Oggi 20 luglio, Sant’Apollinare di Ravenna | Vescovo che si consumò d’amore

Sant’Apollinare è stato il modello esemplare del vescovo, il Pastore che riesce a conquistare alla fede, l’anima delle pecore che gli sono state affidate.

Fu protagonista di una vita interamente consacrata alla sua missione pastorale, cosa che gli procurò non poche noie. Per dirla con papa Francesco, incarnò davvero il “Pastore con l’odore delle pecore”.

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Il nome di Sant’Apollinare, il suo culto e la sua gloria sono legati in particolar modo alla storia, oltre che all’arte, di Ravenna: la città, cioè, che dopo Roma divenne prima la capitale dell’Impero romano d’Occidente, poi quella dei nuovi Regni romano-barbarici (come il regno di Teodorico). E che infine diventa la testa di ponte dell’Impero di Costantinopoli, centro dell’esarcato bizantino.

Due grandi chiese, a Ravenna, sono state dedicate a Sant’Apollinare. Entrambe sono di fondamentale importanza per la storia dell’arte almeno quanto per la storia della pietà e della devozione.

La prima è Sant’Apollinare Nuovo, nel centro della città. Qui si trovano i celebri mosaici che raffigurano, lungo tutta la navata, i cortei dei Martiri e delle Vergini. C’è poi, fuori dalla città, la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, dove si può ammirare lo splendido mosaico del catino dell’abside. E dove, per la prima volta, a occupare il centro della composizione non c’è la figura di Cristo, ma quella di un Santo, attorniato da due file di bianche pecorelle.

Discepolo di Pietro, primo vescovo di Ravenna

Sant’Apollinare è stato il primo vescovo di Ravenna. Per l’epoca può essere considerato un po’ come l’equivalente di San Pietro a Roma. Alcuni si spingono a dire quasi il suo “rivale”, almeno quando Ravvena poteva dirsi, sul piano politico, perfino più importante della stessa Roma.

Sulla sua figura non ci sono molte fonti storiche certe, come accade spesso per i santi del primo secolo. Anche Sant’Apollinare, secondo la leggenda, sarebbe arrivato dall’Oriente, assieme proprio a San Pietro, del quale sarebbe stato il discepolo. Originario di Antiochia, convertitosi a Cristo assieme ai genitori, avrebbe seguito Pietro a Roma. E sempre il primo Papa lo avrebbe mandato a Ravenna, della quale diventa il primo vescovo, a convertire i pagani nelle terre dell’Emilia e della Romagna.

Quando le apparenze ingannano

Nel mosaico di Classe Sant’Apollinare è rappresentato in atteggiamento sereno e estatico. Non bisogna però farsi trarre in inganno, perché l’opera di evangelizzazione del santo vescovo fu tutt’altro che placida e serena. Apollinare andò incontro a terribili difficoltà. Fu circondato dall’odio, dell’egoismo, dall’incredulità.

Apollinare, che operò molte conversioni, guarì la moglie di un tribuno, la quale poi si fece poi battezzare assieme a tutta la famiglia. Un episodio che scatenò nei suoi confronti le persecuzioni dei pagani, che cercarono di imporre al vescovo di offrire sacrifici a Giove. Naturalmente Apollinare si rifiutò decisamente di farlo. E anzi rilanciò mettendoli in guardia contro l’idolatria. In risposta fu brutalmente picchiato e lasciato mezzo morto. Successivamente, dopo aver ancora rifiutato di fare sacrifici agli idoli, venne esiliato. Dopo essere scampato a un naufragio riuscirà infine a tornare a Ravenna.

Una vita dura e combattuta, dunque, che lo logorò e ne segnò la tempra. Non è un caso infatti che sia sempre stato considerato sempre come Martire, anche se non morì di morte violenta (c’è però chi sostiene che nel  70 d.C. sarebbe stato picchiato in maniera così selvaggia da morire una settimana dopo). Il martirio di Sant’Apollinare fu un martirio della pazienza: fu il martire di un lento e lunghissimo supplizio, come distribuitosi lungo tutto il suo episcopato.

Una devozione incrollabile

Solo dopo la sua morte si rivelarono appieno i grande frutti della sua testimonianza e della sua predicazione. La civiltà della nuova capitale dell’Impero fu saldamente e primariamente cristiana, e le radici di questa civiltà affondarono senza ombra di dubbio nel culto e nella memoria del primo Vescovo della dolce terra ravennate.

Trova così spiegazione la devozione verso Sant’Apollinare. Una devozione diffusa non solo a Ravenna, dove ancora gli sono dedicate le due bellissime chiese di cui sopra, ma anche in diverse altre località al di là delle Alpi. In Francia e in Germania, in particolar modo nella regione dell’Alsazia.

Senza pace anche dopo la morte

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Neanche le reliquie del santo vescovo ebbero pace a Ravenna, nella Basilica di Classe. C’era infatti il timore che venissero trafugate dai saraceni in una delle loro numerose incursioni. Per questo motivo le reliquie di Sant’Apollinare vennero spostate in città, trasferite nell’altra chiesa a lui dedicata. Solo successivamente vennero riportate a Classe, non senza discussioni, litigi e accese gelosie. Più tardi, trafugate dai monaci camaldolesi, vennero nascoste per breve tempo nella chiesa di San Romualdo.

Vicende e vicissitudini, passioni e perfino gelosie, che suonano però come una conferma dell’affetto che, da sempre, a Ravenna, ha accompagnato la memoria del primo Vescovo della città: Sant’Apollinare, martire (forse) non di una morte cruenta ma di una vita tormentata.

Preghiera a Sant’Apollinare

Dio, rimuneratore delle anime fedeli, che consacrasti questo giorno col martirio del tuo beato sacerdote Apollinare, deh! fa’ che noi tuoi servi conseguiamo il perdono per le sue preghiere.

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