
“Perché avete paura, o gente di poca fede?” -chiese Gesù ai discepoli, nel Vangelo di Matteo. Imperversava la tempesta e, mentre la nave su cui erano rischiava di affondare, Gesù dormiva sereno.
Più o meno è quello che accade anche oggi a molti cristiani, che sanno di avere Cristo dalla loro parte, ma sono timorosi, nei confronti di una società che predispone gli animi alla confuta, alla negazione dei dogmi cristiani più autentici.
Le Nazioni occidentali accettano i matrimoni gay, le coppie di fatto; votano favorevolmente per l’interruzione volontaria di gravidanza.
E i cristiani tacciono, anzi -peggio ancora- comprendono coloro che trasgrediscono i Comandi di Dio, perché, in fondo, anch’essi fanno lo stesso.
Così, l’incarnazione di Dio in un uomo, nel grembo materno di una donna Vergine, Maria Immacolata, diviene una favoletta, una metafora per spiegare che un giorno qualcuno iniziò a diffondere il nostro Credo, ma che, quel qualcuno, visse troppo tempo fa.
L’evangelizzazione dei popoli non sembra essere più una liberazione dall’angoscia per la certezza che questa vita terrena avrà un termine, non sembra più una gioia per l’annuncio di quella eterna. No, l’annuncio della Parola di Dio è un modo per limitare l’indipendenza dell’uomo, che si crede padrone della propria esistenza e si arroga il diritto di farne ciò che vuole.
Così, la barca su cui i cristiani viaggiano va alla deriva, rischia di affondare e i pochi a sapere che Cristo è li con loro hanno troppa paura per fidarsi, per affidarsi alla Verità che salva, l’unica possibile.
Antonella Sanicanti