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Un Testimone di Geova: Se mia figlia fosse morta, non avrei avuto alcun rimorso

Un Testimone di Geova

Abbiamo parlato altre volte di come i Testimoni di Geova interpretano e mettono in pratica alcuni passi delle nostra Bibbia.
Infatti, il loro Libro sacro è comune al nostro, ma l’intenzione che ne derivano si differenza talmente da quella dei cristiani che loro vengono ritenuti degli eretici.

In particolare, i Testimoni di Geova sostengono che le trasfusioni di sangue siano inaccettabili, perché il sangue è la vita stessa dell’essere umano e non può e non deve assolutamente essere mescolato con quello di un altro essere umano.

Ecco che, allora, leggiamo la storia di una signora di 66 anni, di nome Angela che, affetta da asma cardiopatica, era ricoverata in ospedale.

Le sue condizioni si stavano rapidamente aggravando, a causa di un’emorragia addominale, tanto che la signora avrebbe avuto bisogno di un’urgente trasfusione, ma la sua religione le faceva dire, con convinzione: “Sono Testimone di Geova, la mia religione rinnega la trasfusione di sangue”.

E ne discuteva anche con i familiari intervenuti, mentre il medico, che l’aveva in cura, spiegava che per lei, altrimenti, non ci sarebbe stata salvezza.
Nonostante i responsabili del reparto di Cardiologia avessero chiesto alla Procura della Repubblica di Cosenza (luogo in cui stava avvenendo il fatto) di fare qualcosa, perché le idee religiose della signora non impedissero di salvarle la vita, le autorità risposero: Non possiamo intervenire. Bisogna rispettare la volontà della signora”.

La signora Angela morì poche ore dopo, attorniata dai familiari, convinti di aver fatto la cosa giusta.

Un Testimone di Geova: Se mia figlia fosse morta, non avrei avuto alcun rimorso

Una situazione simile -ma con epilogo meno tragico- fu quella vissuta da una giovane ragazza di 14 anni, anche lei Testimone di Geova.
Il genitore si opponeva alla trasfusione, necessaria a salvarle la vita, tanto che ribadì, anche in seguito: “Se mia figlia fosse morta, non avrei avuto alcun rimorso”.
In quella circostanza, però, i medici riuscirono ad avere il permesso dalla Magistratura, per intervenire. Fecero, dunque, il loro lavoro e la ragazza si salvò da morte certa.

Antonella Sanicanti

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