Oggi 29 ottobre: Beata Chiara Luce Badano. Una giovane vita breve ma piena dell’amore di Dio

La Beata Chiara Luce Badano nella sua breve vita stroncata dalla malattia ha mostrato la forza dell’affidamento a Dio, certa del suo amore.

Chiara Luce Badano è una bellissima ragazza che lascia questa terra dopo una dolorosa malattia da cui è colpita all’età di soli 17 anni.

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Figlia di Ruggero, un camionista e di Maria Teresa, casalinga, nasce come una grazia ricevuta dopo 11 anni di attesa da parte dei genitori dopo la preghiera alla Vergine delle Rocche. Vede la luce il 29 ottobre 1971 a Sassello in provincia di Savona.

Cresce normalmente con tanta vitalità ed è molto socievole. I genitori la educano cristianamente e lei dimostra fin da piccola una spiritulaità profonda e vissuta pienamente. Spontaneamente disposta alla preghiera, è disponibile e aperta verso gli altri, si preoccupa di chi è in condizioni di difficoltà e sogna di fare il medico da grande per aiutare i bambini malati. 

Ha un grande amore per la natura e pratica vari sport: nuoto, corsa sci, bicicletta, pattini a  rotella, tennis. A 9 anni conosce il Movimento dei Focolari fondati da Chiara Lubich, inizia a frequentarlo ed entra a far parte dei Gen (Generazione nuova). Più tardi intesserà una fitta corrispondenza con la fondatrice che la segue per tutto il suo percorso.

La malattia come nuova manifestazione dell’amore di Dio

Un giorno, all’età di 17 anni, il 2 febbraio 1989, mentre gioca a tennis accusa un forte dolore alla spalla. Si rivelerà essere un osteosarcoma. Quando dopo vari esami la diagnosi di gravità arriva inesorabile lei non si ribella, né si dispera. 

Resta in silenzio per alcune decine di minuti e poi si rivolge alla mamma con dolcezza, e cerca di rasserenarla. La malattia progredisce velocemente diffondendosi anche al midollo spinale e le condizioni di Chiara peggiorano nonostante la chemioterapia, le cure faticose.

Non vive la malattia come un evento di abbandono da parte di Dio ma è certa del suo amore anche in quella circostanza. Arriva a perdere l’uso delle gambe, ma il suo rapporto con il Signore si fa sempre più stretto. 

Voi non potete neppure immaginare qual è adesso il mio rapporto con Gesù. Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di più grande…Mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela” confida a chi le sta accanto. Chiara Lubich proprio per la luminosità che emana nella sofferenza le attribuisce il nome di Luce. 

Offre i suoi dolori: per la Chiesa, per il Movimento dei Focolari, per i giovani come lei, per le missioni nel mondo. La sua camera in ospedale prima e la sua stanza a casa poi, diventano il luogo da cui arrivano molte conversioni, tra cui anche medici atei, di coloro che venendo a contatto con ciò che emana rimangono colpiti.

L’incontro con lo Sposo con la gioia nel cuore

Vive tutto in un clima di “straordinaria normalità”e si prepara con gioia all’incontro più importante. Anche quando la malattia non le consente più neanche di parlare lei, che rifiuta la morfina per non perdere la lucidità, predispone tutto per quello che sarà il suo momento di passaggio alla vita eterna.

Sceglie di essere vestita con un abito bianco e una cintura rosa, decide come vuole essere pettinata e quali sono i fiori che vuole al suo funerale. Sceglie anche i canti e le letture della messa. Desidera che il rito funebre sia una festa. 

Le ultime parole sono per la sua mamma e le dice: “Mamma sii felice perché io lo sono. Ciao!“. Nasce al Cielo il 7 ottobre 1990.

Al suo funerale partecipano centinaia di persone e moltissimi giovani, l’atmosfera è serena e gioiosa. Le sue cornee vengono donate e successivamente trapiantate in due giovani che così riacquistano la vista.

La sua storia si diffonde presto in tutto il mondo così come la sua fama di santità. Viene aperto il processo di canonizzazione e Chiara Luce è beatificata il 25 settembre 2010.

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