Nessuno parla del testo profetico di Papa Benedetto XVI

Sono passati oltre dieci anni, da quando Papa Ratzinger ha redatto uno scritto estremamente profetico, che però è passato totalmente in sordina rispetto a tante altre questioni che hanno occupato a lungo le pagine dei giornali. 

Oggi quelle parole risuonano con forza alla luce di quanto sta accadendo nelle nostre comunità, e che indicano la vera strada per abbattere il male che cresce con sempre più forza.

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Ha appena compiuto esattamente dieci anni l’Esortazione Aspotolica Africae munus di Papa Benedetto XVI, una vera e propria mappa che indica il vero futuro dell’Africa e la necessità di evangelizzazione da parte di un continente in grande espansione, che riflette la stessa di cui ha bisogno oggi sempre più l’intero pianeta.

L’importante documento

Si tratta di un documento a cui Ratzinger arrivò al termine di una profonda meditazione durata ben due anni, consegnata infine all’episcopato africano nel novembre 2011, e che pose il punto finale sul secondo Sinodo africano svoltosi a Roma nell’ottobre del 2009.

Nel testo si parla di un continente, l’Africa, che “avanza, gioiosa e vivente, manifestando la lode a Dio”. Un modello di speranza per il futuro dell’umanità intera, e soprattutto un vero e proprio tracciato missionario per ciò che veramente oggi la Chiesa dovrebbe fare in ogni luogo della terra: annunciare la Parola di Dio, il Kerygma, senza mezze misure.

La traduzione del titolo è “L’impegno dell’Africa“, e si intende il bisogno di riscoprirsi padroni della storia, fautori dei destini dell’umanità, sotto lo sguardo di Dio che accompagna i suoi figli senza abbandonarli mai e soprattutto aprendo la strada per loro.

La tesi profetica di Ratzinger

La tesi di Ratzinger è che anche nella Chiesa c’è bisogno di un vero rinnovamento, di tornare cioè alle vere radici della fede e dell’evangelizzazione missionaria che spetta a ogni cristiano sulla faccia della terra, senza alcun timore se non quello del Signore che ci ama infinitamente e che non vuole mai vederci compiere il male e finire schiavi del peccato.

Per farlo, Ratzinger prende a modello il continente più sofferente di tutti, l’Africa, in un momento storico in cui la sofferenza è grande ovunque, compreso l’Occidente un tempo cristiano alle prese con ideologie di morte e di sopraffazione da parte delle forze del male.

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Tutto deve partire, spiegava Benedetto XVI, dal rinnovamento delle comunità cristiane locali e dalla fuga da ogni commiserazione o pietismo. C’è bisogno, spiegava Ratzinger, di mettersi in discussione e di ripartire dal centro della nostra fede, Gesù. Anche e soprattutto nei momenti difficili, come le tante pestilenze e guerre civili che accompagnano da tempo il continente africano, e che oggi si sono insediate anche in occidente.

Il messaggio per il futuro della Chiesa

Prima con il comunismo, poi con le ideologie, in seguito con le crisi economiche e con il capitalismo sfrenato e infine con la pandemia, che sta segnando una lacerante spaccatura all’interno delle nostre comunità e che va frenata al più presto possibile prima che sia troppo tardi.

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“Come il resto del mondo, l’Africa vive uno choc culturale che minaccia le fondamenta millenarie della vita sociale e rende talvolta difficile l’incontro con la modernità!”, è quanto scriveva in maniera profetica Benedetto XVI in questa straordinaria e sconosciuta esortazione apostolica. Dove indicava che se la politica ha il dovere di amministrare la società, la Chiesa ha quello di formare le coscienze e rendere possibile a tutti la conoscenza dell’amore infinito di Cristo per ogni uomo.

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Per farlo, però, c’è bisogno di ascoltare il “grido silenzioso degli innocenti perseguitati, o dei popoli i cui governanti ipotecano il presente e il futuro, in nome di interessi personali”. Parole che tanti cristiani hanno fatto proprie fino al martirio, ma che giorno dopo giorno c’è sempre più bisogno di riscoprirle in profondità e farle nostre, per una vita di luce e di testimonianza nella gioia del Signore risorto per noi.

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