Qual é la vera eredità che Giovanni Paolo II ha lasciato alla Chiesa?

Il modello di Chiesa lasciata in eredità dall’amato Pontefice polacco, ha a che fare con lo spirito dei primi secoli del Cristianesimo.

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Karol Wojtyla ha infatti lasciato un segno profondo e duraturo nei cuori di ogni fedele, come anche nel solco profondo della società laica e secolarizzata con cui ha avuto spesso da discutere. Altrettanto spesso, vincendo la sua sfida, come ad esempio quella contro il materialismo ateo che scaturiva dal pensiero comunista e dalle terribili dittature esistenti anche in Europa nella seconda metà del novecento.

L’eredità del Pontefice polacco di una Chiesa rinnovata

Il Pontefice polacco ha però lasciato in eredità anche una Chiesa profondamente rinnovata, viva, ardente di amore per Gesù e con una vicinanza emotiva e sentimentale incredibile da parte dei fedeli verso di lui. Pur nella più assoluta continuità con i suoi predecessori, negli anni successivi alla sua elezione la Chiesa appariva alla società molto cambiata, in maniera fondamentale e di certo positivamente.

Giovanni Paolo II ha infatti avuto la forza di traghettare il cattolicesimo da un periodo molto delicato, quello successivo al termine del Concilio Vaticano II, dove le varie “anime” della cattolicità si sono affrontate a viso aperto ognuno portando il suo contributo, e cercando di farlo in maniera costruttiva e nel nome di Gesù accompagnati dallo Spirito Santo, a quello di una nuova e potente evangelizzazione, la cui presenza nella storia è stata di una incisività a dir poco centrale.

La visione della Chiesa che aveva Wojtyla nasceva infatti molto lontano

Anche la proiezione universale della Chiesa, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, è parsa profondamente amplificata a un livello prima sconosciuto. La linea su cui si è mosso il Magistero wojtyliano è stata infatti quella delle indicazioni del Concilio Vaticano II, ma anche della in risposta alle nuove esigenze emerse dalla comunità cattolica e nell’intera umanità.

La visione della Chiesa che aveva Wojtyla nasceva infatti molto lontano, fin dai tempi di Cracovia e della sua esperienza personale che lo portò, con grande apertura d’animo e coraggio cristiano, verso una ecclesiologia decisamente cristocentrica. Tutto nasceva, in lui, da Cristo, e di conseguenza anche la sua concezione dell’uomo era totalmente permeata nella fede in Gesù, il nostro Salvatore. La centralità della persona umana, che era elemento dirimente in ogni discorso, intervento, documento redatto da Giovanni Paolo II, nasceva sempre da un radicamento estremamente solido nella salvezza cristiana dovuta a Gesù.

Nella Trinità vi è anche inscritta la realtà della Chiesa

Non appena divenne Papa, questa visione maturata durante la sua gioventù spuntò fuori in maniera evidente nelle prime tre fondamentali encicliche, che in seguito vennero utilizzate anche in preparazione del Giubileo del 2000. Si trattava cioè della Dominum et vivificantem, pubblicata il 18 maggio 1986. Della Dives in Misericordia, il 30 novembre 1980. E infine della Redemptor Hominis, il 4 marzo 1979.

Queste tre encicliche sono anche note come il trittico trinitario, in quanto indicano la Trinità come chiave interpretativa per comprendere la fede e ci conseguenza anche la specificità dell’essere cristiano. Allo stesso tempo, nella Trinità vi è anche inscritta la realtà della Chiesa, la sua natura, la sua missione, fatta di molti aspetti che si uniscono tra loro, di identità e diversità che si fondono in una cosa sono, una e molteplice. Di conseguenza anche nella Chiesa la diversità è presente, ma in una maniera estremamente connessa alla Rivelazione divina.

La Chiesa di Giovanni Paolo II si fonda sul primato della Parola di Dio

Questi aspetti emergono con grande forza nella Chiesa lasciata in eredità da Giovanni Paolo II, riconciliata con sé stessa e con la storia, con il passato che la offusca e con il futuro da accompagnare sulla strada della redenzione e della salvezza. In tutto ciò, l’esperienza del Giubileo è stata assolutamente centrale, permettendo alla Chiesa e a tutti i cristiani di entrare nel terzo millennio in uno stato di purificazione profonda.

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La Chiesa che ci ha lasciato Giovanni Paolo II è infatti una Chiesa più spirituale, più evangelica, più biblica, ma soprattutto una Chiesa che si fonda sul primato assoluto della parola di Dio. Una Chiesa, in sostanza, che non trascura la vita interiore e che si presenta nell’essenza di una Chiesa santa, proprio come il Pontefice polacco. Ma la caratteristica centrale di questa santità era anche nel fatto che si trattava di una santità “aperta” a tutti, una santità che oggi si direbbe “in uscita”.

La consonanza tra lo stile di Francesco e quello di Giovanni Paolo II

Per questa consonanza, lo stile di Papa Francesco si richiama a quello di Giovanni Paolo II, a cui del tutto debitore e con il quale è certamente in linea. La Chiesa di Giovanni Paolo II non è una comunità segnata dalla supremazia di un monarca assoluto, ma legata dal cuore, dall’amore umano verso il Pontefice che è immagine di Cristo sulla terra, in quanto successore di Pietro, che si riversa in tutta l’umanità.

La Chiesa di Giovanni Paolo II mette al centro la vera legge a cui ci ha lasciati Gesù, che è la legge dell’amore, e non delle burocrazie o del potere. Una Chiesa in sostanza anche meno “clericale”, come Papa Francesco ama talvolta specificare. Dove lo spazio per i laici all’interno della vita ecclesiastica è sempre più ampio, centrale, fondamentale. Come lo è nello specifico, checché se ne dica, anche per il genio femminile. Dove soprattutto al primo posto non c’è il moralismo ma la legge evangelica, che ne è l’esatto contrario.

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La morale indicata da Wojtyla è infatti quella segnata in quella che venne rinominata la teologia del corpo, fondata cioè sul disegno di salvezza del Padre, che è tanto esigente quanto misericordioso, e che invita il credente a una sua maturazione, piuttosto che a vivere nell’infantilismo costante. La Chiesa infatti, è espressione di una salvezza che non ha paura di nulla ma che al contrario permea della sua santità ogni popolo e cultura, fino a toccare l’intero pianeta, e in particolare i più poveri, scartati, bisognosi, invitandoli alla fede finanche, purtroppo, talvolta il martirio. Consapevoli della vita eterna che ci aspetta.

Giovanni Bernardi

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