Udienza generale: il Papa ci svela qual è il dono più prezioso

Lo Spirito Santo non è “uno tra i tanti doni” ma “il Dono fondamentale”. Lo Spirito è il “primo dono di ogni esistenza cristiana”, il “dono che Gesù aveva promesso di inviarci”.

Lo ha ricordato papa Francesco, durante l’udienza generale, completando il ciclo di catechesi dedicato alla preghiera come relazione con la Santissima Trinità.

Gesù non è un “personaggio del passato”

Lo Spirito Santo è innanzitutto “relazione con Cristo e con il Padre”, ha detto il Pontefice. Lo Spirito “attira in quel ‘vortice di amore che è il cuore stesso di Dio”. È lo Spirito che “ci trasforma nel profondo e ci fa sperimentare la gioia commovente di essere amati da Dio come veri figli”.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica “ci invita a implorare ogni giorno lo Spirito Santo, soprattutto all’inizio e al termine di qualsiasi azione importante” (n. 2670). È proprio lo Spirito che rende Gesù “presente a noi”, senza ridurlo a un “personaggio del passato” o “lontano nel tempo”. È grazie allo Spirito Santo che Gesù “ancora educa i suoi discepoli trasformando il loro cuore, come fece con Pietro, con Paolo, con Maria di Magdala”.

Quando si ha la “grazia” di incontrare persone formate dallo Spirito Santo “secondo la misura di Cristo”, ci si accorge che “il loro sguardo vede oltre”. Non bisogna pensare solo ai “monaci” o agli “eremiti”, ha sottolineato il Santo Padre: c’è tanta gente comune” che “ha intessuto una lunga storia di dialogo con Dio, a volte di lotta interiore, che purifica la fede”.

Una lampada che arde, anche quando non la vediamo

Compito dei cristiani è dunque mantenere il “fuoco” dello Spirito Santo, senza il quale “le profezie si spengono, la tristezza soppianta la gioia, l’abitudine sostituisce l’amore, il servizio si trasforma in schiavitù”. Viene in mente, ha osservato il Pontefice, quella lampada che continua ad “ardere” anche “quando la Chiesa è chiusa”. Quella lampada “non la vede nessuno, eppure arde davanti al Signore”.

A volte, ha proseguito il Papa, “non abbiamo voglia di pregare” oppure “preghiamo come pappagalli”. Sono questi i momenti in cui bisogna dire allo Spirito: “Vieni, scalda il mio cuore, insegnami ad amare il Padre e il Figlio, mostrami qual è la strada della fede, come amare e insegnami un atteggiamento di speranza”.

Lo Spirito ci compone come opere originali

È allora “lo Spirito a scrivere la storia della Chiesa e del mondo” e noi “siamo pagine aperte, disponibili a ricevere la sua calligrafia”. In ciascuno di noi, tuttavia, “lo Spirito compone opere originali, perché non c’è mai un cristiano del tutto identico a un altro”.

Tutti i testimoni di Dio sono “uguali per dignità, ma anche unici nella bellezza che lo Spirito ha voluto si sprigionasse in ciascuno di coloro che la misericordia di Dio ha reso suoi figli”.

Il Papa ha concluso proponendo questa preghiera: “Spirito Santo, non so com’è la tua faccia ma so che sei la mia forza e sai come farmi pregare”.

Luca Marcolivio

 

 

 

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