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Papa Francesco: la preghiera è l’argine al male di questo mondo

La preghiera è “argine” e “rifugio” dell’uomo, di fronte “all’onda di piena del male che cresce nel mondo”.

Le parole di Papa Francesco pronunciate dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico per la catechesi dell’udienza generale del mercoledì, toccano nel profondo un nervo scoperto della società contemporanea. Senza la preghiera infatti siamo inermi di fronte al mondo, e il male può prendersi gioco di noi con grande facilità.

La preghiera è una corazza necessaria contro le insidie del demonio, che ci accompagna e ci aiuta a camminare in santità con Nostro Signore Gesù Cristo.

Dio ha un disegno buono, ma l’uomo sperimenta il male

Papa Francesco come ogni mercoledì ha proseguito il suo ciclo di riflessioni sulla preghiera, e lo ha continuato a fare in assenza fisica dei fedeli, come accade dall’inizio della crisi sanitaria dovuta al coronavirus. Il Papa, riflettendo sulla presenza del Signore nella storia dell’umanità, ha perciò invitato i cristiani a non intraprendere la strada della violenza, ma al contrario di aprire il cuore al Signore affinché Lui lo possa trasformare e volgerlo al bene.

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Il disegno di Dio per l’umanità infatti, avverte il Papa, “è un disegno buono”. “Eppure nella nostre vicende sperimentiamo la presenza del male: il suo dilatarsi appare fin dai primi capitoli del libro della Genesi con la storia di Adamo ed Eva che vogliono diventare come Dio e alla fine, invece, scoprono di essere nudi: il tentatore è un mal pagatore”, scrivono i media vaticani riportando il messaggio di Francesco.

La storia dell’umanità e il bisogno di fraternità

Si tratta del percorso dell’umanità fin dall’invidia di Caino per suo fratello Abele, una fraternità che finisce in un fratricidio e che al Papa fa pensare al bisogno di fraternità umana ancora oggi, di fronte alle tante guerre, alle povertà materiali e a quelle spirituali. Ma la Bibbia ci mostra anche esperienze che ci fanno sperare, e ci danno cioè ““il riscatto della speranza”. Come nel caso di Abele, Enoc e Noè.

“Se anche quasi tutti si comportano in maniera efferata, facendo dell’odio e della conquista il grande motore della vicenda umana, ci sono persone capaci di pregare Dio con sincerità, capaci di scrivere in modo diverso il destino dell’uomo”, dice il Papa.

photo web source: ilmessaggero.it

La preghiera come argine al male del mondo

“Leggendo questi racconti, si ha l’impressione che la preghiera sia l’argine, sia il rifugio dell’uomo davanti all’onda di piena del male che cresce nel mondo”, continua Francesco. “A ben vedere, preghiamo anche per essere salvati da noi stessi. E’ importante. Pregare: Signore, per favore, salvami da me stesso, dalle mie ambizioni, dalle mie passioni. Salvami da me stesso”.

Quando si prega in maniera autentica si diventa inevitabilmente operatori di pace, ha spiegato il Pontefice. Ciascuno di noi fa esperienza, nel momento della nostra relazioni intima e massima con il Signore, che avviene nella preghiera, di una pace profonda che irradia lo spirito e ci “libera dagli istinti di violenza ed è uno sguardo rivolto a Dio”, ha ricordato Francesco.

La fraternità del Papa con le altre religioni

Una qualità, ha poi voluto ammettere il Pontefice in spirito di fraternità con le altre religioni, come dimostrato anche durante il coronavirus con l’iniziativa della preghiera comune, che “è vissuta da una moltitudine di giusti in tutte le religioni”.

“La preghiera coltiva aiuole di rinascita in luoghi dove l’odio dell’uomo è stato capace solo di allargare il deserto“, ha detto il Papa.

Il mondo vive grazie alla preghiera

“Ecco perché la signoria di Dio transita nella catena di questi uomini e donne, spesso incompresi o emarginati nel mondo. Ma il mondo vive e cresce grazia alla forza di Dio che questi suoi servitori attirano con la loro preghiera. Sono una catena per nulla chiassosa, che raramente balza agli onori della cronaca, eppure è tanto importante per restituire fiducia al mondo!”.

Durante la sua catechesi Francesco ha poi voluto ricordare anche un capo di governo del passato, una personalità famosa che era atea ma che aveva conservato nel suo cuore la preghiera che faceva sua nonna quando lui era piccolo. Francesco ha spiegato che anche a un uomo potente come era questa personalità, una preghiera così semplice era rimasta impressa nel suo cuore e tornò a galla in un momento difficile della sua vita.

La preghiera, una “catena” che “semina vita”

In questo modo, fu per questo capo di governo possibile ritrovare Gesù. Segnò che il Signore si manifesta nei nostri cuori e nelle nostre vite solo in occasione di momenti umili e semplici, e non nel potere o nello sfarzo.

Si tratta, nella preghiera, di creare “una catena di vita” che “semina vita”, la cosiddetta “piccola preghiera“, secondo il Papa. Ragione per cui, ha esortato il Pontefice, bisogna insegnare ai bimbi a fare bene il segno della croce, consapevoli che quel “seme di vita” rimarrà con loro per sempre. In questo modo il cammino nelle vite di ciascuno non prenderà la direzione del più forte ma quella del Signore.

La memoria di Paolo VI e l’attesa della Pentecoste

Alla fine della catechesi, durante i saluti, il Papa ha ricordato che tra due giorni si festeggia nientemeno che la memoria liturgica di San Paolo VI. Che il suo esempio “incoraggi ciascuno ad abbracciare generosamente gli ideali evangelici”, è l’auspicio di Francesco.

Preghiera (photo Pixabay)

Aspettando, domenica prossima, la Solennità di Pentecoste. L’invito del Papa in questo caso è di essere docili dello Spirito Santo. Affinché la vita sia sempre illuminata “dall’amore che lo Spirito di Dio riversa nei cuori”.

Giovanni Bernardi

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