Diamo un nome preciso a coloro che sono ormai diventi i maestri del “disturbo” in Web; a quelli che sui Social lasciano commenti, a dir poco, negativi e distruttivi, votati ad esprimere tutto il loro disprezzo, spesso razzista, nei confronti dell’umanità o in merito ad una qualche situazione tragica.
Sono gli Haters (letteralmente “gli odiatori”), che un nome reale, in effetti, non lo mostrano, in quanto si nascondono dietro opportuni nickname e, protetti dall’anonimato che la rete permette, esprimono tutto il loro odio, la loro malsana provocazione, la non curanza per la sorte degli altri.
Anche Fiorello, riferendosi ad un attacco subito personalmente, dice di loro: “E’ gente che pensa ore per fare una battuta, ma non sarebbe in grado di confrontarsi in diretta. Non hanno coraggio, si nascondono dietro la tastiera di un computer.”.
Uno degli ultimi casi, in cui gli Haters si sono fatti sentire, è quello del terremoto di Ischia. Il commento vergognoso di uno di loro, a cui tanti compari hanno fatto eco, è stato: “Speravamo nel Vesuvio … ma va bene anche il terremoto.”.
E questo da la misura del loro piccolo cuore e dell’assoluta mancanza di rispetto per le vittime della tragedia.
Noi, però, non vogliamo rispondere all’odio con altro odio e, al post razzista, contrapponiamo la storia di Ciro Marmolo. Il ragazzino di 11 anni, che, intrappolato sotto le macerie coi due fratellini più piccoli, Mattias di 8 anni e Pasquale di 7 mesi appena, non si è perso d’animo, comportandosi davvero da Super Eroe: “Quando è crollato tutto, ho abbracciato mio fratello e poi quando sono arrivati i soccorritori l’ho spinto fuori per primo.”. E, sotto la loro casa crollata, hanno giocato alla morra cinese, per tenersi occupati.
Alle 20:56 di lunedì sera, la scossa aveva sorpreso la madre di Ciro, incinta tra l’altro, in bagno, nella parte della casa non crollata; il marito era invece rimasto intrappolato sotto un auto.
Grazie a Dio, tutta la famiglia, si è ricongiunta in ospedale, qualche ora dopo.
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