Si spegne a soli 26 anni ma non la sua fama di santità che è in continua crescita

Ci sono tanti tipi di conversioni: scoprire che Dio è buono cambia il cuore forse più della scoperta dell’esistenza di Dio stesso. Così è stato per un giovane viterbese, la cui fede ha stupito e continua a stupire tante persone.

Papa Francesco ha dedicato un’importante esortazione apostolica, la Gaudete et exsultate (2018) al tema della santità nel quotidiano. L’esortazione successiva Christus vivit (2019) tratta invece dei giovani e della vocazione. Un servo di Dio, di cui è stata recentemente avviata la causa di beatificazione, sembra davvero sintetizzare al meglio lo spirito dei due documenti pontifici.

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Non poteva passare inosservato

Luigi Brutti (1984-2011) ha trascorso la sua intera vita a Viterbo, nella cui diocesi divenne noto già in vita per le sue virtù cristiane molto spiccate. “Gigio” – così era chiamato dagli amici – era “un giovane allegro, vivace, pieno di vita, sensibile, di quelli che non passano inosservati”, si legge nel sito lui dedicato.

Il servo di Dio viterbese si impegnava molto nel volontariato e in parrocchia. La sua ambizione professionale era molto semplice e, al contempo, molto impegnativa: diventare insegnante di sostegno. A soli 23 anni realizzò il suo sogno.

In seguito, Luigi si fidanzò con una giovane viterbese ma a pochi mesi dal matrimonio, per il quale era già tutto pronto – data, chiesa, ricevimento, partecipazioni – il giovane viene colpito da un malore, che ne pregiudica seriamente la salute per almeno due mesi. Si spegne la sera del 19 agosto 2011, a soli 26 anni.

Scoprire il segreto della felicità

Luigi Brutti crebbe in una famiglia cattolica ma fu intorno ai 17 anni che avvenne la sua vera conversione: passare dall’idea di un Dio severo e giudicante a un Dio amico ed affettuoso che vuole regalarci la felicità “senza volere niente in cambio”.

Nel suo diario spirituale, rinvenuto dopo la sua morte, Luigi scriveva: “non trovo nessun motivo per esitare, voglio amare Dio, voglio essere felice, voglio fare del bene, voglio il meglio!”.

Ebbe quindi un’intuizione, che si trasformò subito in un’opzione concreta: “io scelgo di fare dell’amore il mio stile di vita”. La sua attenzione ai meno fortunati nasceva da un’ispirazione divina: “fa’ che ami gli altri il più possibile, sicuro che ad amare me ci pensi tu”.

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A riguardo, aggiungeva: “Sento il bisogno di portare conforto a chi sta male, speranza a chi dispera, calore a chi ha freddo”.

Scriveva ancora il servo di Dio: “La mia vita è veramente felice e non ho alcun merito se non quello di aver avuto il coraggio di mettermi alla ricerca di Dio ed essermi fidato di Lui”.

Un libro, siti, un docufilm e un gruppo di preghiera

A Luigi Brutti, è stato dedicata una biografia, dal titolo Ho bisogno di luce (San Paolo, 2022), a cura di don Luigi Fabbri, vicario generale della diocesi di Viterbo. Massima sintesi della spiritualità del servo di Dio viterbese è proprio la ricerca della luce: aver accanto Dio che illumina e, al contempo, essere un faro per i fratelli.

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Il testo raccoglie episodi della vita di Luigi Brutti e riflessioni di quest’ultimo, delineando una santità che non sboccia da azioni eroiche o ai limiti dell’incredibile ma da una fedeltà a Dio, che si manifesta nelle azioni e nelle scelte di ogni giorno.

Si è fedeli a Dio, nella misura in cui si impara a essere fedeli a se stessi e alla propria vocazione, anche quando la nostra vita non è così diversa da quella della maggior parte delle persone.

Da più di un anno, la memoria di Luigi Brutti è tenuta viva dal sito lui dedicato, Luigibrutti.com, dalle pagine Facebook e Instagram, ma, soprattutto da un gruppo di preghiera, animato da amici e persone che l’hanno conosciuto.

Ho bisogno di luce è anche il titolo di un cortometraggio dedicato al servo di Dio, con la voce di sottofondo che riproduce vari passaggi significativi dei suoi diari spirituali. Luigi racconta di essere stato un bambino e un adolescente piuttosto vivace, un po’ svogliato a scuola.

Tutto cambia con l’ingresso prorompente di Cristo nella sua esistenza. Tutta l’inquietudine di Luigi nasceva dal desiderio spasmodico di dare un senso alla propria vita, indirizzandola agli altri. A quel punto lui stesso dice: “Ora posso urlare al mondo intero di aver capito cosa sia la vera felicità”.

Verso gli altari

La fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione di Luigi Brutti è iniziata lo scorso 29 luglio presso il Palazzo dei Papi a Viterbo. Postulatore della causa è Nicola Gori, già postulatore del beato Carlo Acutis.

Quella di Luigi è stata una vita ordinaria, vissuta però in maniera straordinaria. Percepita come attraente e coinvolgente”, ha affermato in quell’occasione il vescovo di Viterbo, monsignor Lino Fumagalli.

Sono grato a Dio di avermelo fatto incontrare sul mio cammino. Ho letto i suoi diari – ha proseguito il vescovo –. Il primo per ben due volte. Ed è stato lì che ho imparato a conoscerlo”.

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Luigi “ha dedicato gran parte della sua esistenza agli altri – ha ricordato monsignor Fumagalli – sia nel lavoro, come insegnante di sostegno, sia nel tempo libero, come volontario di associazioni che operano con ragazzi diversamente abili”, tutte opere che riflettono la presenza costante di Dio nella sua vita.

Siamo quindi di fronte al “testimone di una fede matura, nonostante la sua giovane età e la sua memoria, nonostante una prematura scomparsa, nel tempo si è irrobustita. La santità è ordinarietà, quotidianità. È vita normale vissuta con amore”, ha quindi concluso il presule.

Alla vigilia della cerimonia, don Emanuele Germani, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi, ha dichiarato che i diari spirituali attribuiti a Brutti sono almeno diciotto: tali scritti sono “l’eredità più preziosa” del servo di Dio, pertanto “saranno pubblicati”, trattandosi di “una enorme risorsa umana e spiritualità per tutti.

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