Il Papa interviene in una diocesi nell’occhio del ciclone per abusi

La vicenda dei presunti abusi sui minori nell’arcidiocesi di Colonia ha indotto il Papa a predisporre una visita apostolica.

A marzo, il “rapporto Gercke”, un dossier di poco meno di 900 pagine, aveva menzionato una serie di crimini, consumatisi tra il 1975 e il 2018.

Da chiarire la posizione di Woelki

Dalla vicenda era uscito sostanzialmente scagionato il cardinale arcivescovo di Colonia, Rainer Maria Woelki, che si era rivolto direttamente al Vaticano. Piuttosto male ne è uscito invece il suo predecessore, il cardinale Joachim Meisner, scomparso nel 2017, ritenuto responsabile di almeno 24 violazioni per insabbiamento di altrettanti casi di abusi.

Il rapporto ha invece inchiodato alle loro responsabilità monsignor Stefan Heße, già direttore del personale a Colonia, e gli ausiliari monsignor Dominikus Schwaderlapp e Ansgar Puff. Il primo si è dunque dovuto dimettere da vescovo di Amburgo, così come gli altri due hanno dovuto lasciare la curia di Colonia. Obiettivo della visita apostolica sarà anche quello di accertare la reale colpevolezza dei tre presuli.

Papa Francesco ha nominato visitatori apostolici per Colonia, il cardinale Anders Arborelius, Vescovo di Stoccolma, e monsignor Johannes van den Hende, Vescovo di Rotterdam e presidente della Conferenza episcopale olandese.

Gli inviati della Santa Sede – si legge in una nota della nunziatura apostolica a Berlino – si faranno un quadro globale della complessa situazione pastorale dell’arcidiocesi e al tempo stesso esamineranno eventuali errori commessi dal cardinale Rainer Maria Woelki, nonché dell’arcivescovo di Amburgo, monsignor Stefan Heße, e dagli ausiliari (di Colonia) monsignor Dominikus Schwaderlapp e Ansgar Puff, riguardo a casi di abusi sessuali”.

Accolgo con favore la decisione del Papa e sosterrò con piena convinzione il Cardinale Arborelius e il Vescovo van den Hende nel loro lavoro”, ha dichiarato il cardinale Woelki, commentando l’annuncio della visita apostolica, che dovrebbe iniziare a metà giugno.

Scandali e riforme: un fuoco incrociato

Il già menzionato Rapporto, curato dallo studio legale Gercke & Wollschläger, era stato commissionato lo scorso ottobre dallo stesso cardinale Woelki ed era stato ultimato nel marzo 2021. L’indagine riporta di 314 casi di abusi sessuali, tutti – tranne uno – su minori. Le persone sospettate sono 202, di cui circa due terzi appartenenti al clero.

L’indagine su Woelki e sull’attuale gestione dell’arcidiocesi di Colonia si abbatte sulla chiesa tedesca come una ‘tempesta perfetta’. Il porporato appartiene infatti alla minoranza conservatrice dell’episcopato mitteleuropeo, che si oppone a tutte le novità avanzate dal recente Sinodo tedesco. La contrarietà di quest’ala ecclesiale è su vari fronti: dall’ordinazione delle donne alla benedizione delle coppie omosessuali.

Nonostante la sostanziale irresponsabilità finora accertata, Woelki esce indebolito da questa vicenda e si ritrova nell’occhio del ciclone. C’è chi ne chiede a gran voce le dimissioni, com’è stato fatto, in modo assai plateale, nel corso di un flash mob davanti a una parrocchia di Düsseldorf, con tanto di cartellini rossi, tutti indirizzati al porporato. Un modo plateale per contestare Woelki e impedirgli di celebrare le cresime programmate in quella chiesa.

Due pesi e due misure?

Da parte sua, la Congregazione per la Dottrina della Fede è schierata integralmente con il cardinale Woelki, sia sul piano dottrinale che su quello delle indagini. Il dicastero ha infatti archiviato il fascicolo a carico dei vertici dell’Arcidiocesi di Colonia, a seguito dell’autosegnalazione.

Da notare che anche la diocesi di Aquisgrana è stata travolta da uno scandalo simile, che ha travolto il vescovo titolare, monsignor Helmut Dieser e il suo ausiliare. Entrambi i presuli sono stati scagionati dalle accuse, tuttavia, nemmeno nella fase più difficile delle indagini, si sono mai registrate contestazioni di alcun tipo, come quelle capitate a Woelki. A differenza dell’arcivescovo di Colonia, però, Dieser è su posizioni ‘progressiste’. È forse per questo che il suo scandalo ha suscitato meno clamore e meno polemiche?

Luca Marcolivio

 

Fonti: Aci Stampa / La Nuova Bussola Quotidiana

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