vivida la meta del bene finale da raggiungere. “Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri” (Siracide 18,30).
Ovviamente, tutte queste virtù non sono facili da mantenere, ma la grazia che possiamo chiedere a Dio potrà aiutarci a portarle a compimento, poiché, anche se il peccato dovesse allontanarci dalla retta via, la preghiera potrà offrirci la spinta per ritrovarla.
Antonella Sanicanti
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