Scienza e fede possono camminare insieme?

Scienza e fede possono camminare insieme?
Creazione del mondo

Scienza e fede possono camminare insieme? Gli studiosi Francesco Agnoli, apologeta cattolico e collaboratore de La Verità e Andrea Bartelloni, medico chirurgo, hanno curato la nuova edizione, appena uscita, di un ottimo saggio che farà appassionare i lettori più curiosi. Il libro si presenta come piccolo di mole, ma è molto proficuo per tutti coloro che si interessano al rapporto di incontro reale (ma di scontro apparente) tra fede e scienza (cf. F. Agnoli, A. Bartelloni, Scienziati in tonaca. Da Copernico, padre dell’eliocentrismo a Lemaître, padre del Big Bang, La Fontana di Siloe, Torino 2018, pp. 162, € 14.50).

La fede (cattolica) è chiaro a tutti che cosa sia, sebbene contenga sempre una dimensione di mistero e di irriducibilità alla definizione: l’adesione, piena e libera, dell’intelletto e della volontà ai contenuti della Rivelazione divina.

La scienza da parte sua è assai meno chiara e meno univoca come comprensione. Ad esempio, il Vocabolario della lingua italiana della Zanichelli (edizione del 1994) contiene molte definizioni del lemma scienza, a volte in netto contrasto tra loro. La scienza sarebbe: “Conoscenza, cognizione”, ma anche “Conoscenza esatta e ragionata che qualcuno ha grazie allo studio, all’esperienza, all’osservazione”. Oppure: “Complesso dei risultati dell’attività speculativa umana volta alla conoscenza di cause, leggi, effetti e intorno ad un determinato ordine di fenomeni, e basata sul metodo, lo studio e l’esperienza”. O anche: “Insieme di discipline aventi tra loro caratteri di affinità: scienze storiche, sociali, fisiche, filosofiche, politiche, economiche”, le quali però non sono basate per forza sull’esperienza, né su un metodo unico, né tra loro hanno molto in comune, etc. Un altro senso, sempre per il Vocabolario, è questo: “Insieme delle discipline fondate essenzialmente sul calcolo e sull’osservazione, come matematica, fisica, chimica, scienze naturali, astronomia”.

Dunque quando si parla in nome della Scienza, la prudenza è d’obbligo. Peccato che il laico Zanichelli non faccia alcun riferimento alla scienza per eccellenza, ovvero alla sacra teologia, regina e madre di tutte le scienze (cf. San Tommaso d’Aquino, Se la dottrina sacra [o teologia] sia una scienza, in S. Th. I, q. 1, aa. 2-4; Idem, Se la dottrina sacra sia superiore alle altre scienze, in S. Th. I, q. 1, a. 5).

Insomma viene da ridere quando nel contesto della contemporaneità liquida e decadente, la quale ha elevato l’istinto come principio fondamentale (a danno della cultura e del sapere), ci si sente dire dall’uomo della strada, o dallo studentello imberbe, che: “la Scienza ha dimostrato che Dio non esiste”; “la Scienza è certa e dimostrata, la religione no”; “io sto dalla parte della Scienza (moderna) e non della fede (antica)”. E c’è pure chi ha ricevuto da Dio, come penitenza sicuramente meritata, quella di dover ascoltar ogni giorno tali sapienti litanie…

Che la religione (cristiana) non sia provata resta però discutibile e può essere deciso solo se si chiarisce prima il senso e la portata della prova che si vuole avere. Il miracolo per esempio prova benissimo la sospensione di una legge naturale, e tale sospensione si deve ragionevolmente collegare all’Autore stesso della legge.  Giovanni Paolo II fece un lucido discorso che aveva per titolo e per oggetto “Le prove dell’esistenza di Dio” (Udienza generale del 10 luglio 1985). Dio infatti non è evidente, ma è dimostrabile.

Gesù Cristo poi è stato visto e toccato da molti in Palestina: la sua vita, la sua dottrina, i suoi miracoli strepitosi attestano e comprovano certamente la sua divinità. “Tutta la vita di Cristo è rivelazione del Padre” (CCC, 516).

