Il diavolo ha due armi per distruggere la Chiesa: le divisioni e il denaro. E’ quanto ha affermato Papa Francesco rivolgendosi ai vescovi dei territori di missione ricevuti stamani in udienza. “Il diavolo – ha detto il Santo Padre nel suo discorso – entra per le tasche e distrugge con la lingua, con le chiacchiere”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
I vescovi dei Territori di missione provengono da luoghi “diversi e distanti tra loro”. Ogni presule – ha ricordato il Papa – ha “il grande privilegio e al tempo stesso la responsabilità di essere in prima fila nell’evangelizzazione”. Il Santo Padre ha anche esortato i vescovi a vigilare affinché l’opera evangelizzatrice non venga danneggiata o vanificata “da divisioni già presenti o che si possono creare”:
“Le divisioni sono l’arma che il diavolo ha più alla mano per distruggere la Chiesa da dentro. Ha due armi, ma quella principale è la divisione; l’altra sono i soldi. Il diavolo entra per le tasche e distrugge con la lingua, con le chiacchiere che dividono”.
Le chiacchiere sono bombe
Le chiacchiere – ha spiegato il Papa – possono minare l’unità della Chiesa:
“L’abitudine a chiacchierare è un’abitudine di terrorismo. Il chiacchierone è un terrorista che butta la bomba – la chiacchiera – per distruggere. Per favore, lottate contro le divisioni, perché è una delle armi che ha il diavolo per distruggere la Chiesa locale e la chiesa universale”.
Pellegrini della misericordia
“La Chiesa – ha aggiunto Francesco – è chiamata a sapersi porre sempre al di sopra delle connotazioni tribali-culturali e il vescovo ha il compito di edificare incessantemente la Chiesa particolare nella comunione di tutti i suoi membri”. Nell’Anno Santo della Misericordia – ha poi ricordato il Pontefice – molti vescovi si sono uniti a tanti pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. E’ un esperienza – ha detto il Papa – che ci fa sentire bene:
“Ci fa sentire che siamo tutti pellegrini della misericordia, tutti abbiamo bisogno della grazia di Cristo per essere misericordiosi come il Padre”.
In cerca degli smarriti e dei tiepidi
Il Pontefice ha esortato i vescovi dei territori di missione a “curare il gregge”, ad andare in cerca delle pecore, “specialmente di quelle lontane o smarrite”. Il Pontefice li ha anche invitati ad aiutare i credenti – anche quelli “tiepidi” o non praticanti – “a scoprire nuovamente la gioia della fede”, ad “incontrare anche le pecore che non appartengono ancora all’ovile di Cristo”. Ricordando che nell’opera missionaria i vescovi possono avvalersi del contributo di diversi collaboratori e di molti fedeli laici, Papa Francesco ha anche esortato i presuli ad accompagnare i seminaristi nel loro percorso:
“Vi invito a prestare attenzione alla preparazione dei presbiteri negli anni di Seminario, senza smettere di accompagnarli nella formazione permanente dopo l’Ordinazione. Sappiate offrire loro un esempio concreto e tangibile. Per quanto vi è possibile, cercate di partecipare con loro ai principali momenti formativi, avendo sempre cura anche della dimensione personale”.
I vescovi siano vicini ai sacerdoti
Dal Papa anche l’esortazione a non dimenticarsi del presbitero, il “prossimo più prossimo del vescovo”:
“Ogni presbitero deve sentire la vicinanza del suo Vescovo. Quando un Vescovo sente una chiamata telefonica del presbitero o arriva una lettera, risponde subito! Subito! Lo stesso giorno, se è possibile. Ma quella vicinanza deve cominciare nel seminario, nella formazione e continuare. Il prossimo più prossimo del Vescovo è il presbitero”.
Il compito indicato dal Papa ai presuli ha una triplice direttrice:
“Curate il popolo di Dio a voi affidato, curate i presbiteri, curate i seminaristi. Questo è il vostro lavoro”.
Card. Filoni: in diversi Paesi vivere da cristiani richiede grande coraggio
“Il ministero pastorale che sono chiamati a svolgere, in molti casi, avviene in situazioni estremamente complesse, dove le circostanze sociali e politiche non sempre sono favorevoli e dove si avverte la necessità di una particolare e coraggiosa testimonianza di fede. Vivere ed operare da cristiani in tali ambienti richiede un grande coraggio, alimentato e sostenuto dalla preghiera dell’intera comunità cristiana”.
fonte: radiovaticana
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