Papa Francesco: come fare per non piangersi addosso?

Che cosa vuol dire spreco? Prima di tutto vuol dire non sprecare se stessi, cedendo alla tentazione di buttarsi via, piangendosi addosso.

Lo spreco è un concetto materiale ma anche umano e spirituale, su cui  Francesco ha meditato, attingendo al Vangelo delle Beatitudini, ponendo a conclusione dei seri interrogativi.

Papa Francesco Angelus 29 gennaio 2023
Photo web source: Vatican Media – YouTube

La virtù dei “poveri in spirito”

I “poveri in spirito” sono “coloro che sanno di non bastare a sé stessi, di non essere
autosufficienti” e, per questo, vivono come “mendicanti di Dio”: si sentono, quindi “bisognosi di Lui” e “riconoscono che il bene viene da Lui, come dono, come grazia“. Con queste parole, papa Francesco ha introdotto l’Angelus, a commento del Vangelo odierno (Mt
5,1-12).

Il “povero in spirito“, ha osservato il Santo Padre, è colui che “fa tesoro di quello che riceve” e che “desidera che nessun dono vada sprecato“. Un “aspetto tipico” dei poveri in spirito è l’attitudine a “non sprecare, che Gesù ci mostra già “dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando chiede di raccogliere il cibo avanzato perché nulla vada perduto” (cfr Gv 6,12).

Non sprecare ci permette di apprezzare il valore di noi stessi, delle persone e
delle cose. Purtroppo, però, è un principio spesso disatteso, soprattutto nelle società più agiate, in cui domina la cultura dello spreco e dello scarto“, definite ambedue dal Pontefice come una “peste“.

Contro la tentazione del “piangersi addosso”

Il Papa ha quindi lanciato “tre sfide contro la mentalità dello spreco“, la prima delle quali è “non sprecare il dono che siamo“, in quanto “ognuno di noi è un bene, indipendentemente dalle doti che ha“. Ogni essere umano “è ricco non solo di talenti, ma di dignità, è amato da Dio, vale, è prezioso“.

Gesù stesso ci ricorda che “siamo beati non per quello che abbiamo, ma per quello
che siamo. La vera povertà, allora – ha proseguito Francesco – è quando una persona si lascia andare e si butta via, sprecando sé stessa“. Bisogna quindi lottare, “con l’aiuto di Dio, contro la tentazione di ritenerci inadeguati, sbagliati, e di piangerci addosso“.

La seconda sfida consiste nel “non sprecare i doni che abbiamo“. A questo punto, Bergoglio ha puntato il dito contro il fatto che “nel mondo ogni anno vada sprecato circa un terzo della produzione alimentare totale. E questo mentre tanti muoiono di fame!“.

L’esortazione del Vescovo di Roma è a usare le risorse del creato in modo che vadano custodite e condivise e che “a nessuno manchi il necessario“, in nome di “un’ecologia
della giustizia e della carità“.

La terza sfida consiste nel “non scartare le persone“. La “cultura dello scarto” dominante argomenta come segue: “ti uso finché mi servi; quando non mi interessi più o mi sei di ostacolo, ti butto via“.

Ad esserne vittime sono “specialmente i più fragili: i bambini non ancora nati, gli anziani, i bisognosi e gli svantaggiati“. Ciononostante “le persone non si possono buttare via, mai! Ciascuno è un dono sacro e unico, ad ogni età e in ogni condizione. Rispettiamo e promuoviamo la vita sempre!“.

Nessuna persona va mai “buttata”

Alla luce di questa riflessione, il Santo Padre ha posto una serie interrogativi: “Anzitutto, come vivo la povertà di spirito? So fare spazio a Dio, credo che Lui è il mio bene, la mia vera, grande ricchezza? Credo che Lui mi ama oppure mi butto via con tristezza, dimenticando di essere un dono?“.

E ancora: “Sono attento a non sprecare, sono responsabile nell’utilizzo delle cose, dei beni? E sono disponibile a condividerli con gli altri o sono egoista? Infine: considero i più fragili come doni preziosi, che Dio mi chiede di custodire? Mi ricordo dei poveri, di chi è privo del necessario?“.

I ragazzi di Azione Cattolica pregano col Papa per la Pace

Dopo la recita della preghiera mariana, il Pontefice ha rivolto un appello alla pace per la Terra Santa, recentemente scossa da attentati e aggressioni di morte. “Faccio appello ai due governi e alla comunità internazionale – ha detto – affinché si trovino subito e senza indugio altre strade che comprendano il dialogo e la ricerca sincera della pace. Preghiamo per questo“.

Una preghiera è stata rivolta anche per il Caucaso meridionale, anch’esso coinvolto in una situazione di conflitto: “Sono vicino a tutti coloro che in pieno inverno sono costretti a far fronte a queste disumane condizioni. È necessario compiere ogni sforzo a livello internazionale per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone“.

In seguito, si sono affacciati alla finestra con il Papa, due ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma, giunti in Vaticano in occasione della tradizionale Carovana della Pace, che attraversa oggi le strade della capitale, accompagnato dallo slogan “Allenati alla Pace!”.

Ci era mancato il trovare tutti insieme in piazza San Pietro e gridare la nostra voglia di pace, quest’anno il nostro desiderio di pace è ancora più forte – ha detto la ragazza che ha letto il messaggio dei giovani di Azione Cattolica, tornati a marciare dopo due anni di pandemia -. La guerra in Ucraina ci sta rendendo  molto tristi sentiamo molto questa guerra, perché è vicina a noi ma in realtà ci sono tante altre guerre lontane di cui non si parla. La speranza che abbiamo oggi è che il nostro grido di pace raggiunga tutti“.

Un accenno anche alla 70° Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra: il Papa ha deplorato lo “stigma legato a questa malattia” che “continua a provocare gravi violazioni dei diritti umani in varie parti del mondo” e ha incoraggiato l'”impegno per la piena integrazione di questi nostri fratelli e sorelle“.

Una richiesta di preghiera, in conclusione, in vista del viaggio pontificio che, tra il 31 gennaio e il 5 febbraio, porterà papa Francesco in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan.

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