Angelus, Papa: qual è il vero pericolo per il nostro cuore?

Il Santo Padre nel suo Angelus domenicale, pone l’attenzione sull’importanza dell’ascolto, cosa alla quale non siamo più abituati.

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Il Pontefice si sofferma sul brano del Vangelo di questa domenica e su come Gesù abbia scelto di guarire quel sordomuto. Quante volte abbiamo difficoltà ad ascoltare: è su questo tema che Francesco pone la sua attenzione.

Papa Francesco e l’importanza dell’ascolto

In una Piazza San Pietro piena di fedeli, accorsi per ascoltare le sue parole, Papa Francesco propone la sua catechesi domenicale sul brano del Vangelo del giorno: la guarigione del sordomuto. Nel Vangelo di Marco, oltre alla guarigione, Gesù vuole farci porre l’attenzione sull’importanza dell’ascoltare l’altro.

Tutti abbiamo gli orecchi ma tante volte non riusciamo ad ascoltare” – spiega Francesco. Una sordità che non è solo dell’orecchio, ma soprattutto del cuore e dell’anima.

“Perché Gesù ha scelto proprio quell’uomo”

Gesù, come ci racconta l’evangelista, prende in disparte proprio quell’uomo, il sordomuto, gli pone le dita negli orecchi e con la saliva gli tocca la lingua, quindi guarda verso il cielo, sospira e dice: “Effatà”: “La condizione di quella persona ha una particolare valenza simbolica e ha qualcosa da dire a tutti noi. Di che cosa si tratta? Della sordità. Quell’uomo non riusciva a parlare perché non poteva sentire. Gesù, infatti, per risanare la causa del suo malessere, gli pone anzitutto le dita negli orecchi” – spiega Francesco.

Quanti di noi ascoltano veramente? “[…] Pensiamo alla vita in famiglia: quante volte si parla senza prima ascoltare, ripetendo i propri ritornelli sempre uguali! Incapaci di ascolto, diciamo sempre le solite cose” – continua il Pontefice.

Il Pontefice: “Ascoltare, ma anche dialogare”

C’è infatti una sordità interiore, che oggi possiamo chiedere a Gesù di toccare e risanare. È peggiore di quella fisica, è la sordità del cuore. Presi dalla fretta, da mille cose da dire e da fare, non troviamo il tempo per fermarci ad ascoltare chi ci parla” – spiega ancora. Non solo ascolto, ma anche e soprattutto dialogo, un dialogo che non sia fatto solo di parole “ma anche di silenzi, dal non impuntarsi, dal ricominciare con pazienza ad ascoltare l’altro, le sue fatiche, quel che porta dentro” – conclude.

Fonte: vaticannews

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ROSALIA GIGLIANO

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