“La pace e la stabilità internazionali non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere.”.
Queste parole, che riassumono la preoccupazione e l’inquietudine di tutti noi, che assistiamo inermi ai dispiegamenti politici e militari dei potenti del mondo, erano state pronunziate da Papa Francesco, lo scorso 23 Marzo, in occasione di un intervento alla Conferenza Onu, sulle armi nucleari e il loro destino.
Ora, proprio in Vaticano, si terrà un incontro internazionale sul disarmo nucleare, che vedrà la presenza di 11 premi Nobel per la pace.
Il meeting si svolgerà in due giornate ed è promosso dal Dicastero Vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale e dal Centro Interdisciplinare di Scienze della Pace di Pisa.
I leader discuteranno su temi come “prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”, che apriranno il dibattito sulle possibili modalità che potrebbero portare alla eliminazioni delle armi di distruzione di massa, secondo quanto auspicato anche dal Pontefice.
Ovviamente, i partecipanti avranno anche modo di parlare personalmente col Papa, attentissimo al tema e al suo svolgimento.
I Paesi rappresentati saranno tanti e potenti, proprio per questo si spera di arrivare a concepire delle sane idee e dei buoni propositi, che possano realmente dare spazio ad una cultura della pace, della serenità, della coabitazione, laddove finora è stata guerra e distruzione, che ha significato la perdita di milioni di vite innocenti.
Russia, Stati Uniti, Corea del Sud, sono alcuni dei Paesi più rappresentati; tra gli intervenienti ci saranno civili, scienziati, studiosi, ma soprattutto rappresentanti dell’Onu e della Nato.
Il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale è stato pensato e creato per il 50esimo anniversario dell’Enciclica “Populorum Progressio” di Papa Paolo VI, che così comincia: “Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della chiesa.”.
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