Siamo capaci di avere rispetto per i sentimenti altrui?

Quanto rispetto abbiamo per i sentimenti degli altri?
Sentimento

Quanto siamo rispettosi, nelle relazioni interpersonali?
E’ una domanda che dovremmo porci spesso, anche come cristiani, considerando che “Chiodo scaccia chiodo” è un proverbio molto in voga, al giorno d’oggi.
Egoisticamente, lo utilizziamo, per sostituire una situazione/persona non soddisfacente, con cui abbiamo appena chiuso, con un’altra nuova di zecca.

Alcuni pensano di farlo anche in amore, mentre cercano il/la perfetto/o fidanzato/a.
Quando una relazione amorosa finisce (sempre che di amore si sia trattato), uno dei due si ritrova a smaltire il dolore dell’abbandono. I più deboli, allora, pensano che sia bene colmare il vuoto con un’altra persona, disponibile, ma per cui, in quel momento, si prova esattamente nulla.
Triste, direi, ma anche molto irrispettoso, pensare che le persone sia interscambiabili.
Dimentichiamo, forse, che esiste un iter più appropriato, per superare l’empasse “di fine rapporto”: fare silenzio, aver rispetto, riaprire gli occhi.

Bisogna fare silenzio e mente locale su ciò che si prova, su quello che abbiamo vissuto o agito, su quanto abbiamo perso o imparato, sulle nostre responsabilità, al fine di fare meglio in futuro o, semplicemente, scegliere più accuratamente le nostre compagnie.
Lasciamo pure che il nostro cuore sanguinante ci parli; ascoltiamo cosa ha da dire.
E’ necessario avere rispetto anche per i nostri tempi, lunghi o brevi che siamo. Il tempo cura ogni ferita, perché da modo al cuore di prendere coscienza dell’accaduto e metabolizzarlo.

Il tempo deve scorrere, fino a quando non sentiremo il desiderio di amare qualcuno riscaldare ancora la nostra giornata.
Del resto, anche quando abbiamo l’influenza ci prendiamo tempo, perché la medicina faccia effetto. La nostra medicina sia il rispetto nel cercare, magari con l’aiuto degli amici cari, di placare la sofferenza e comprenderne le cause.
Il rispetto è, poi, il motivo per cui non si dovrebbe mai applicare il proverbio di cui sopra; il rispetto è anche per l’altra persona, infatti, che probabilmente conta sulla nostra predisposizione d’animo, quella che fingiamo di avere, in quel trambusto sentimentale.
Un giorno, poi, arriverà il momento di aprire gli occhi e proiettarsi verso un nuovo, forse più vero, amore.

Non è affatto necessario che vi descriva cosa si prova in quel momento di rinascita: può o meno è come respirare ossigeno, dopo mesi di apnea.
Rimanere soli è una sorte crudele. Fa paura non avere nessuno con cui condividere il quotidiano, a cui raccontarsi, mentre le canzoni e i film te lo ricordano in continuazione, ma c’è di peggio: stare con qualcuno per non essere soli!
Il trucco credo sia imparare a stare con se stessi, fino a quando non ci si sentirà pronti per darsi a qualcun altro, sicuri (o quasi) di aver, finalmente, trovato la persona giusta.
Noi cristiani, d’altronde, sappiamo bene che, tutto ciò che di buono possiamo edificare nella nostra vita, è sempre frutto dell’attesa paziente.

Antonella Sanicanti

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