Papa: accogliamo la Parola con docilità per avere bontà, pace e mitezza


Non resistiamo allo Spirito Santo, ma accogliamo la Parola con docilità: è l’esortazione di Papa Francesco ieri nell’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta. Bontà, pace e padronanza di sé sono proprio il frutto di chi accoglie la Parola, la conosce e ne ha familiarità. La Messa, ha detto all’inizio dell’omelia Francesco, è stata offerta per le suore della stessa Casa Santa Marta che “celebrano il giorno della loro fondatrice, Santa Luisa di Marillac”. Il servizio di Debora Donnini:

Nei giorni passati abbiamo parlato della resistenza allo Spirito Santo, che Stefano rimproverava ai dottori della Legge, oggi le Letture ci parlano di un atteggiamento contrario, proprio del cristiano, che è “la docilità allo Spirito Santo”
. Questo atteggiamento è il cuore della riflessione di Papa Francesco nell’odierna omelia a Casa Santa Marta. Dopo il martirio di Stefano, infatti, era scoppiata una grande persecuzione a Gerusalemme. Solo gli Apostoli vi rimasero, mentre  “i credenti”, “i laici”, nota il Papa, si erano dispersi a Cipro, nella Fenicia e ad Antiochia. E, narra la Prima Lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, annunciavano la Parola solo ai giudei. Alcuni di loro ad Antiochia cominciarono, però, ad annunziare Gesù Cristo anche ai greci, “ai pagani”, perché sentivano che lo Spirito li spingeva a fare questo: “sono stati docili”, spiega Papa Francesco. “Sono stati i laici – prosegue – a portare la Parola, dopo la persecuzione, perché avevano questa docilità allo Spirito Santo”.

L’Apostolo Giacomo nel primo capitolo della sua Lettera, esorta infatti ad “accogliere con docilità la Parola”. Bisogna quindi essere aperti, “non rigidi”. Il primo passo nel cammino della docilità è quindi “accogliere la Parola”, cioè “aprire il cuore”. Il secondo, è quello di “conoscere la Parola”, “conoscere Gesù” che infatti dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. Conoscono perché sono docili allo Spirito.

E poi c’è un terzo passo: “la familiarità con la Parola”:

“Portare sempre con noi la Parola, leggerla, aprire il cuore alla Parola, aprire il cuore allo Spirito che è quello che ci fa capire la Parola. E il frutto di questo ricevere la Parola, di conoscere la Parola, di portarla con noi, di questa familiarità con la Parola, è un frutto grande: è il frutto … l’atteggiamento di una persona che fa questo è bontà, benevolenza, gioia, pace, padronanza di sé, mitezza”.

Questo è lo stile che dà la docilità allo Spirito, prosegue Francesco:

“Ma devo ricevere lo Spirito che mi porta alla Parola con docilità, e questa docilità, non fare resistenza allo Spirito mi porterà a questo modo di vivere, a questo modo di agire. Ricevere con docilità la Parola, conoscere la Parola e chiedere allo Spirito la grazia di farla conoscere e poi dare spazio perché questo seme germogli e cresca in quegli atteggiamenti di bontà, mitezza, benevolenza, pace, carità, padronanza di sé: tutto questo che fa lo stile cristiano”.

Nella Prima Lettura poi si racconta che, quando a Gerusalemme giunge la notizia che gente venuta da Cipro e Cirene annunciava la Parola ai pagani ad Antiochia, si sono un po’ spaventati e hanno mandato lì Barnaba, chiedendosi – rileva il Papa – come mai si predicasse la Parola ai non circoncisi e come mai la predicassero non gli Apostoli ma “questa gente che noi non conosciamo”. Ed “è bello” dice il Papa che quando Barnaba giunge ad Antiochia e vede “la grazia di Dio”, si rallegra ed esorta a “restare con cuore risoluto, fedele al Signore”, perché era un uomo “pieno di Spirito Santo”:

“C’è lo Spirito che ci guida a non sbagliare, ad accogliere con docilità lo Spirito, conoscere lo Spirito nella Parola e vivere secondo lo Spirito. E questo è il contrario alle resistenze che Stefano rimprovera ai capi, ai dottori della Legge: ‘Voi sempre avete resistito allo Spirito Santo’. Allo Spirito, resistiamo allo Spirito, gli facciamo resistenza? O lo accogliamo? Con docilità: questa è la parola di Giacomo. ‘Accogliere con docilità’. Resistenza contro docilità. Chiediamo questa grazia”.

E il Papa conclude notando, “un po’ fuori dall’omelia”, che “è stato proprio nel comune di Antiochia, dove ci hanno dato il cognome”. Ad Antiochia infatti per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.

fonte: radiovaticana

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