Sacerdote gesuita, mostrò il volto della carità e dell’umanità ai neri ridotti in schiavitù, rigenerandoli nel nome di Cristo.
In loro vedeva il volto di Cristo e, per questo, si impegnò per aiutarli nella loro situazione di schiavitù. Bastava guardarlo per capire la devozione che egli predica per Cristo sofferente.
In questo nono giorno del mese di settembre, la chiesa venera San Pietro Claver. Nato presso a Barcellona, entra da ragazzo nel collegio dei gesuiti. Completa gli studi a Cartagena di Colombia, dove vede sbarcare migliaia di schiavi neri. Tra questa umanità la Compagnia di Gesù ha mandato i suoi missionari.
Pietro si unisce a loro e conosce il mondo della sofferenza e della disperazione, discerne la volontà di Dio. Dio vuole che egli serva gli schiavi con tutte le sue forze, ogni giorno della sua vita.
Così vive la loro sofferenza, sta con loro per curarli e dargli una vita più dignitosa. Offre loro soprattutto il rispetto. Impara la lingua dell’Angola, parlata da molti di loro, e crea un’équipe di interpreti per le altre lingue.
Si ammala, forse di peste. Sopravvive, ma senza più forze, trascinandosi allo stesso modo dei vecchi schiavi. Deve sopportare i maltrattamenti del suo infermiere: un nero.
O Dio, con il dono di una carità e pazienza eroica
hai reso forte nel servizio degli infelici
san Pietro Claver, fattosi schiavo degli schiavi;
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di cercare Gesù Cristo nel nostro prossimo amandolo coi fatti e nella verità.
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ROSALIA GIGLIANO
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