Procura di Pesaro blocca la trascrizione all’anagrafe dei figli di una coppia gay

Procura di Pesaro blocca la trascrizione all'anagrafe dei figli di una coppia gayNei mesi scorsi i comuni di Pesaro, Catania, Torino, Roma ed altri hanno trascritto dei certificati di nascita esteri che attestavano due genitori dello stesso sesso come genitori di un bambino. Le decisioni prese dai comuni hanno suscitato non poche polemiche da parte di chi si oppone alla maternità surrogato e chi è contrario a riconoscere alle coppie omosessuali il diritto di essere genitori. Finora nessuna delle procure in cui sono stati trascritti gli atti si era pronunciata a riguardo, attendendo che la Corte di Cassazione si esprimesse sulla questione in autunno a camere unite e quindi in modo vincolante per tutti i giudici.

La trascrizione degli atti è stata fatta seguendo la legge internazionale che impone ai singoli comuni di trascrivere un atto riconosciuto legale da un altro Paese. A questa legge, però, è stata applicata un’eccezione che annulla l’obbligo di trascrizione: qualora il certificato sia contrario all’ordine pubblico non è valido nel nostro Paese. In tal proposito, basandosi proprio sull’eccezione di cui sopra, si era espressa la Corte di Cassazione nel 2014 riguardo ad un certificato di nascita proveniente dall’estero che riconosceva ad una coppia etero il ruolo di genitori di un bambino nato tramite maternità surrogato: in quel caso è stato deciso che l’atto non fosse valido poiché la maternità surrogato non è legale in Italia.

Maternità surrogato: il caso di Pesaro

Nonostante il precedente del 2014, negli anni successivi alcuni tribunali hanno deliberato in maniera contraddittoria su casi di maternità surrogato che vedevano implicate coppie del medesimo sesso. Riguardo agli ultimi casi di questo genere c’è stato un certo immobilismo delle procure, dovuto principalmente ad uno stato di caos legislativo sulla questione. A rompere gli indugi è stata la Procura di Pesaro che ha impugnato il certificato di nascita di due gemelli riconosciuto dal comune sostenendo che: “Non basta produrre un documento californiano con la scritta i gemelli hanno due padri per farci stare tranquilli”- come si legge su ‘Il Resto del Carlino‘ – “Sarà necessario sottoporre alla prova del dna bimbi e genitori intenzionali”. Non è detto che le altre procure seguano l’esempio di quella di Pesaro, bisognerà probabilmente attendere la delibera della Corte Suprema del prossimo autunno.

Luca Scapatello

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