Tra i mille problemi in cui l’umanità annaspa, c’è invece chi si sta battendo per sdoganare la pornografia.
Non basta che quest’“arte” sia diffusa ormai capillarmente e sempre più libera da divieti. Non basta che generi ogni giorno un giro d’affari di milioni e milioni di euro.
C’è chi la pornografia vuole trasformarla in un vero e proprio diritto umano, riconosciuto e codificato a livello internazionale. Tutto nasce dal caso sollevato da un detenuto in un carcere slovacco, che al momento di finire in cella per duplice omicidio, s’era portato con sé alcune riviste a luci rosse.
Dopo che gli erano stati sequestrati i giornali, l’uomo ha ottenuto un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU). Nello specifico la CEDU dovrà stabilire se vietare la pornografia a un detenuto sia da ritenersi una violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
A schierarsi decisamente contro la pornografia è stato lo European Center for Law and Justice (ECLJ), che ha consegnato alla CEDU un dossier di 36 pagine. Nel documento, i giuristi, di ispirazione cattolica definiscono la pornografia “intrinsecamente immorale” e appongono una serie di argomentazioni di carattere psicologico e psichiatrico.
Lo ECLJ rivendica quindi il diritto degli stati di “limitare alcune libertà per proteggere la morale, così come la sicurezza, la salute o i diritti degli altri”. E ricorda che “la protezione della morale è una prerogativa dello Stato riconosciuta dalla Convenzione negli articoli 8, 9, 10, 11 e 21”. Secondo lo ECLJ, la pornografia “svaluta sistematicamente le persone e stimola la violenza, l’aggressività e persino il sadismo o il masochismo”. Attraverso la pornografia, inoltre, “l’umiliazione e gli abusi verso le donne sono quasi sistematici”, si legge nel dossier.
Entrando nel merito del caso slovacco, lo ECLJ sottolinea anche che la “solitudine” e l’“ozio” in cui sono costretti i detenuti accrescono “il rischio di dipendenza”. Pertanto, diventa importante proteggere dalla pornografia i detenuti, la cui dipendenza diventa “ancor più problematica” tra i carcerati “colpevoli di violenza sessuale”.
Secondo i dati citati dallo ECLJ, l’88% dei 50 video pornografici più popolari, contengono “violenza fisica”, mentre il 49% contiene “almeno un’aggressione verbale”. L’87% degli atti aggressivi perpetrati sono “contro le donne”. mentre “nel 95% dei casi le loro risposte sono neutre o espressioni di piacere”.
Tutti elementi che dovrebbero giocare contro una sentenza favorevole alla pornografia. Tuttavia, il fatto stesso che la CEDU debba pronunciarsi su argomento del genere è già di per sé una sconfitta per lo stato di diritto e un preoccupante segno di decadenza della società europea e delle sue istituzioni.
[L.M.]
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana / European Center for Law and Justice
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