Quindi tutti quelli che lo seguiranno in maniera attiva nella sua predicazione sono per per Gesù, una famiglia “più ampia di quella in cui si viene al mondo”.
E questo, osserva il Papa, “fa pensare al concetto di familiarità con Dio e con Gesù” che è qualcosa in più rispetto all’essere “discepoli”o “amici”; non è un atteggiamento “formale”, nè “educato” nè tantomeno ” diplomatico” fa notare il Papa. E allora “cosa significa questa parola che i padri spirituali nella Chiesa hanno tanto usato e ci hanno insegnato?”.
Significa, innazitutto, spiega Francesco,”entrare nella casa di Gesù: entrare in quella atmosfera, vivere quella atmosfera, che è nella casa di Gesù. Vivere lì, contemplare, essere liberi, lì. Perché i figli sono i liberi, quelli che abitano la casa del Signore sono i liberi, quelli che hanno familiarità con Lui sono i liberi. Gli altri, usando una parola della Bibbia, sono i ‘figli della schiava’, diciamo così, sono cristiani ma non osano avvicinarsi, non osano avere questa familiarità col Signore, e sempre c’è una distanza che li separa dal Signore”.
Ma familiarità con Gesù, come ci insegnano i grandi Santi, aggiunge il Papa, significa anche “stare con Lui, guardarlo, ascoltare la sua Parola, cercare di praticarla, parlare con Lui” . E la parola, è preghiera, sottolinea Francesco: “quella preghiera che si fa anche di strada: ‘Ma, Signore cosa pensi?’ Questa è la familiarità, no? Sempre. I santi ne avevano. Santa Teresa, è bello, perché dice che trovava il Signore dappertutto, era famigliare col Signore dappertutto, anche fra le pentole in cucina, era così. Familiarità col Signore”.
Infine familiarità è “rimanere” in presenza di Gesù come lui stesso ci consiglia nell’Ultima cena o come ci ricorda l’inizio del Vangelo, fa notare Francesco, quando Giovanni indica: “questo è l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. E Andrea e Giovanni andarono dietro Gesù” e, come è scritto, “rimasero, stettero con Lui tutta la giornata”.
E’ questo dunque, ribadisce ancora una volta il Papa, l’atteggiamento di familiarità, non quello “buono” dei cristiani che però si tengono a distanza da Gesù, “tu lì e io qui”. E allora, chiede Francesco a ciascuno: “diamo il passo in questo atteggiamento di familiarità col Signore. Quel cristiano, con i problemi, che va nel bus, nel metro e interiormente parla col Signore o almeno sa che il Signore lo guarda, gli è vicino: questa è la familiarità, è vicinanza, è sentirsi della famiglia di Gesù. Chiediamo questa grazia per tutti noi, capire cosa significa familiarità col Signore. Che il Signore ci dia questa grazia”.
fonte: radiovaticana
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