Perché stiamo pagando a caro prezzo la cieca fede nella scienza?

L’affermazione lapidaria del virologo pone un punto fermo sulle tante affermazioni sul Covid che, purtroppo, sembrano intrise di un vero e proprio dogmatismo scientifico.

Invece di essere frutto di una pacata e razionale riflessione sulla bontà o meno delle decisioni che si sono prese dallo scoppio della pandemia ad oggi.

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Viviamo infatti tempi senza dubbio molto oscuri, in cui la fede per la “scienza” ha soppiantato non solo quella nella religione, ma spesso anche ogni buonsenso, finendo per etichettare come appestati tutti coloro che la pensano in maniera diversa.

Il rischio di un’irrazionale fede scientista che colpisce tutti

C’è stata una frase in particolare, di uno dei più noti esperti scientifici che vediamo da due anni ormai costantemente su ogni media televisivo o giornalistico, che ha cristallizzato al meglio una realtà che dovrebbe essere ovvia ma che così, purtroppo, non è. In tema di vaccinazioni, ad esempio, a prescindere dall’utilità o meno degli stessi, vediamo un furioso scontro tra favorevoli e contrari, unito a una pesante “persecuzione” nei confronti di chi, per scelta o per paura, ha scelto di non vaccinarsi.

In ogni angolo o piazza, o anche in ogni piega della rete, uomini e donne si aggrediscono ferocemente sulla bontà o meno dei vaccini, sul fidarsi o meno della scienza che pare affermarne la bontà, al punto di censurare o escludere categoricamente dal dibattito anche tutti coloro che non la pensano nella stessa maniera del pensiero dominante.

Ci sono infatti fior di scienziati e di premi Nobel che hanno pareri molto discordanti e critici sulla vaccinazione, in particolar modo ai bambini ma non solo, che tuttavia vengono incredibilmente messi a tacere e totalmente emarginati dal dibattito. Da tutto questo si origina quello che viene definito “dogmatismo” religioso: ciò che affermano le istituzioni scientifiche, a seconda di chi porta avanti questo tipo di pensiero, non si può in alcun modo discutere, ma bisogna accettarlo a testa bassa.

Le parole dell’esperto sul prossimo futuro della pandemia

L’esatto contrario del metodo scientifico, che procede per tutti, prove, confutazioni. Insomma, una scienza che non è più scienza ma una sorta di “fede” o di “religione” scientista, in cui, in maniera settaristica, non si può in alcun modo discutere. In questo caso, la frase definitiva in merito a tutto questo è stata pronunciata dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, commentando l’attuale situazione della pandemia tra vaccini e la cosiddetta variante Omicron.

Remuzzi ha affermato che “in Italia la curva sta rallentando” e che “il picco potrebbe esserci tra un paio di settimane, ma non è detto che ci sia”. In sostanza, per lo scienziato “potrebbe esserci un plateau, ora abbiamo un aumento di casi e ricoveri, ma in percentuale l’incremento è inferiore a quello delle scorse settimane. Abbiamo la ragionevole speranza che in un paio di settimane le cose inizino almeno a stabilizzarsi”.

L’esperto ha quindi parlato, per fortuna, non di certezza ma di una “speranza ragionevole”, e ha specificato: “se in questo ambito qualcuno vi dice di avere certezze, non credetegli”. Quindi, “è difficilissimo fare previsioni, ma direi che questo virus starà con noi per i prossimi 2 anni. Potrebbe creare danni a persone particolarmente fragili, ma diventerà sempre meno pericoloso e diventerà uno dei coronavirus che conosciamo”.

La considerazione finale che stronca ogni discussione

La triste realtà, però, è che vediamo ormai dallo scoppio della pandemia sedicenti esperti che affermano tutto e il contrario di tutto essendo tuttavia costantemente smentiti dalla realtà dei fatti, ma che nonostante ciò continuano, imperterriti, a pontificare. Mai una volta che abbiano, con un pizzico di umiltà, affermato: io questa cosa non la so. O meglio, la comunità scientifica di fronte al Covid sa molto poco.

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O ancora meglio, sono molte più le cose che ignora di quelle che conosce, di conseguenza è necessario fare più spazio alla coscienza personale di ciascuno, in quanto la libertà è un bene primario inalienabile, che non può essere portato via da nessuno. E magari, ogni tanto, fare anche un piccolo spazietto alla fede nel trascendente, nel Signore che sempre salva chi lo invoca, come già fatto numerose volte nel corso della storia.

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Le affermazioni del professore Remuzzi poggiano infatti su un assunto. Che la situazione che abbiamo davanti è “estremamente dinamica, oggi ho imparato cose che ieri non sapevo. La scienza funziona così. All’inizio tanti di noi dicevano che il virus non muta e invece muta tantissimo. Inizialmente si diceva che la vaccinazione eterologa sarebbe stata un pasticcio, ora sappiamo che la risposta del sistema immunitario è molto più forte”.

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E poi per un’altra ragione altrettanto importante. Che “la scienza non è la Bibbia”. Quindi anche basta di credere a ogni cosa che pronunciano su ogni schermo gli improvvisati santoni della virologia: ne facciamo molto volentieri a meno.

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