Udienza generale 31 dicembre 20225: Papa Leone fa un bilancio dell’Anno Santo

L’ultima udienza generale del 2025 è stata anche l’ultima del Giubileo. Un Anno Santo di eventi lieti e anche dolorosi che ci lascia un importante insegnamento.

Papa Leone XIV Udienza generale 31 dicembre 2025

Tra le note tristi, papa Leone XIV menzionato la “dipartita del compianto Papa Francesco” e gli “scenari di guerra che continuano a sconvolgere il pianeta“.

A conclusione dell’Anno Santo, “la Chiesa ci invita a mettere tutto davanti al Signore, affidandoci alla sua provvidenza e chiedendogli che si rinnovino in noi e attorno a noi nei giorni a venire, i prodigi della sua grazia e della sua misericordia“, ha detto il Santo Padre.

Del suo predecessore, il pontefice regnante ha riportato un’osservazione sulla “gratitudine mondana” e sulla “speranza mondana“, le quali sono “apparenti, appiattite sull’io, sui suoi interessi“. Al contrario, “in questa liturgia si respira tutta un’altra atmosfera, quella della lode, dello stupore, della riconoscenza. Ed è con questi atteggiamenti che oggi siamo chiamati a meditare su ciò che il Signore ha fatto per noi nell’anno passato“.

L’ultima udienza del 2025 e dell’Anno Santo ci porta a una riflessione

Il Papa ha menzionato un altro “grande segno che ci ha accompagnato nei mesi scorsi: quello del cammino e della meta. Tantissimi pellegrini“, ha ricordato, “sono venuti quest’anno da ogni parte del mondo a pregare sulla tomba di Pietro e a confermare la loro adesione a Cristo: questo ci ricorda che tutta la nostra vita è in un viaggio la cui meta ultima trascende lo spazio e il tempo per compiersi nell’incontro con Dio e nella piena ed eterna comunione con Lui“. Non è un caso che San Paolo VI definiva il Giubileo “un grande atto di fede, in attesa di futuri destini che fin d’ora noi pregustano e prepariamo“.

E in tale luce escatologica di incontro fra finito e infinito“, ha proseguito Leone XIV, “si inquadra un terzo segno: il passaggio della Porta Santa, che in tanti abbiamo fatto, pregando e impetrando indulgenza per noi e per i nostri cari“. Un passaggio che “esprime il nostro sì a Dio che col suo perdono ci invita a varcare la soglia di una vita nuova, animata dalla grazia, modellata sul Vangelo, infiammata dall’amore a quel prossimo, nella cui definizione è racchiuso ogni uomo bisognoso di comprensione, di aiuto, di conforto, di sacrificio, anche se a noi personalmente ignoto, anche se fastidioso e ostile, ma insignito da l’incomparabile dignità di fratello“.

Il riferimento a San Leone Magno

Passando in rassegna altri “segni nella luce del Natale“, Prevost ha citato il suo omonimo predecessore San Leone Magno, il quale “vedeva nella festa della nascita di Gesù l’annuncio di una gioia che è per tutti: esulta il Santo – esclamava – perché si avvicina al premio. Gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono. Riprenda coraggio il pagano perché è chiamato alla vita“.

Un invito oggi rivolto “a tutti noi santi per il battesimo, perché Dio si è fatto nostro compagno nel cammino verso la vita vera. A noi peccatori, perché perdonati con la sua grazia, possiamo rialzarci e rimetterci in marcia. Infine, a noi poveri e fragili, perché il Signore, facendo proprie la nostra debolezza, l’ha redenta e ce ne ha mostrato la bellezza e la forza nella sua umanità perfetta“.

Dio è amore

Leone XIV ha concluso ricordando le parole di San Paolo VI, che, al termine del Giubileo del 1975 “ne descriveva il messaggio fondamentale“, il quale “è racchiuso in una parola: amore“. Il Pontefice bresciano aggiungeva che “Dio è amore“.

Questa è la rivelazione ineffabile di cui il Giubileo, con la sua pedagogia, con la sua indulgenza, col suo perdono e finalmente con la sua pace piena di lacrime e di gioia, ci ha voluto riempire“, ha sottolineato il Santo Padre.

Lo Spirito oggi è sempre la vita, domani. Dio è amore. Dio mi ama. Dio mi aspettava e io l’ho ritrovato. Dio è misericordia. Dio è perdono, Dio è salvezza. Dio è la vita. Ci accompagnino questi pensieri nel passaggio tra il vecchio e il nuovo anno e poi sempre nella nostra vita“, ha concluso il Papa.

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