Ruba ostie consacrate per la “performance” blasfema. 2° caso in Europa

Pare non ci sia limite alla blasfemia se si offende i cristiani. Il caso di Abel Azcona è però finalmente passato all’esame della Corte europea dei diritti dell’uomo.

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La vicenda della performance artistica, gravemente offensiva e blasfema, in cui si sono usate ostie consacrate, dopo averle rubate in chiesa durante la Messa, per offendere i cattolici, è tuttavia ogni oltre limite di rispetto.  Per questo spettacolo, avvenuto a Pamplona nel 2015, che lo si vuole persino definire “artistico”, il giovane ha rubato 242 ostie consacrate durante la Santa Messa, in un certo arco di tempo, fingendo di ricevere la Santa Comunione.

La vergognosa “performance” anti-cattolica con le ostie rubate

Tutto ciò al fine della realizzazione della sua “performance” contro la Chiesa cattolica, a suo dire per denunciarne i casi di pedofilia. La denuncia di anti-cattolicesimo contro il Governo spagnolo è scattata da parte di un’associazione spagnola di avvocati cristiani, e da lì il “Caso delle ostie” ha avuto una forte risonanza collettiva, specialmente tra i cattolici gravemente offesi dal gesto blasfemo.

Sono infatti sorte manifestazioni pubbliche, Messe di riparazione, petizioni per la chiusura della terribile manifestazione artistica. L’ondata delle proteste, come si vede anche nei numerosi video che poi sono circolati in rete, sono state massicce.

Il giovane fingeva di prendere la Comunione poi la ribava

Azcona, infatti, fingeva in chiesa di prendere la Comunione, poi la infilava in tasca. Una volta collezionate tutte quelle che necessitava, le ha usate per scrivere la parola “pederastia” sul pavimento di un edificio abbandonato e degradato.

Il giovane, che peraltro è persino un cattolico battezzato, si è fatto ritrarre in posa nudo accanto alla parola composta con le ostie consacrate. Di spalle, mostrando le sue ali nere tatuate sulla schiena.

Nella performance l’uomo è nudo davanti alla scritta blasfema

La fotografia è andata in seguito a comporre la mostra intitolata “Amén”, allestita in un primo momento all’interno di una chiesa sconsacrata di Pamplona, poi in altre città spagnole. Non bastasse, il giovane ha continuato a inveire contro i cattolici pubblicando sui suoi social le reazioni degli stessi, gravemente indignati per quanto accaduto.

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La “performance” artistica per la quale Azcona ha rubato 242 ostie consacrate – photo web source

Per finire, il coronamento di questa terribile vicenda è stato che le fotografie del giovane sono state vendute per ben trecentomila dollari. Ma la vergogna maggiore sta nel fatto che le ostie rubate sono ancora oggi in mostra nelle gallerie spagnole.

La marea di proteste in tutta la Spagna dopo il “Caso delle ostie”

A seguito della marea di proteste l’associazione Abocados Cristianos ha deciso di scendere in campo a fianco dell’arcidiocesi di Pamplona, presentando denuncia sia contro l’artista che contro la città stessa di Pamplona che ha ospitato l’evento in un luogo pubblico.

Le denunce sono state respinte tre volte, la prima volta nel 2016, in appello nel 2017 e la terza volta presso la Corte Costituzionale del Paese nel novembre 2017. Ora la vicenda è arrivata alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), dopo l’istanza presentata contro lo Stato spagnolo. Il Tribunale ha deciso di ascoltare il caso, e nei prossimi mesi si capirà quale sarà il verdetto.

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La vicenda è ora in mano alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo

La portavoce dell’associazione Polonia Castellanos ha infatti spiegato al National Catholic Register che “i giudici incaricati di ascoltare il caso in Spagna appartenevano a un’associazione di sinistra chiamata ‘Giudici per la democrazia’, che sono noti per il loro sostegno agli attacchi alla libertà religiosa”.

La speranza è che la considerazione da parte della Cedu porti a un esito differente, visto che al momento è stato permettere anche ad altre parti terze di portare le proprie testimonianze e competenze all’interno della vicenda. Tra queste, il governo polacco e la Conferenza episcopale cattolica di Spagna.

Libertà religiosa: l’arcidiocesi ha denunciato il governo spagnolo

Il ricorso verte sul tema della violazione della libertà religiosa. L’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo la tutela. Per i vescovi spagnoli il governo l’ha violata in due modi. Ovvero nel non proteggere i cristiani da discorsi d’odio, in primo luogo. Il che è più che evidente, visto che l’artista ha spiegato di volere offendere deliberatamente i cattolici decidendo di usare ostie consacrate.

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La seconda è legata al fatto che le autorità pubbliche non solo hanno permesso la mostra, ma l’hanno anche promossa e persino finanziata. In questo modo hanno gravemente superato il limite di neutralità e imparzialità in materia religiosa che invece dovrebbero mantenere.

Giovanni Bernardi

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