Padre Pio: quella inquietudine che lo turbava fin da giovane, la chiamava la sua “spina”

C’è qualcosa che, quando Padre Pio era ancora un giovane frate, lo turbava profondamente nell’animo.

Sentiva, dentro di se, crescere una paura ed un’angoscia che lui chiamava in modo del tutto particolare.

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Era il 1918, pochi mesi dalla comparsa delle stimmate. Il santo frate di Pietrelcina raccontava, con una lettera, ad un amico sacerdote, il perché di questa sua inquietudine, anche se erano in molti a rassicurarlo.

Un’inquietudine nell’animo di Padre Pio

Un giovane Padre Pio che non ha ancora forza d’animo e quella fede salda e certa che lo accompagneranno per il resto della sua vita. Non ha ancora ricevuto il dono delle stimmate e, nonostante tutto si sente inquieto nell’animo, convinto quasi che Dio volesse punirlo di qualcosa.

Anche se i suoi superiori lo rassicuravano, decide di scrivere ad un suo amico, don Pietro Ricci. Era il 30 marzo del 1918: “Che peso è questo per me e tanto più cresce quanto meno trovo in me forza per divenire migliore, nonostante tutta la violenza che mi fo per divenirlo. E frattanto mi pare che il Signore mi vada sempre più sottraendo la grazia ed in giusta pena della mia infedeltà mi condanni a vivere fra le più fitte tenebre” – scriveva.

Chiedeva aiuto e consiglio al suo amico: “Che ne dite voi? Le assicurazioni che mi vengono fatte dal mio direttore non valgono a calmarmi, perché io dubito che la mia vita sia stata un continuo offendere il Signore, ed ingannati, e questo per giusta punizione del Signore, siano sul mio conto tutti i confessori, non esclusa la stessa mia guida. Domandate, vi prego, lume al Signore, e col vostro comodo rispondetemi e chiaramente se sono giusti i miei timori”.

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La chiamava “la sua spina”

Questa paura e questa angoscia crescevano di giorno in giorno nel cuore del giovane Padre Pio. E sarà lui stesso a dare, a tutto ciò, un nome particolare: “Un’altra spina è conficcata nel mio cuore”.

Tanti erano anche gli interrogativi che il giovane frate si poneva: “Io non so come regolare le anime che mi manda il Signore. Per alcune ci sarebbe bisogno davvero di luce soprannaturale ed io non so se ne sia sufficientemente pieno e vado quasi a tentoni regolandomi con un po’ di dottrina pallida e fredda appresa sui libri e con quel po’ di luce che mi viene dall’Altissimo. Chi sa che queste povere anime non abbiano a soffrire per colpa mia!”.

Se da un lato sentiva come avere su di sé una colpa, dall’altro c’era qualcosa che lo consolava: “Mi consola soltanto il pensiero di avere per certi spiriti straordinari la buona intenzione e di ricorrere al divino lume” – concludeva nella sua lettera.

Un messaggio particolare, un’inquietudine che sarebbe stata calmata e colmata di lì a 6 mesi, quando avrebbe ricevuto il dono delle stimmate.

Fonte: padrepio.it

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