Valorizziamo il tempo: Dio non twitta, ma risponde con pazienza

“Il mordi e fuggi con cui usiamo internet è lo specchio di come trattiamo la vita e le persone: a mordi e fuggi, senza conoscerle e senza approfondire la loro vita.

Io non posso e non voglio trattare la Parola di Dio come un messaggio sintetico apparso su twitter. Dio non twitta!”. Questo è il videocommento domenicale di don Massimiliano Scalici, sacerdote diocesano di Palermo.

Oggigiorno, ci sono molti sacerdoti che usano i Social per arrivare ai fedeli. Noi scegliamo di proporre i videocommenti di don Massimiliano Scalici per il suo modo “pratico” di parlare di Dio. “Io ho optato per un altro servizio e cioè quello di offrire un approfondimento a casa vostra, senza bisogno che andiate chissà a quale conferenza. Quindi, per “valorizzare il tempo”, io intendo “approfondimento”, non “economizzazione” del tempo“.

Il lavoro di YouTuber di don Massimiliano Scalici è iniziato sin dall’1 Gennaio del 2019, con la festività di Maria, Madre di Dio. Da allora, puntualmente, domenica dopo domenica, si preoccupa di realizzare un videocommento e di porlo sul suo canale. Potete trovarli tutti, digitando il suo nome o il nome della rubrica: Valorizzare il Tempo.

Valorizziamo il tempo

Valorizzare il Tempo: il vantaggio di servire Dio

La XXXIII domenica del Tempo Ordinario riporta la prima lettura dal Libro di Malachia (3, 19-20), la seconda dalla 2 Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi (3. 7-12) e il Vangelo di Luca (21, 5-19), riguardante la distruzione delle cose di questo mondo.

La prima lettura parla del tentativo del popolo di Dio di trovare delle risposte, in merito al cambiamento di alcune tradizioni. Accade anche oggi, quando confondiamo la tradizione umana con quella riferibile alla Parola di Dio.
E’, in realtà, solo quest’ultima che non andrebbe mai mutata! Dice don Massimiliano Scalici: “(Malachia) cerca di mediare il rapporto tra il suo popolo e Dio, cercando di farsi interprete di quest’ultimo. Qual è il disappunto dei fedeli di Dio, quelli che sono rimasti obbedienti alla sua Parola e hanno mantenuto vivo il culto del Signore? Ebbene, esso si esprime in questi termini: “Ma che ti abbiamo fatto? Che vantaggio abbiamo tratto dall’averti servito, dato che i superbi e gli ingiusti restano impuniti e, anzi, la loro forza e ricchezza si accresce sempre più?”.”.

Interpellare Dio, osare mettersi a tu per tu con lui, è un saggio modo per non fossilizzarsi su ciò che ci viene tramandato, con la consapevolezza che Dio non vuole una fede passiva, ma renderci fiduciosi, in attesa della sua rivalsa sugli empi.

Valorizziamo il tempo: la Tradizione con la “T” maiuscola

Nella seconda lettura, “L’esortazione di Paolo alla giovane comunità dei Tessalonicesi è un vero e proprio rimprovero, rivolto a coloro che hanno interpretato l’annuncio della fede in Gesù Cristo in maniera fanatica. Si, fratelli, il fanatismo e il fondamentalismo sono sempre dei rischi ricorrenti della fede”.

E’ molto pericoloso fraintende od estremizzare il messaggio di Dio. All’epoca, induceva i Tessalonicesi a non fare più nulla, per l’imminente ritorno del Signore. Dice don Massimiliano Scalici: “Ancora oggi, non mancano i super apostoli o i super fedeli o i super parrocchiani, che agiscono da fanatici e allontanano dall’insegnamento della Chiesa tante anime, plagiandole e facendo credere loro di essere stati investiti di una grazia speciale dello Spirito Santo.

E, così facendo, spaccano la Chiesa e se ne inventano un’altra”.
Qual è invece la Tradizione che va trasmessa? E’ quella indicata dalla parola “paradosis”, riguardante esclusivamente la Parola di Dio, scritta (letta) e predicata. Infatti, la Parola predicata è rivelazione di quella scritta e non ha necessità di essere condita dalla tradizione (con la “t” minuscola) umana.
E’ insegnamento orale della Chiesa, il suo Magistero, che può e deve attualizzarla per rispondere alla storia, ma nella Verità unica di Dio. “Vedete, anche le prassi pastorali e sacramentali posso e devono cambiare. Giacché, qualora perdono il loro senso, non sono più di aiuto ai fedeli stessi, anzi non sono di aiuto alla stessa evangelizzazione che, ricordiamocelo, è opera dello Spirito Santo”, dice ancora don Massimiliano Scalici.

Questa è la Grande Bellezza per i cristiani

Il Vangelo svela la Grande Bellezza per un cristiano. Don Massimiliano Scalici afferma: “La conservazione e la cura delle nostre belle opere d’arte deve essere il segno esteriore di un altro più importante lavoro di conservazione che è la Bellezza di Cristo e del nostro essere in lui”. Il Tempio di Gerusalemme e ogni altra cosa di questo mondo periranno, lo annuncia Gesù stesso, ma la Verità di Cristo che ci rende a sua immagine e “belli” non svanirà mai.

Immagine di Dio
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E’ di questa Grande Bellezza che dobbiamo preoccuparci.
Coloro che ascoltavano Gesù chiesero: “Quando accadranno queste cose e quale sarà il segno che esse stanno per accadere?”. L’uomo si preoccupa della fine del mondo materiale che conosce, ma “Dio legge la storia sotto un altro aspetto. Infatti, Gesù non dice quando accadranno queste cose, perché non è una domanda seria questa. La domanda seria sarebbe invece un’altra: di fronte ad un mondo che si sgretola, noi credenti cosa siamo chiamati a fare o a essere?” (…).

“Di questa Bellezza, che noi portiamo perché ne siamo l’immagine, non andrà perduto neanche un capello. Perché, come dice Gesù in un altro passo del Vangelo, non abbiate timore di coloro che uccidono il corpo, ma non hanno potere sulla vostra anima, cioè sulla vostra vera identità e Bellezza.

Don Massimiliano Scalici: “Dio ti perdono. La misericordia capovolta”

Ricordiamo che don Massimiliano Scalici è anche autore del libro “Dio ti perdono. La misericordia capovolta”, testo che mette in evidenza quanto possa essere importante la guida di un sacerdote, preparato e consapevole, per ogni persona che Dio gli affida.

Gli autori del libro sono due, in realtà: il sacerdote e Loretta, pseudonimo -quest’ultimo- di una donna che urla a Dio il proprio dolore e che, per ovvie ragioni, ha scelto di rimanere anonima.

Antonella Sanicanti

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