La Spagna vuole introdurre il diritto all’aborto nella costituzione

Quella che un tempo fu la cattolicissima Spagna vuole inserire l’aborto in costituzione. Un pessimo segnale che non deve scoraggiarci ma spronarci a difendere con intensità ancora maggiore la vita nascente. Sull’esempio dei martiri cristiani. 

Pedro Sánchez
Il premier spagnolo Pedro Sánchez (Foto Facebook @Pedro Sánchez Pérez-Castejón) – lalucedimaria.it

La vecchia Europa da tempo somiglia paurosamente a Ruby Hill, la protagonista di uno dei racconti più densi di Flannery O’Connor (Un colpo di fortuna). Ruby è una donna non più giovanissima disgustata dalla sola idea della maternità, al punto da rifiutare di cogliere i segni della vita nascente che si sta formando lentamente nel suo grembo.

Le geniale scrittrice americana, abituata a far «vedere» cose al lettore, non a «dirle», tratteggia come «un’urna funeraria» questa figura femminile che rifiuta ossessivamente la vita, tanto da negare i segnali distintamente inviati dal suo corpo. Non diversamente sembra accadere a nazioni un tempo cristiane, anzi cristianissime, come Francia e Spagna, agitate dalla voglia matta (e senile) di rigettare la novità che viene al mondo.

Nell’Esagono Monsieur le Président Macron ha spinto per inserire il diritto all’aborto in costituzione nel 2024. Un “fulgido” esempio al quale intende adesso accodarsi il premier spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, che proprio in questi giorni ha annunciato la sua intenzione di portare al Congresso una proposta di riforma costituzionale per blindare legalmente l’aborto inserendolo nella costituzione spagnola.

Perché la Spagna vuole includere l’aborto in costituzione?

L’iniziativa, dicono fonti bene informate, nasce come reazione alla mossa del Partido Popular e di Vox.  Le due forze politiche hanno fatto approvare una mozione al Comune di Madrid che prevede l’obbligo di informare le donne che intendono abortire dei rischi collegati alla sindrome post aborto. Una sindrome inesistente e senza basi scientifiche per gli abortisti.

Aborto legge
Sull’aborto in costituzione la Spagna vuole seguire l’esempio francese – lalucedimaria.it

Così i socialisti spagnoli hanno pensato bene di cogliere la palla al balzo e, con il pretesto di impedire che «le donne che vogliono interrompere la gravidanza ricevano informazione falsa e senza evidenza scientifica», intendono trasformare quella che un tempo fu la cattolicissima Spagna nel secondo Paese europeo che inserisce l’aborto in costituzione.

Non c’è bisogno di dire che la proposta annunciata da Sanchez ha una forte valenza simbolica. Il premier mira prima di tutto a rafforzare la propria immagine progressista allineandola sempre più all’agenda dei cosiddetti «nuovi diritti» (aborto on demand, politiche pro gender, libera eutanasia in libero Stato, fecondazione artificiale estesa a tutti, ecc.). Ma c’è anche un obiettivo politico, di egemonia culturale europea.

Dal diritto alla vita al diritto sulla vita

Trasformare l’aborto in uno dei “valori” fondanti dell’Unione Europea significa dotarsi di una formidabile arma per fare pressione e condizionare i Paesi dell’Est, come Polonia e Ungheria, dove la difesa della vita nascente è ancora forte. Insomma, un nuovo passo verso una costituzione europea centrata sull’autodeterminazione individuale, sempre più fondata non sul diritto alla vita ma sul diritto a disporre della vita.

Questo obiettivo passa attraverso dei meccanismi tecnici. L’inserimento dell’aborto in Costituzione non serve soltanto a blindarlo politicamente, ma anche a cambiarne lo statuto giuridico. Finora gli ordinamenti hanno sostanzialmente inserito l’aborto nell’alveo del diritto alla salute, non tanto nel campo dei diritti fondamentali esigibili.

Nella maggior parte dei Paesi europei l’aborto è disciplinato come atto medico o prestazione sanitaria, sottoposto a diversi limiti (quanto a tempistica, motivazioni e procedura) e all’intervento di un medico. Una pratica che prevede, come accade per altri atti eticamente sensibili, la possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza.

Verso l’aborto «on demand»

Con la costituzionalizzazione dell’aborto lo Stato diventerebbe definitivamente un fornitore di IVG on demand: uno Stato che fornisce aborti su richiesta. Un diretto garante dell’aborto che si impegna a finanziare strutture dedicate, a formare personale disponibile e soprattutto ad assicurare che non ci siano “vuoti” o “interruzioni” di servizio. L’aborto diventerà una prestazione dovuta, un diritto costituzionale che lo Stato avrà l’obbligo positivo di garantire.

Attivista pro-aborto
lalucedimaria.it

Non si tratta più soltanto di “non vietare” l’aborto. Lo Stato dovrà incaricarsi di assicurare che la donna possa abortire, in ogni luogo e momento, senza alcun ostacolo pratico o morale. In questo nuovo scenario l’obiezione di coscienza diventerà inevitabilmente un ostacolo all’esercizio di un diritto fondamentale e il medico che dovesse rifiutarsi sarebbe assimilato a un funzionario statale obbligato ad applicare un diritto costituzionale.

L’obiezione di coscienza rischia dunque di essere neutralizzata in nome di quello che il filosofo del diritto Luigi Lombardi Vallauri ha definito abortismo «libertario»: l’aborto-ideologia, totalmente giustificato sul piano teorico e pratico, che riconosce un accesso incondizionato all’aborto sulla base della semplice manifestazione di volontà.

Costituzionalizzare l’aborto per abolire la coscienza

L’aborto dunque come «libertà» e «diritto umano», sempre ammesso a totale discrezione della donna e senza alcun controllo da parte di terzi, senza alcuna sanzione o attività di prevenzione. Un salto di “qualità” – o meglio un salto nel baratro – verso un’Europa sempre più paganizzata, sempre più nemica della vita nascente e sempre meno paese per bimbi.

Forze potenti in Europa e nel mondo vogliono criminalizzare e abolire la coscienza. Impresa vana perché la coscienza è realtà spiritualmente viva, non un’idea astratta estirpabile dal potere politico. Come ha magnificamente scritto il prossimo dottore della Chiesa San John Henry Newman, la coscienza non è altro che «il primo vicario di Cristo». La coscienza, prosegue Newman, «è un profeta che ci rivela la verità, un re che impone i suoi comandi, un prete che scomunica e benedice». 

La coscienza è la luce sacerdotale, regale e profetica che ha guidato la via di martiri cristiani come Franz Jägerstätter, l’umile contadino che gridò in faccia il suo no al potentissimo Führer che voleva farsi adorare come Dio. E che continuerà ad assistere i discepoli di Cristo nella lotta a difesa della vita più inerme: quella dei bimbi nel ventre materno. 

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