Udienza, Papa Francesco | Quali errori deve evitare la Chiesa?

Nel corso della solennità odierna, dei Santi Pietro e Paolo, Francesco indica la strada “sinodale” per il rinnovamento e i “vizi” da lasciare per sempre alle spalle. E conia un nuovo neologismo…

Svegliare e alzarsi: sono questi i due verbi-chiave delle letture odierne, dedicate ai Santi Pietro e Paolo. Pietro, in particolare, viene svegliato dall’angelo che lo esorta a fare in fretta (cfr At 12,7), evocando così le dinamiche della Resurrezione.

Le “catene” delle abitudini e delle consuetudini

L’angelo ha quindi risvegliato Pietro “dal sonno della morte”, spingendolo ad “alzarsi, cioè a risorgere, a uscire fuori verso la luce, a lasciarsi condurre dal Signore per superare la soglia di tutte le porte chiuse” (cfr v. 10). Con queste immagini, papa Francesco ha introdotto l’omelia nella solennità dei Patroni di Roma, celebrata nella basilica vaticana.

La necessità di un risveglio coinvolge anche la Chiesa di oggi, nella quale, a volte “siamo sopraffatti dalla pigrizia e preferiamo restare seduti a contemplare le poche cose sicure che possediamo, invece di alzarci per gettare lo sguardo verso orizzonti nuovi, verso il mare aperto”.

Siamo spesso “incatenati come Pietro nella prigione dell’abitudine, spaventati dai cambiamenti e legati alla catena delle nostre consuetudini”, ha commentato il Santo Padre.

Di conseguenza, nella vita pastorale, si rischia di “tirare a campare”, va a scemare “l’entusiasmo della missione, la “vitalità” e la “creatività” lasciano il posto a “un’impressione di tiepidezza e di inerzia”.

Fenomeni che erano stati colti già nel secolo scorso da Henri de Lubac, che denunciava una fede caduta “nel formalismo e nell’abitudine”, in una “religione di cerimonie e di devozioni, di ornamenti e di consolazioni volgari”, in un “cristianesimo clericale”, “formalista”, “spento e indurito”.

A questa decadenza, il Pontefice contrappone la Chiesa che sta uscendo dall’attuale Sinodo. “Una Chiesa senza catene e senza muri, in cui ciascuno possa sentirsi accolto e accompagnato […] Una Chiesa libera e umile, che “si alza in fretta”, che non temporeggia, non accumula ritardi sulle sfide dell’oggi, non si attarda nei recinti sacri, ma si lascia animare dalla passione per l’annuncio del Vangelo e dal desiderio di raggiungere tutti e accogliere tutti”.

Passione e umiltà

L’altro volto delle letture di oggi è quello della “buona battaglia” di San Paolo, che riguarda, sicuramente la sua vicenda apostolica, segnata da “persecuzione” e “sofferenza” ma anche dalla consapevolezza che “molti non sono disposti ad accogliere Gesù, preferendo andare dietro ai propri interessi e ad altri maestri”.

Lo zelo di Paolo suscita due domande, la prima delle quali è: “cosa posso fare io per la Chiesa?”. Il presupposto è un atteggiamento di “passione, per cui non si resta “spettatori passivie di “umiltà, perché “impegnarsi nella comunità non deve mai significare occupare il centro della scena”.

La “buona battaglia” implica anche che l’annuncio del Vangelo non è “neutrale”, non è “acqua distillata”, né “accetta il compromesso con le logiche del mondo ma, al contrario, accende il fuoco del Regno di Dio laddove invece regnano i meccanismi umani del potere, del male, della violenza, della corruzione, dell’ingiustizia, dell’emarginazione”.

La seconda domanda è: “cosa possiamo fare insieme, come Chiesa, per rendere il mondo in cui viviamo più umano, più giusto, più solidale, più aperto a Dio e alla fraternità tra gli uomini?”.

La soluzione non è certo quella di “chiuderci nei nostri circoli ecclesiali”, soffermandoci in “discussioni sterili. Si tratta, piuttosto, di “aiutarci ad essere lievito nella pasta del mondo”.

A riguardo, il Papa ha indicato una serie di sfide che non riguardano soltanto i cristiani: “gesti di cura per la vita umana, per la tutela del creato, per la dignità del lavoro, per i problemi delle famiglie, per la condizione degli anziani e di quanti sono abbandonati, rifiutati e disprezzati”.

Francesco ha ribadito ciò che la Chiesa dovrebbe diventare: “una Chiesa che promuove la cultura della cura, la compassione verso i deboli e la lotta contro ogni forma di degrado, anche quello delle nostre città e dei luoghi che frequentiamo, perché risplenda nella vita di ciascuno la gioia del Vangelo”. Poi un appello: non cadere nella nostalgia della Chiesa di ieri e nell’“indietrismo che oggi va di moda”.

Nuovi arcivescovi chiamati alla “buona battaglia”

Nel corso della celebrazione, come da tradizione, il Santo Padre ha effettuato la benedizione dei Palli, imposti agli arcivescovi nominati nel corso dell’anno.

In comunione con Pietro, essi sono chiamati ad “alzarsi in fretta” per essere sentinelle vigilanti del gregge e a “combattere la buona battaglia”, mai da soli, ma con tutto il santo Popolo fedele di Dio, ha detto a riguardo il Pontefice.

Il Papa ha infine ringraziato, per la sua presenza, la delegazione del Patriarcato Ecumenico, inviata da Bartolomeo I di Costantinopoli: “Camminiamo insieme, perché solo insieme possiamo essere seme di Vangelo e testimoni di fraternità”, ha detto loro.

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