San Francesco d’Assisi amava moltissimo mangiarli | Cosa sono?

Tradizionalmente associati a San Francesco perché lui ne era particolarmente ghiotto, vengono preparati ancora oggi in casa e nelle pasticcerie e si realizzano con semplicità.

San Francesco d’Assisi, oltre ad essere patrono d’Italia, è uno dei Santi più conosciuti e amati al mondo. La sua storia coinvolge e conquista, la sua radicalità al messaggio evangelico e la sua personalità così fuori dal comune e unica affascinano e attirano. 

San Francesco d'Assisi | Di cosa era particolarmente ghiotto?
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Ma è soprattutto la sua immensa fede, il suo rapporto vivo e stretto con il Signore vissuto in una condizione mistica profondissima che lo rendono una figura la cui devozione ha attraversato i secoli ed è sempre forte e sentita. 

San Francesco e il cibo

Del rapporto di San Francesco con il cibo si sa che il digiuno rivestiva un ruolo molto importante in quanto si inseriva in uno stile di vita improntato principalmente alla contemplazione per cui era forte la tendenza all’essenzialità. 

Si hanno notizie da fonti certe secondo cui spesso Francesco e i suoi confratelli si nutrivano con quello che la Provvidenza gli forniva e poteva capitare che si nutrissero anche solo di erbe.

Nella Regola non bollata San Francesco concede ai confratelli di alimentarsi di qualunque cibo ma ogni venerdì e per due periodi prolungati dell’anno chiede di osservare il digiuno. 

Nonostante questa profonda osservanza del digiuno ed una scelta decisa verso la moderazione si sa comunque che era un estimatore del buon cibo, che considerava dono e segno di letizia, pur senza indulgere nella golosità. 

Per lui anche nutrirsi del cibo che Dio dona era un’espressione di lode al Creatore, così come il mangiare insieme, quindi la convivialità, contribuisce a rafforzare il senso di fraternità tra gli uomini, per cui incoraggiava i pranzi in compagnia.

I cibi che amava mangiare

Essendo un’alimentazione improntata all’essenzialità San Francesco e i suoi frati si nutrivano di cibi semplici, pane, focacce, cereali, erbe selvatiche, verdure, ma se capitava anche carni, pesce e uova. 

Tra le pietanze che rimangono legate alla sua figura c’è il Pasticcio di gamberi e luccio legato ad un episodio della sua vita.  

Si narra che una volta, si trovava ospite presso Fonte Colombo e gli venne offerto un piatto a base di luccio e uno di gamberi che poi diventarono nella tradizione un piatto unico fatto in forma di pasticcio in cui venivano aggiunte anche noci e spezie. 

Ma a diventare famosi e espressamente associati a San Francesco sono dei dolcetti. Si tratta di un particolare tipo di  biscotti sempre più conosciuti nel corso del tempo fino ad oggi, preparati ancora in suo omaggio. Sono dolcetti dall’aspetto rustico e dal sapore intenso.

I Mostaccioli e la ricetta

Sono i Mostaccioli, chiamati anche Mortarioli e si sa con certezza che lui non solo li mangiava, ma che li amava molto tanto da chiederli come desiderio in punto di morte. 

Mostaccioli di San Francesco
Mostaccioli di San Francesco – Photo web source

Li aveva assaggiati a Roma quando gli erano stati offerti dalla nobildonna Jacopa Settesoli, con cui aveva stretto amicizia, la quale diventò una collaboratrice del movimento francescano tanto da esser chiamata Frata Jacopa.  

Con l’approssimarsi della sua morte San Francesco fece espressa richiesta di questi dolcetti a Frata Jacopa con una lettera in cui le scriveva: “Sappi carissima che Cristo benedetto per sua grazia mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima. Perciò se vuoi trovarmi vivo, vista questa mia lettera affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli poiché se non verrai prima di tale giorno non mi potrai trovare vivo. E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. Ti prego ancora di portarmi quei dolci che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma” 

Si sa quindi che li prediligeva ad altri cibi tanto da desiderarli nell’ultimo periodo della sua vita. Questi dolcetti sono composti principalmente da vino cotto, l’ingrediente base che li caratterizza, accanto a miele e farina bianca.  

Nella ricetta originaria così come in questa, che vuole attenersi a quella più vicina a quella classica, non c’era la presenza di zucchero, come è facile riscontrare invece in molte ricette moderne di questi biscotti. 

INGREDIENTI (per 6 – 8 persone) 

  • 500 gr di farina 00 
  • 1 l di mosto di vino cotto
  • 150 gr di mandorle abbrustolite
  • Canditi a piacere
  • Scorza di 1 arancia
  • Cannella in polvere q.b.
  • Chiodi di garofano q.b.
  • 2 cucchiai di miele millefiori 

PROCEDIMENTO

Si comincia mettendo il vino cotto in una casseruola sul fuoco, poi portarlo ad ebollizione e mentre bolle versare la farina a pioggia e il miele.  

Mescolare con attenzione fino a che il composto diventa abbastanza solido. Prima di toglierlo dal fuoco gettare gli altri ingredienti e quindi la scorza dell’arancia tagliata in piccoli pezzettini, altra frutta candita a piacere sempre a cubetti piccoli, qualche chiodo di garofano e una spolverata di cannella. 

Poi, proseguire a mescolare di nuovo per 2 minuti e dopo, quando è ben amalgamato, versare il composto su un piano di marmo unto d’olio o comunque su una superficie liscia e unta in modo che non attacchi. 

Quando si sarà raffreddato ritagliare dei quadrati o meglio delle piccole losanghe, e metterli al forno su una teglia ricoperta di carta da forno (questa è una modalità moderna, l’indicazione della ricetta originaria prevedeva una sorta di teglia unta di sugna posta sulla brace).  

Infine, non rimane altro che cuocerli in forno statico a 180° per circa 20 minuti. Si conservano bene dentro una scatola di latta per diverso tempo, fin quasi ad 1 mese. 

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