“La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. È, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l’anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno”. Sono queste parole di una delle sue tantissime omelie.
“Crisostomo” (ossia “bocca d’oro”) era in effetti un soprannome, che stava a sottolineare proprio la sua immersa capacità oratoria, ma gli fu dato dopo tre secoli dalla sua morte.
Quando fu nominato Vescovo di Costantinopoli (e Arcivescovo), progetto un’azione pastorale dettagliatissima, che prevedeva di evangelizzare le zone più lontane dal centro abitato, di manifestare, pubblicamente e ad ogni occasione, contro le eresie, allora diffuse, di Ario, di costruire ospedali, di rimproverare o addirittura punire coloro che fossero troppo legati alle ricchezze, soprattutto se religiosi.
Ogni sua omelia serviva sempre per educare, mettere in guardia contro il peccato, ed era molto lunga. Siccome “non le mandava a dire”, il Vescovo di Alessandria, Teofilo, trovò un pretesto per mandarlo in esilio, verso il Mar Nero.
E’ considerato Santo dalla Chiesa cattolica, ortodossa e copta ed è oggi Dottore della Chiesa.
I suoi scritti miravano a definire un’altra via, oltre al monachesimo, per servire Dio: il sacerdozio, perché permetteva di rimanere accanto ai fedeli e nel mondo, intriso di tentazioni da combattere.
“Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza”.
Grazie, Signore, perché ci hai dato l’amore capace di cambiare la sostanza delle cose.
Quando un uomo e una donna diventano uno nel matrimonio non appaiono più come creature terrestri, ma sono l’immagine stessa di Dio.
Antonella Sanicanti
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