Perché una suora di clausura finisce in diretta su Radio Deejay?

Un fatto davvero inusuale che interrompe la normalità e mette in luce un aspetto dimenticato, specialmente in tempo di Covid.

Stiamo parlando della vita delle suore di clausura e delle difficoltà che molte di queste stanno vivendo a causa della crisi sanitaria. Dopo lo scoppio della pandemia, e in seguito ai diversi lockdown a cui la popolazione è stata sottoposta, molte monache di clausura hanno visto interrompersi il flusso della beneficenza che permette loro di vivere, o magari hanno visto interrompersi le entrate che provengono dalle varie attività che le religiose svolgono durante la giornata.

La difficile situazione delle religiose e l’appello

Se i monasteri sono chiusi ai visitatori, infatti, le religiose che non possono uscire dal convento si sono trovate in una situazione di forte difficoltà dal punto di vista economico. Così la nota trasmissione radiofonica Radio Deejay si è vista recapitare una lettera in cui è contenuto un particolare appello agli ascoltatori, che il conduttore Linus ha voluto leggere in diretta.

A scrivere è Suor Eliana, una ex compagna di scuola della moglie del conduttore di Radio Deejay, oggi monaca di clausura, e nel testo si racconta la difficile situazione in cui la sua comunità, all’interno del suo “monastero nella foresta”, sta vivendo in questo periodo di limitazioni dovute al Coronavirus.

La lettera che gli ascoltatori hanno udito in diretta

“Sono Suor Eliana, una monaca di clausura. Vivo da anni una sorta di lock-down volontario. Anche se la mia vita, d’acchito, può sembrare aliena, sento ora più che mai cosa ci sia negli animi, e la mia funzione è pregare e sostenere quello di ognuno. Dodici anni fa per dare vita a un monastero con due consorelle abbiamo posto il nido fra i rami di un alberello ancora tenero e piccolino: una casa di campagna costruita da un signore in pensione, sita in un luogo davvero indicato per noi”, ha spiegato la religiosa nella lettera.

“Cioè lontano dalla città e nel silenzio di un verde rigoglioso e scintillante, quasi selvaggio. Le mani operose e tenaci di quest’uomo generoso non erano però decisamente quelle di un mastro carpentiere, ma di un impiegato statale, munito solo di una grande dose di buone intenzioni. Quando ci siamo insediate non c’erano quindi né luce né riscaldamento. Così per i primi anni ci siamo accontentate di poter dormire su materassi appoggiati a terra, e di riscaldarci con l’unico fuoco che avevamo: l’amore divino e fraterno. Niente altro, ma per noi non poco”.

L’ironia che si unisce alle difficoltà del quotidiano

La lettera prosegue raccontando con ironia la dura situazione in cui le suore si sono trovate a vivere. “Per dirla proprio tutta, abbiamo potuto anche praticare una dieta dissociata e ferrea, esclusivamente a base di pasta che qualche anima pia non ci ha mai fatto mancare, condita unicamente dalla pace che scaturisce dal fare volutamente la volontà di Dio. Sarà forse questo il motivo per cui non ha sortito alcun effetto dimagrante”.

Però, continua la suora, c’è sempre in gioco la volontà del Signore, a cui nessuno può sfuggire. “C’è un minuscolo neo che al Signore non sfugge ma al quale evidentemente non attribuisce troppa importanza, almeno non quanta ne ha qui sulla terra. Cioè il denaro. In realtà anche a quello il Signore provvede, attraverso la generosità di tante anime amiche e devote. Diciamo però che l’unico impeachment è dato dalla quantità unitamente al tempismo. Quel poco che arriva alla spicciolata non è lontanamente sufficiente a sostenerci”.

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Gli obiettivi (minimi) della comunità ricca di vocazioni

Così la suora arriva al dunque. “Miei cari, da soli non potreste comprendere a cosa ci serve, e avrei un’infinità di cose da raccontarvi, ma sappiate almeno questo. Nessuno di noi aveva mai visto una gallina da vicino, né strappato erbacce, coltivato la terra, potato un albero o quantomeno costruito qualcosa. Ma da quando abbiamo messo piede in questo posto abbiamo costruito la nostra chiesa in legno. Un pollaio, piantato orti, ma non tutto purtroppo possiamo fare con una sega alla mano e un martello, dei chiodi e un avvitatore.

Il nostro piccolo monastero aveva solo tre celle monastiche (camere). Poiché nel frattempo, per grazia di Dio, si sta popolando, abbiamo dovuto letteralmente smantellare la biblioteca e la stanza del guardaroba per adibirle a celle“. Poi ci sono diversi lavori, essenziali, che le suore vorrebbero realizzare nel loro convento, anche solamente per mettersi in sicurezza dagli animali selvatici che si aggirano nelle vicinanze.

linus radio deejay
Linus conduttore di Radio Deejay photo web source

Come fare per contribuire economicamente alla comunità di suore

“Vi saremo eternamente grate ricambiando con l’unica cosa che possediamo, la preghiera per ciascuno di voi. Così sia”. In sostanza, come hanno riassunto i conduttori della trasmissione, le vocazioni all’interno del monastero non mancano. Mancano però i soldi per adibire il monastero alla possibilità di accogliere ulteriori sorelle.

Ecco la lettera in diretta a Deejay Chiama Italia seguita dall’ironico commento di Nicola in versione “Papa emerito”. Nel caso poi voleste contribuire, sotto il video trovate le coordinate per fare una piccola donazione. Per questo, chi desidera sostenere il lavoro di Suor Eliana e delle sue sorelle può farlo con una donazione alle seguenti coordinate:

IBAN: IT10Z0503403801000000391273
Presso: BPM filiale di Campobasso
Intestato a: Monastero Sant’Elia

Giovanni Bernardi

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