La domanda del Pontefice tocca il cuore della fede, e il senso dell’osservanza del codice ebraico, come mostratoci dall’Apostolo Paolo.
Nel corso della sua Udienza Generale del mercoledì, che si è svolta questa mattina nell’Aula Paolo VI, Francesco ha continuato il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati dell’Apostolo Paolo. La sua meditazione ha avuto come tema centrale un argomento ostico e molto complesso, che è quello della “Legge di Mosè”, per come emerge dalla Lettura (Gal 3,19.21-22).
La conclusione del Papa sull’insufficienza della legge
La conclusione del Papa è chiara per quanto molto difficile da comprendere, perché per giungere alla coscienza di quanto Francesco afferma c’è bisogno di avere compiuto un cammino di fede profondo, in cui si è interiorizzato il senso della scritture e della liberazione che Gesù è venuto a portare su questa terra. La liberazione, cioè, dal male e la salvezza della vita eterna che il Signore ci dona attraverso la Sua Parola. E che non si esaurisce con la legge, ma che va ben oltre, fino alla presenza del Signore nella nostra vita.
“La Legge non dà la vita, non offre il compimento della promessa, perché non è nella condizione di poterla realizzare. Chi cerca la vita ha bisogno di guardare alla promessa e alla sua realizzazione in Cristo”, ha infatti spiegato senza mezze misure Francesco. Al termine della catechesi, dopo la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica, il Papa ha poi usualmente indirizzato il suo saluto ai fedeli presenti nell’Aula.
La domanda esprime al meglio il dubbio presente nel cuore di tanti
La domanda della catechesi però esprime al meglio il dubbio presente nel cuore di tanti. “Perché la legge?”(Gal 3,19). Interrogativa che, “seguendo San Paolo”, è fondamentale “per riconoscere la novità della vita cristiana animata dallo Spirito Santo”. Scriveva infatti l’Apostolo Paolo: «Se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge» (Gal 5,18). “Invece i detrattori di Paolo sostenevano che i Galati avrebbero dovuto seguire la Legge per essere salvati”, commenta il Papa.
“L’Apostolo non è affatto d’accordo. Non è in questi termini che si era accordato con gli altri Apostoli a Gerusalemme. Egli ricorda bene le parole di Pietro quando sosteneva: «Perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare?» (At 15,10)”. Francesco è poi entrato nel merito storico delle vicende di cui si parla, spiegando che “le disposizioni emerse da quel “primo concilio” di Gerusalemme erano molto chiare”.
La sintesi della Legge ebraica in un passaggio biblico preciso
Il Papa ha spiegato quello che veniva affermato in tale circostanza. «È parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime» (At 15,28-29). Perciò bisogna capire attentamente di cosa parlasse Paolo in questo frangente. “Quando Paolo parla della Legge, fa riferimento normalmente alla Legge mosaica. Essa era in relazione con l’Alleanza che Dio aveva stabilito con il suo popolo. Secondo vari testi dell’Antico Testamento, la Torah – il termine ebraico con cui si indica la Legge – è la raccolta di tutte quelle prescrizioni e norme che gli Israeliti devono osservare, in forza dell’Alleanza con Dio”.
Difficile comprendere cosa sia la Legge ebraica, e quale sia il vero valore che le veniva attribuita all’epoca. Il Papa ha però spiegato che c’è un passaggio biblico che la sintetizza al meglio. “Una sintesi efficace di cosa sia la Torah la si può trovare in questo testo del Deuteronomio”, ha detto il Papa. Il passaggio è: «Il Signore gioirà di nuovo per te facendoti felice, come gioiva per i tuoi padri, quando obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e quando ti sarai convertito al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima» (30,9-10).
L’osservanza della Legge garantiva al popolo i benefici dell’Alleanza
“L’osservanza della Legge garantiva al popolo i benefici dell’Alleanza e il legame particolare con Dio. Stringendo l’Alleanza con Israele, Dio gli aveva offerto la Torah perché potesse comprendere la sua volontà e vivere nella giustizia. Più volte, soprattutto nei libri dei profeti, si riscontra che la non osservanza dei precetti della Legge costituiva un vero tradimento all’Alleanza, provocando la reazione dell’ira di Dio”, ha ricordato Francesco.
“Il legame tra Alleanza e Legge era talmente stretto che le due realtà erano inseparabili. Alla luce di tutto questo è facile capire come avessero buon gioco quei missionari che si erano infiltrati presso i Galati nel sostenere che l’adesione all’Alleanza comportava anche l’osservanza della Legge mosaica. Tuttavia, proprio su questo punto possiamo scoprire l’intelligenza spirituale di San Paolo e le grandi intuizioni che egli ha espresso, sostenuto dalla grazia ricevuta per la sua missione evangelizzatrice”.
L’Alleanza e la Legge non sono legate in maniera indissolubile
In sostanza, è in contrapposizione alla necessità di osservare la legge e allo stesso tempo di emendarsi da essa che l’Apostolo dispiega il carattere profetico delle sue azioni. “L’Apostolo spiega ai Galati che, in realtà, l’Alleanza e la Legge non sono legate in maniera indissolubile. Il primo elemento su cui fa leva è che l’Alleanza stabilita da Dio con Abramo era basata sulla fede nel compimento della promessa e non sull’osservanza della Legge, che ancora non c’era”, spiega il Papa.
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Affermava infatti San Paolo: «Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso [con Abramo], non può dichiararlo nullo una Legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo [con Mosè], annullando così la promessa. Se infatti l’eredità si ottenesse in base alla Legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece ha fatto grazia ad Abramo mediante la promessa» (Gal 3,17- 18). “Con questo ragionamento, Paolo ha raggiunto un primo obiettivo: la Legge non è alla base dell’Alleanza perché è giunta successivamente”, commenta il Papa.
Il gesto rivoluzionario compiuto dall’Apostolo Paolo scardina le regole
Che spiega, in sostanza, quale fu il gesto rivoluzionario compiuto da Paolo in questo preciso frangente, e che permea tutta la sua vita e la sua predicazione. “Un’argomentazione come questa mette fuori gioco quanti sostengono che la Legge mosaica sia parte costitutiva dell’Alleanza. La Torah, in effetti, non è inclusa nella promessa fatta ad Abramo. Detto questo, non si deve però pensare che san Paolo fosse contrario alla Legge mosaica. Più volte, nelle sue Lettere, ne difende l’origine divina e sostiene che essa possiede un ruolo ben preciso nella storia della salvezza”.
Insomma, ha concluso il Papa, il questo passaggio c’è molto di quanto intesse la vita cristiana e i presupposti della fede nel Signore. Il cristianesimo non può essere ridotto a una sterile morale, a una serie di precetti da osservare in maniera pedissequa e farisaica per raggiungere, con uno stile mercantilistico, la vita eterna. La Parola di Gesù è Verbo di amore, atto liberante che pone il fondamento in questa terra dell’amore incondizionato che solo in Lui è possibile e su cui si basa la vera Legge che Lui, “Via, Verità e Vita”, ha donato all’umanità.
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“Questa prima esposizione dell’Apostolo ai Galati presenta la radicale novità della vita cristiana: tutti quelli che hanno la fede in Gesù Cristo sono chiamati a vivere nello Spirito Santo, che libera dalla Legge e nello stesso tempo la porta a compimento secondo il comandamento dell’amore”.
Giovanni Bernardi