La giornata tipo di Antonio non è facile da spiegare se non la vivi direttamente. Il bene sicuramente costa fatica ma ti riempie la vita.
Lui è missionario della Comunità “Papa Giovanni XXIII” e, da 10 anni, vive nel Sud del Bangladesh. Bambini e ragazzi disabili sono le persone con le quali passa le sue giornate e che, ogni giorno, gli riempiono il cuore.
Una vita diversa da quella degli altri è quella che Antonio ha scelto di vivere. Ha deciso di dedicarsi 24 ore su 24 a qualcosa di veramente importante che potesse riempire, non solo le sue giornate, ma anche il suo cuore.
Lui è un missionario e fa parte della comunità “Papa Giovanni XXIII”. Da oltre 10 anni vive a Chalna, a sud del Bangladesh, dove è papà di una casa famiglia per bambini e ragazzi disabili. Sì, proprio loro sono la base delle sue giornate. In casa sua sono 18, ma ci sono anche altre case famiglia che li accolgono, formando così un vero e proprio villaggio che, in anni di attività della comunità e dei suoi missionari in queste zone, accoglie 80 persone.
La vita di Antonio è fatta di sacrifici, ma anche di una costanza disarmante. Durante il periodo della pandemia, sono stati limitati gli accessi al villaggio e, se tanti erano i volontari e coloro che lo aiutavano (circa 100 persone), solo in 8 sono rimasti (tutte donne) ad aiutare in mensa.
Antonio, ogni giorno, si alza alle 5.30 e il suo primo pensiero sono i ragazzi disabili, che hanno bisogno sin da subito di lui. Alle 7, poi, sveglia gli altri bambini per preparali ad andare a scuola. Quando tutti sono pronti e vanno a scuola, lui si dedica alla manutenzione del villaggio, delle case famiglia e, anche, degli animali da accudire e curare.
Intorno alle 11, poi, Antonio aiuta i ragazzi a lavarsi e mangiare e, alle 13, si pranza tutti insieme alla mensa del villaggio. Nel pomeriggio c’è chi frequenta le classi speciali e chi il doposcuola, e se nessuno ha bisogno di lui si riposa un po’.
Alle 19.30, poi, è ora di cena e, subito prima di andare a dormire, si prega insieme nella cappellina del villaggio.
Negli intervalli di tempo che gli restano, oltre ai lavori per le case famiglia, Antonio costruisce, anche, mezzi per i suoi ragazzi. Dalle carrozzine alle bici su misura per i ragazzi disabili, per permettere loro di muoversi…fino alle 1,30 quando, dopo che tutti sono sistemati e dormono, anche Antonio gode il riposo del giusto.
Una giornata che, per molti, potrebbe essere faticosa e non adatta alle proprie qualità e caratteristiche. Invece per Antonio non è così: “Io la mattina non vedo l’ora di alzarmi e stare con loro. Sono persone ‘scartate’, perché in Bangladesh la disabilità è ancora vista come una punizione divina” – spiega.
L’amore per la sua vocazione e per i suoi ragazzi è qualcosa di molto più grande della fatica.
Fonte: 5×1000
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ROSALIA GIGLIANO
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