La Vergine intervenne in potente aiuto del duca, che mantenne poi il voto di costruirle un santuario in Suo onore per la grazia concessa
Durante l’assedio di Torino da parte delle truppe francesi nel 1706, il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia, meglio noto come la Volpe, si trovava in forte difficoltà. Decise quindi di rivolgersi alla Vergine e fece e voto di costruire in caso di vittoria, sul colle di Superga, un Santuario. Insieme a lui, si votò alla Madonna anche il principe Eugenio di Savoia-Soisson, che in quel momento comandava gli alleati dell’impero.
Il duca e il principe guidavano infatti l’esercito locale delle milizie piemontesi, e un giorno decisero di salire sul colle di Superga allo scopo di osservare dall’alto il campo di battaglia. Una volta però entrati nella piccola chiesa posta sul colle, i due si inginocchiarono davanti alla Statua della Madonna delle Grazie.
La costruzione del futuro santuario avrebbe dovuto rappresentare la difesa spirituale della Città dall’esercito Franco-Spagnolo di Luigi XIV e la riconoscenza per l’Aiuto che Maria aveva elargito ai suoi figli.
Le truppe piemontesi furono aiutate dagli Austriaci: le loro truppe, affiancate, dopo una dura e sanguinosa battaglia ottennero un pieno successo a Torino, che con tutto il resto del Piemonte ottenne la tanto attesa libertà.
Vittorio Amedeo II ottenne così un successo prima difficilmente ipotizzato, liberando finalmente le sue terre dalle truppe nemiche, e decise così di fare fede all’impegno assunto, costruendo il Santuario della Madonna delle Grazie, che fu ultimato dopo 14 anni dall’inizio dei lavori, nel 1731.
O Beata Vergine Maria,
tu che abiti nella gloria di Dio
e conosci ogni nostra afflizione,
perché nostra Madre,
degnati di accorrere provvida nelle nostre necessità
e a liberarci, te ne preghiamo, dai nemici della nostra anima
e della nostra vita:
Se è nella volontà di Dio,
ti chiediamo, o Madre,
di intercedere prontamente per noi,
affinché possiamo trovarci liberati dai mali che ci affliggono,
o, nel caso Iddio voglia che li sopportiamo per qualche altro tempo,
donaci, o Madre, la pazienza e l’umiltà
Elisa Pallotta
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