Un “angelo custode digitale“ verrà programmato per aiutare i pazienti malati di tumore ad affrontare i sintomi della malattia e del trattamento.
Ciò sarà possibile grazie al progetto denominato “Oncorelief”, partito lo scorso gennaio scorso e che dovrebbe concludersi entro il 2022. Si tratta di un assistente che sfrutta l’intelligenza artificiale per dare un sostegno clinico e psicologico taranto sulle necessità di chi è vittima di tumore.
La sanitrà elettronica in espansione
La “sanità elettronica” è infatti sempre più in espansione, e le nuove tecnologie permettono sempre più di delegare a delle macchine lavori prima svolti con grande fatica, e anche con risultati sotto certi aspetti meno precisi, dal personale sanitario. In questo ampio e multiforme settore in espansione, si è già sentito parlare in diversi contesti.
Futurologi, esperti di nuove tecnologie, “digital evangelist“: sono tutte figure che a loro modo cercano di prevedere, quando non proprio di promuovere, le tecnologie legate alla cultura digitale. Già all’interno della stessa struttura si utilizzano strumenti basati sull’Intelligenza artificiale e i Big data per gestire le liste di attesa in radioterapia, in base alle priorità cliniche rilevate attraverso i risultati di un modello matematico.
La figura dell’angelo custode digitale
Così l’ultima figura che è stata in qualche modo tratteggiata è quella dell’angelo custode digitale. Il progetto Oncorelief, portato avanti dall’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (Irst) – Irccs di Meldola (Forlì-Cesena), è finanziato dall’Unione europea, con una cifra di circa 5 milioni di euro, che lo ha inserito all’interno del programma Horizon 2020.
Il suo obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita per i pazienti che stanno attraverso un trattamento oncologico. Mettendogli a fianco un assistente digitale intelligente che possa essere sempre pronto, sveglio e disponibile ad accogliere le loro richieste.
Il rischio è che i robot sostituiranno la presenza umana?
Consapevoli però nessun robot potrà sostituire fino in fondo la mano umana, il calore, l’amore e l’assistenza che un operatore sanitario in carne ed ossa può dare ad un paziente. Tutto sommato, l’assistente elettronico può aiutare il personale degli ospedali a snellire mole ingenti di lavoro quotidiano.
Per essere interpellati magari solamente nei casi più delicati o in cui è richiesta necessariamente la loro presenza. L’angelo custode digitale dovrebbe allora, utilizzando sistemi di analisi dei Big Data, fornire ai pazienti supposto di natura clinica e psicologica tarata su misura del paziente, in base alle sue specificità.
Un modo per combattere malattia e mancanza di risposte
Il periodo difficile in cui il paziente dovrà combattere, oltre che con i sintomi di un timore e delle terapie che ne conseguono, anche con un’eventuale solitudine e una scarsa disponibilità di personale adeguato, potrebbe così alleviato con un piccolo aiuto. Volto a migliorare, con le conoscenze digitali di cui dispone, la sua condizione.
Mattia Altini, direttore sanitario dell’istituto nel momento in cui è stato avviato il progetto e attualmente direttore sanitario dell’Azienda USL della Romagna, ha spiegato al Corriere che il progetto è diviso principalmente in “tre sotto-sistemi“. Il primo riguarda una piattaforma che raccoglie i dati da fonti diverse, anonime e gestite in sicurezza.
L’utilizzo medico dell’intelligenza artificiale
Il secondo ha a che fare con un motore di Intelligenza artificiale che, operando sui dati raccolti, “produrre correlazioni ed estrae conoscenza“. Il terzo elemento è invece quello che riguarda l’applicazione per dispositivi mobile, denominata proprio “guardian angel”. Il cui scopo è quello di connettere la piattaforma con gli strumenti utilizzati dal paziente.
L’angelo custode digitale oltre a fornire supporto calibrato su misura del paziente proverà quindi anche a suggerire azioni con le quali migliorare lo stato di salute del paziente. Instradandolo in un percorso di benessere che possa comprendere l’intero periodo di decorso che il paziente vive in seguito al trattamento oncologico.
Le altre sperimentazioni del settore
Di fatto non è nemmeno l’unica sperimentazione di questo tipo, ha spiegato Altini. Nell’istituto ha preso addirittura vita un Dipartimento per l’Innovazione e la Ricerca volto a coordinare le attività di sviluppo di queste tecnologie. All’interno di cui è compresa la “Data Unit” che estrae valore dai dati raccolti.
“Stiamo cercando di immaginare un Comprehensive cancer care network dove Irccs e punti oncologici dell’intera Romagna siano connessi per la presa in carico del paziente in ottica di strumenti digitali del futuro”, ha affermato Altini. Spiegando che “l’estrazione del valore si basa sulla quantità e sulla qualità dei dati che l’Istituto colleziona”.
Giovanni Bernardi
Fonte: Corriere della Sera