Santuario Madonna di Taggia: disegnato e progettato dal Bernini

Il Santuario della Madonna Miracolosa di Taggia conserva al proprio interno la statua che è al centro di uno straordinario miracolo, e non solo di quello.

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Il santuario, detto anche chiesa parrocchiale dei Santi Apostoli Giacomo e Filippo, venne edificato nel 1600 sopra un’antica chiesa in stile romanico risalente all’undicesimo secolo. Diverse opere furono trasferita dalla prima chiesa alla nuova basilica nel 1675.

Lo stile della prima chiesa e la costruzione della nuova

Le descrizioni della prima chiesa parlano di una struttura in stile romanico suddivisa in tre navate con campanile cuspidato, di uno stile simile alla Cattedrale di Ventimiglia e alla Concattedrale di Sanremo. La fondazione della nuova chiesa dei Santi Apostoli Giacomo e Filippo è tuttavia difficilmente databile, a causa del fatto che non esiste una significativa documentazione.

Nell’attuale chiesa rimangono, della precedente, anche il pulpito in marmo bianco del 1575, il battistero in marmi policromi, e infine il tabernacolo in cui attualmente vengono custoditi gli Olii Santi e il coro ligneo. 

L’interno dello splendido santuario dedicato alla Madonna Miracolosa

La chiesa venne risistemata per volere Cardinale Gastaldi, intenzionato a donare alla città una chiesa veramente degna della fede dei tanti che ogni giorni vi si recavano in preghiera di fronte ai segni del miracolo che fece scalpore a lungo, fino ad arrivare ai giorni nostri. L’inaugurazione avvenne il 25 novembre 1689. Venne sia disegnata che progettata nientemeno che dal Bernini, e i risultati mostrano infatti un meraviglioso luogo di culto, a unica navata e adornato in stile barocco.

Di fianco all’abside è possibile vedere due statue in marmo a grandezza naturale raffiguranti le statue dei Santi Giacomo e Filippo. Queste due opere vennero scolpite a Roma dal Pincellotto, uno degli allievi del Bernini. All’interno della chiesa, dove vi sono quattordici cappelle laterali, sono conservate anche le reliquie del concittadino tabiese san Benedetto Revelli.

La statua miracolosa conservata all’interno del santuario

La statua della Madonna del Sacro Cuore, o meglio “della Madonna miracolosa”, è conservata nella quarta cappella della navata sinistra della chiesa. Per questa ragione la chiesa è meglio conosciuta come Santuario della Madonna Miracolosa, a causa cioè della venerata statua che si trova all’interno e che è strettamente legata ai fatti miracolosi che avvennero, per la prima volta, l’11 marzo 1855, e in seguito altre numerose volte, quando l’effige di Maria mosse gli occhi di fronte al popolo riunito in preghiera.

La statua fu dono dello scultore tabiese Salvatore Revelli, e  la stessa statua dello stesso autore fu protagonista di altri fatti miracolosi avvenuti a Loano, cittadina ligure in provincia di Savona. Oggi infatti una statua gemella, sempre opera del Revelli, si trova nella chiesa parrocchiale dei Frati Cappuccini di Loano. Qui il miracolo avenne pochi anni dopo, nel 1864, e in quella occasione la statua avrebbe mosso gli occhi e lacrimato in un momento in cui le leggi anticlericali piemontesi stavano costringendo i frati Cappuccini a lasciare il santuario.

L’esposizione della Madonna alla pubblica venerazione

Nel 1851 si decise infatti di esporre la Madonna in gesso alla pubblica venerazione nel 1851, e passarono quattro anni da quel momento al primo giorni in cui la statua, di fronte a tutti, volse gli occhi al cielo.

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Anche la cappella che ospita la statua miracolosa è in stile barocco, e venne anche in seguito, negli anni trenta, notevolmente abbellita e ristrutturata. La Madonna Miracolosa di Taggia, patrona della città, è infatti senza dubbio ancora oggi oggetto di una devozione particolarmente intensa da parte dei fedeli tabiesi e di tutta la popolazione dell’area limitrofa e l’intera regione. La Basilica è stata poi riconosciuta ufficialmente come un centro mariano di primaria importanza, e a tal ragione è stata elevata il 13 giugno 2010, dal Vescovo diocesano Monsignor Alberto Maria Careggio, alla dignità di Santuario diocesano.

Giovanni Bernardi

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