Il caldo non ha, di certo, fermato Papa Leone il quale, anche per salvaguardare l’incolumità dei fedeli arrivati da ogni parte del mondo per ascoltare la sua catechesi del mercoledì, ha disposto che l’udienza si svolgesse al chiuso.

Non in Piazza San Pietro come di consueto, ma in aula Paolo VI, zona refrigerata ma, soprattutto, per dare la possibilità anche a bambini, anziani e persone fragili, di arrivare per poterlo ascoltare. Maxi schermi presenti anche nella Basilica di San Pietro.
Il Pontefice non ha mancato, infatti, a fine udienza di andare proprio a salutare coloro che, per motivi di spazio, non hanno potuto essere in aula Paolo VI. Ma vediamo insieme qual è stato il contenuto della sua catechesi di oggi, a pochissimi giorni dalla Solennità dell’Assunzione di Maria al cielo.
Il tradimento: un argomento particolare per l’udienza di oggi
Papa Leone, nella sua catechesi di oggi, ha posto la sua attenzione sul concetto del tradimento, partendo dal brano del Vangelo nel quale Gesù annuncia e spiega che uno dei suoi discepoli l’avrebbe tradito e consegnato. Davanti all’incredulità degli apostoli, Gesù li rassicura. Ed è da qui che Leone ha dato inizio alla sua catechesi.
Parlare di verità, di fragilità e di misericordia, non è sempre facile: per questo dobbiamo imparare a riconoscere anche il dolore, perché quello è il luogo possibile di rinascita. “Gesù indica chi lo avrebbe tradito: non parla per condannare, ma per mostrare quanto l’amore, quando è vero, non può fare a meno della verità. È un dolore che conosciamo bene anche noi, quando nelle relazioni più care si insinua l’ombra del tradimento” – spiega il Papa.
Il Signore usa queste parole perché vuole accompagnarci per mano quasi ad interrogarci, e davanti a quella domanda che tutti i discepoli si pongono (“Sono forse io?”), il Papa ci fa capire che anche noi dobbiamo rivolgercela: “[…] Non è la domanda dell’innocente, ma del discepolo che si scopre fragile. Non è il grido del colpevole, ma il sussurro di chi, pur volendo amare, sa di poter ferire. È in questa consapevolezza che inizia il cammino della salvezza” – continua.
Papa Leone: “Per esser salvati, dobbiamo sentirci coinvolti”
“Gesù non denuncia per umiliare. Dice la verità perché vuole salvare. E per essere salvati bisogna sentire: sentire che si è coinvolti, sentire che si è amati nonostante tutto, sentire che il male è reale ma non ha l’ultima parola. Solo chi ha conosciuto la verità di un amore profondo può accettare anche la ferita di un tradimento” – spiega, nella catechesi, Leone.

Gesù, dal canto suo, non accusa o maledice chi lo tradirà, a differenza di ciascuno di noi: “[…] Noi siamo abituati a giudicare. Dio, invece, accetta di soffrire. Quando vede il male, non si vendica, ma si addolora. Se rinneghiamo l’amore che ci ha generati, se tradendo diventiamo infedeli a noi stessi, allora davvero smarriamo il senso del nostro essere venuti al mondo e ci autoescludiamo dalla salvezza” – spiega.
Nonostante tutto, proprio in quello che sembra il momento più oscuro, la luce non si spegne, anzi, come dice Leone, incomincia a brillare: “[…] La fede non ci risparmia la possibilità del peccato, ma ci offre sempre una via per uscirne: quella della misericordia. Gesù non si scandalizza davanti alla nostra fragilità. Sa bene che nessuna amicizia è immune dal rischio di tradimento. Ma continua a fidarsi. Continua a sedersi a tavola con i suoi. Non rinuncia a spezzare il pane anche per chi lo tradirà. Questa è la forza silenziosa di Dio”.
E conclude: “Anche se possiamo tradire, Lui non smette di amarci. E se ci lasciamo raggiungere da questo amore – umile, ferito, ma sempre fedele – allora possiamo davvero rinascere. E iniziare a vivere non più da traditori, ma da figli sempre amati”.