Padre Pio: il Santo voluto da Papa Giovanni Paolo II

Fu don Karol Wojtyla a cercare Padre Pio. Voleva proprio conoscerlo.
Il loro primo incontro avvenne nell’Aprile del 1948, probabilmente nella settimana in Albis di quell’anno, tra il 29 Marzo ed il 4 Aprile.

Padre Pio, giovanni Paolo II, Paolo VI
Padre Pio, giovanni Paolo II, Paolo VI

Don Wojtyla era sacerdote solo da qualche mese e, in seguito, testimonierà lui stesso di quell’incontro, con un documento scritto in polacco e firmato di suo pugno, donato ai Cappuccini di Pietrelcina.

L’incontro tra Padre Pio e don Wojtyla

Don Wojtyla voleva conoscere quel Frate di cui aveva tanto sentito parlare, voleva “vedere Padre Pio, partecipare alla sua Messa e confessarsi da lui” e così accadde.
Partecipò alla Santa Messa celebrata dal Frate e vide “le sue mani che celebravano l’Eucaristia”; la Passione di Cristo che si raccontava attraverso il suo corpo dolorante.

Davanti agli occhi del giovane sacerdote, mostrava le bende nere che coprivano le stimmate; il dolore che esse non potevano nascondere, mentre – insieme al Cristo – si co-immolava sull’altare, nel pronunciare le parole della preghiera eucaristica.

La profezia: “Tu sarai Papa”!

Era stato il professore Enrico Medi, ad accompagnare don Wojtyla, da Roma a San Giovanni Rotondo. Raccontò che, appena Padre Pio lo vide, lo guardò negli occhi e gli disse: “Tu sarai Papa, ma vi sarà sangue e violenza”. E don Wojtyla, mentre andava via col professore Enrico Medi, disse: “Professore, Padre Pio ha voluto scherzare. Io sono polacco, non potrò mai diventare Papa!”.

Padre Pio, Giovanni Paolo II

Da quell’incontro, probabilmente, non si persero mai di vista, come legati da una comunione spirituale che riduceva le distanze spazio-temporali, per volontà di Dio.
Nel 1962, Monsignor Wojtyla (intanto, era diventato Vescovo) era di nuovo a Roma, in quanto impegnato nel Concilio Vaticano II, indetto da Papa Giovanni XXIII. Fu allora che seppe che una sua cara amica, la dottoressa psichiatra Wanda Poltawska, che aveva vissuto la prigionia nazista e che, allora, in Polonia lo stava sostenendo per un apostolato diretto alle famiglie, si trovava in fin di vita.

La lettera di intercessione per Wanda Poltawska

Era il 17 Novembre e Monsignor Wojtyla scrisse una lettera, che giunse al Convento di San Giovanni Rotondo. In quel periodo, Il Frate aveva già subito l’esame della Chiesa, che non lo riteneva credibile, per la faccenda delle stimmate e della transverberazione (la ferita al fianco, che Gesù subì per la lancia del soldato romano). Era sotto processo ecclesiastico e il Sant’Uffizio gli aveva imposto delle severe restrizioni, in merito alle celebrazioni e all’incontro coi fedeli.

“A questo (Wojtyla) non si può dire di no”

Ma questo non preoccupava affatto il Vescovo polacco, già convinto della sua santità.
Quando dissero a Padre Pio: “Ho una lettera urgente per lei dal Vaticano”, chiese che fosse letta immediatamente. Poi rispose: “A questo non si può dire di no”. 12 giorni più tardi, Monsignor Wojtyla scriveva un’altra lettera, indirizzata al Convento di San Giovanni Rotondo.

Questa volta, ringraziava Dio e Padre Pio per la guarigione miracolosa della dottoressa Wanda Poltawska! Queste citate non furono le uniche lettere che intercorsero tra i due futuri Santi, né i loro comuni intenti si esaurirono con la morte di Padre Pio, che avvenne il 23 Settembre del 1968.

Padre Pio, Giovanni Paolo II
Padre Pio, Giovanni Paolo II

La lettera di Wojtyla a Papa Paolo VI voleva Padre Pio Santo

Infatti, nel 1972, l’ormai Cardinale Wojtyla, scrisse a Papa Paolo VI, per sollecitare l’inizio del processo di canonizzazione di Padre Pio. La lettera arrivava dal Santuario mariano della Madonna di Czestochowa.

Il testo diceva anche: “Considerando la fama di santità, che anche in Polonia esiste e continua e che si manifesta specialmente nelle preghiere che i fedeli rivolgono a Dio per ottenere le grazie più diverse, per intercessione di Padre Pio, abbiamo ritenuto opportuno pregare la Santità Vostra, perché si degni di introdurre la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di questo Servo di Dio, per la maggior gloria di Dio e per utilità della Santa Chiesa”.

Paolo VI, Monsignor Wojtyla
Paolo VI, Monsignor Wojtyla – photo web source

Nel 1974, il Cardinale Wojtyla era a San Giovanni Rotondo, per pregare sulla tomba di Padre Pio e, soprattutto, per invogliare a sbloccare la causa, ostacolata dal Sant’Uffizio (per i motivi di cui sopra) che aveva anche proibito i pellegrinaggi al Convento.

Wojtyla sfidò quell’imposizione che, a maggior ragione, riguardava i consacrati e si fece fotografare mentre pregava accanto all’ultima dimora del Santo di Pietrelcina.
Ma nemmeno questo fu sufficiente per convincere le autorità a far decorrere il processo di canonizzazione.

Wojtyla si fa fotografare sulla tomba di Padre Pio

Nel 1978, poi, il Cardinale Wojtyla divenne Papa e passarono altri 5 anni, perché si potessero esaminare i documenti relativi al processo di Pare Pio. Wojtyla, ormai Papa Giovanni Paolo II, andò di nuovo a San Giovanni Rotondo. Questa volta, si inginocchiò sulla tomba di Padre Pio da Papa ed era la prima volta che un Pontefice rendeva omaggio, in quel modo ossequioso, ad un uomo non ancora Santo.

Le foto, immortalate in quel momento, lo definirono, da li in avanti, il Santo del Papa e i cavilli burocratici che tenevano ferma la causa, perpetuati per decenni, svanirono, di fronte alla moltitudine di gente, inarrestabile tutt’oggi, che accorreva al Convento dei Cappuccini.

Giovanni Paolo II - Padre Pio
Giovanni Paolo II sulla tomba di Padre Pio – photo web source

Finalmente, nel 1999, Papa Giovanni Paolo II rese Padre Pio Beato; nel 2002, Santo.
Alla Santa Messa di Canonizzazione, Wojtyla disse di Padre Pio: “generosamente dispensatore della Misericordia Divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la direzione spirituale, specialmente l’amministrazione del Sacramento della penitenza”. Ed aggiunse, alludendo al loro primo incontro: “Anch’io ho avuto il privilegio, nei miei anni giovani, di approfittare di questa sua disponibilità di penitenza”.

Antonella Sanicanti

 

Impostazioni privacy