Papa Francesco: Perchè tanto male nel mondo? “Perché Dio lo permette?”

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Papa Francesco, nell’udienza generale di qualche tempo fa , ha parlato della spogliazione di Cristo. Nella liturgia si presenta «il racconto del tradimento di Giuda, che si reca dai capi del Sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo Maestro», ha raccontato il Pontefice. «”Quanto mi date se io ve lo consegno”. Gesù da quel momento ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l’inizio della Passione di Cristo, un percorso doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. E lo dice chiaramente Lui stesso: “Io do la mia vita… Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo”. Così incomincia quella via dell’umiliazione, della spogliazione, con questo tradimento. Gesù, come se fosse nel mercato: “Questo costa 30 denari…”. E Gesù percorre questa via dell’umiliazione e della spogliazione fino in fondo».

PERCHE’ DIO PERMETTE IL MALE? Cristo accetta la morte peggiore, quella sulla croce, riservata ai farabutti, schiavi e malfattori. «Guardando Gesù nella sua passione – ha detto papa Francesco -, noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte. Tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: “Perché Dio lo permette?”. È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti! Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore. È il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso. Lui ha preso su di sé tutta la sofferenza umana».

L’HA FATTO PER ME. L’uomo si aspetta che Dio «sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio vince proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo. La sua passione non è un incidente; la sua morte – quella morte – era “scritta”».
«Davvero – ha proseguito il Pontefice -, non abbiamo tante spiegazioni: è un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: “E questo è per me. Anche se io fossi stata l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me”. E baciamo il Crocifisso e diciamo: “Per me. Grazie Gesù. Per me”».

LA RISURREZIONE NON E’ UN HAPPY END. «La risurrezione di Gesù – ha detto papa Francesco – non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film, ma è l’intervento di Dio Padre là dove s’infrange la speranza umana. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore e in cui tante persone sentono come il bisogno di scendere dalla croce, è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che incomincia la mattina, prima che incomincia la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita. Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione. Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù»

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