Perchè se non diventeremo come bambini, non entreremo nel regno dei cieli?

 

“Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”.
Probabilmente, Gesù lo disse perché sapeva che, la visione dei bambini del mondo, è molto diversa dalla nostra.

I bambini sono liberi, almeno fino ad un certa età, da sovrastrutture imposte dalla società e da maschere necessarie a farci accettare dagli altri.
La loro è una versione genuina degli stati d’animo, di tutte le emozione e dei processi che servono a codificare il mondo.
Per questo, dovremmo proprio essere un buon esempio per loro, perché crescano ancor meglio di noi e possano imitare, del nostro comportamento, prettamente gli aspetti sani.
Gesù disse anche: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare.” e possiamo immaginare benissimo i tanti modi in cui gli adulti potrebbero (e lo fanno) dare scandalo, sconvolgere i bambini e il loro futuro.
Sarebbe in effetti, opportuno, che fossimo noi adulti a prendere, qualche volta, esempio da loro, per riportare alla memoria le sensazioni e il coraggio di quando eravamo semplici e puri, innocenti e contenti per nulla; di quando pensavamo di poter diventare chiunque e cambiare il mondo.

Oggi, in Italia, nascono un terzo soltanto dei bambini che venivano al mondo 50 anni fa; oggi i bambini potrebbero beneficiare di attenzioni e confort che, negli anni sessanta, nemmeno si ipotizzavano, tuttavia non sembrano essere affatto più sereni.
Un docufilm ha voluto rendere protagonisti 39 bambini italiani, di varie regioni, per dar loro modo di esprimersi. “Ho sempre guardato con grande interesse all’infanzia, un tempo della vita molto bello, speciale e intenso.”. “Le risorse dei bambini sono la cosa più bella della vita. La loro fantasia non è stata ancora imbrigliata e hanno “tutti i valori al posto giusto”: se non vengono condizionati dagli adulti, sono privi di pregiudizi (…). Ascoltare le loro parole aiuta noi grandi a riflettere, a capire meglio la realtà.” -dice il regista, per spiegare il progetto, a cui ha partecipato anche Walter Veltroni.

Ed ecco alcune osservazioni di quei piccoli, su temi importanti: “Il momento più bello della mia vita? Quando, con il mio papà, ho imparato ad andare in bici.”.
“Da grande sogno di essere sposato e con tanti bambini.”. “Per me la famiglia è la felicità.”.
“La mia famiglia è la cosa che mi piace di più della vita. Infatti mi manca tanto che non siamo più tutti insieme.”.
Loro, che hanno bisogno del punto di appoggio di una famiglia unita, di riconoscere nel nucleo famigliare il loro nido protetto, vorrebbero sentire sempre armonia intorno o almeno affetto e rispetto tra mamma e papà (per cominciare), anche nel caso in cui i genitori abbiamo deciso di separarsi.
Dicono ancora: “Da grande non so se starò in questo Paese: l’Italia non è tanto bella adesso.”.
“Le cose non vanno bene, a Dio chiederei di perfezionare un po’ il mondo.”. “Io sto tenendo da parte le paghette e i soldi dei dentini. Così da grande non dovrò pagare il mutuo. Sarà una cosa di meno.”.
E, noi adulti, questo dobbiamo sempre tenerlo a mente: i bambini assorbono, come una spugna, tutto ciò che mostriamo loro e vivono i problemi dei grandi come se potessero davvero risolverli con le loro iniziative.
E, magari, se avessero voce in capitolo, qualche dritta, più che utile, ce la darebbero sul serio.

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