Se l’esperienza personale vale come prova tutti coloro che hanno visto l’invisibile hanno avuto una prova del mondo di lassù. Ma dalla visione di Cristo risorto, fino alle centinaia di apparizioni mariane della storia, non mancano le prove dirette, benché non ripetibili a piacimento, della Sua esistenza… D’altra parte non si deve credere solo per esperienza diretta, ma anche per induzione, deduzione e testimonianza. Sennò ci si condanna all’ignoranza più crassa.

La scienza poi è sempre e in tutte le sue affermazioni provata? Non pare. Ci sono delle verità previe nelle scienze matematiche che sogliono chiamarsi verità indimostrabili, e che si usano come punti di appoggio per la deduzione di nuove verità. Ma se sono indimostrabili, come possono essere provate? Come provare per esempio che in un cerchio, di qualunque diametro, vi siano infiniti punti? Solo ammettendo che il punto sia senza dimensioni: ma pure questa è una verità puramente convenzionale, eppure usata come base di ragionamento. E l’infinità dell’universo? Se l’universo è infinito esso non può essere totalmente misurato, poiché non può essere circoscritto. Ma allora come provare, scientificamente, che sia infinito? A volte basta la logica per de-dogmatizzare il mito dell’infallibilità della Scienza!

Uno scienziato laico, editorialista del Corriere della Sera, ha ammesso tranquillamente ciò: “La scienza non può fornire certezze assolute, non è assolutamente in grado di dare un senso all’esistenza e non possiede ricette per la felicità degli individui o dei popoli” (Edoardo Boncinelli, Il posto della scienza, Mondadori, 2004, p. 12).

Ma certi scientisti lo dimenticano e tutti giulivi asseriscono: “Il Big Bang ha creato tutto (non Dio!)”. Ma il Grande Scoppio non si può ripetere (in laboratorio), né vedere a occhio nudo, né documentare ora. Resta dunque una mera ipotesi non falsificabile, secondo i criteri di Popper. L’uomo deriva dalla scimmia? “Se non vedo non credo” dice l’ateo per cancellare Dio. E l’evoluzione scimmia-uomo chi l’ha vista e chi l’ha misurata?

“Se consideriamo scientifico solo ciò che è singolarmente riproducibile e verificabile in laboratorio, la teoria dell’evoluzione non sarà mai una teoria scientifica in senso stretto” (E. Boncinelli, op. cit., p. 51).

E la nascita dell’universo datata 13 miliardi di anni fa? Ma se non c’era il sole né la terra, né le stelle come calcolare il tempo preciso che è trascorso? Andando a ritroso a partire dalla velocità attuale dell’espansione dell’universo, dicono… Ma chi può sapere che questa velocità sia rimasta costante in 13 miliardi di anni? Se c’è stato un Big Bang poi, ce ne possono essere stati mille, o… nessuno!

Insomma, non solo la Chiesa e la fede non sono contrarie alla scienza, ma tra gli scienziati più illustri, come noto, si contano moltissimi credenti (come Galileo, Keplero, Newton, Volta, Maxwell, Marconi, Gödel, Zichichi, etc.). E’ meno noto però il gran numero degli scienziati-preti, come quelli studiati dal duo di cui sopra. Nicola Oresme (antesignano di Copernico), Niccolò Copernico (ideatore dell’eliocentrismo), Leonardo Garzoni (alle origini del magnetismo), Benedetto Castelli (capofila della scienza idraulica e intimo di Galileo), Bonaventura Corti, Giovan Battista Venturi e Jean-Baptiste Carnoy (fondatori della citologia), il terziario francescano Luigi Galvani (alle origini delle neuroscienze), Alberto Magno e Andrea Bina (sismologia e meteorologia), Gregor Mendel (genetica), Timoteo Bertelli (micro-sismologia), Georges Lemaître (ipotesi del Big Bang). E molti altri, che furono dei precursori in tanti rami dello scibile umano.

Inoltre è la nostra antica e gloriosa terra italica che, anche nel campo delle scienze naturali, oltre che in quello delle arti e della santità, detiene il primato tra tutte le regioni del pianeta.

Conclude il volumetto – da diffondere a piene mani specie tra quelle di chi sproloquia in nome della Scienza – una duplice intervista fatta a due sacerdoti-scienziati di oggi, don Giuseppe Tanzella-Nitti (astronomo) e don Alberto Strumia (matematico).                  Fabrizio Cannone

 

 

 

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