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Dove abitò San Paolo di Tarso quando giunse a Roma

Personalità di rilievo nella Roma del I secolo, la figura di San Paolo, l’Apostolo delle Genti, è fonte di innumerevoli studi storici. 

San Paolo (photo websource)

La figura di Paolo di Tarso, all’epoca Saul, è posta al centro di innumerevoli studi, di ogni natura: da quella filologica, a quella storica, fino a quella più prettamente archeologica. Ed è uno studio storico-archeologico quello di cui parliamo in questa sede, uno studio affrontato dallo storico della Chiesa Pier Luigi Guiducci. Al centro dell’analisi vi è una constatazione, a cui fa seguito una domanda. Paolo di Tarso giunse a Roma, intorno al 61 d.C. per essere giudicato dalle autorità e di ciò ce ne parlano gli Atti degli Apostoli, al capitolo 25. La domanda è: dove dimorò Paolo, nel periodo romano?

San Paolo e la sua dimora romana

Anzitutto, è bene ricordare che a San Paolo fu concesso di abitare per conto suo. L’apostolo delle Genti, d’altronde, aveva cittadinanza romana e ne aveva tutto il diritto. Il luogo dov’egli dimorò è fonte di numerosi studi d’argomento. Paolo di Tarso, come ci fa notare il professor Guiducci, in più occasioni insistette sul fatto di essere ebreo. Ce lo ricordano gli Atti degli Apostoli, al capitolo 23. Dunque, ipotizzare la presenza di San Paolo presso alcuni ebrei nell’Urbe, non è un’idea così remota. Ma c’è dell’altro. Gli ebrei lavoravano presso le aree commerciali e ben prima della costruzione dei porti, una delle più grandi aree di commercio era rappresentata dalla zona del Tevere. Questa ipotesi è rafforzata anche dalla presenza di mercati presso il fiume.

Il Vicus Coriarius

C’è poi un altro aspetto interessante. Com’è noto, chi era in attesa di essere processato ed era dunque sotto custodia, non poteva allontanarsi dal tribunale romano. Allo stesso tempo, egli doveva esser anche vicino alla sede giudaica, dove avvenivano le dispute religiose. Ed ecco che viene a legarsi l’antica tradizione del Vicus Coriarius, sito nel quartiere dell’Arenula. Proprio in questa zona erano presenti numerose botteghe di artigiani, esperti di pelli. Attestato che l’Apostolo conoscesse quest’arte (si pensi ad Atti 18,3), questa zona era particolarmente strategica, poiché manteneva la possibilità di rimanere in contatto con la comunità ebraica e, allo stesso tempo, questa zona era non troppo distante dalle basiliche del Foro.

San Paolino alla Regola

Come riferisce Guiducci, la Chiesa, successivamente, non volle disperdere la memoria della “Casa di Paolo”. Proprio in quella zona, la Chiesa fece costruire un oratorio, a cui fece seguito la piccola Chiesa di San Paolino alla Regola. A questa seguì un più grande edificio di culto, con tanto di elevazione del suolo stradale, al fine di mettere l’antico Vicus al riparo dalle inondazioni del Tevere.

Leggi anche: Seguiamo le orme di San Paolo, fino a Pentecoste!

Fabio Amicosante

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