14 agosto, San Massimiliano Maria Kolbe: una vita culminata con il gesto d’amore più grande

Sacerdote polacco, San Massimiliano Maria Kolbe ha fondato la Milizia dell’Immacolata e ha compiuto un estremo gesto d’amore morendo martire al posto di un altro ad Auschwitz.

san massimiliano kolbe

Oggi 14 agosto la Chiesa ricorda San Massimiliano Maria Kolbe, definito “martire dell’amore” per aver dato la sua vita per la salvezza di un padre di famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz. Il suo eroico gesto d’amore è stato l’ultimo in una vita vissuta nell’amore a Dio e all’Immacolata. 

Rajmund Kolbe, questo il suo nome di battesimo, nasce in Polonia, a Zdunska – Wola l’8 gennaio 1894. La sua famiglia è molto religiosa, lui è il secondo di cinque figli, e cresce alimentato dalla fede. Nell’adolescenza, a 16 anni, entra tra i frati francescani conventuali e prende il nome di Massimiliano. Quando farà la professione perpetua aggiungerò anche il nome di Maria.

Santo di oggi 14 agosto: San Massimiliano Maria Kolbe

Si trasferisce a Roma dove presso l’Università Gregoriana studa filosofia e teologia, ma fa anche studi di matematica. Con una grande fede si trova davanti le sfide del tempo, in particolare l’avanzaere del modernismo che si oppone alla Chiesa e ne mina gli insegnamenti.

Così, sente l’urgenza e il bisogno di operare per diffondere e difendere la vera dottrina e fonda la Milizia dell’Immacolata. Il suo intento è “Rinnovare ogni cosa in Cristo attraverso l’Immacolata”. Il suo amore per la Madonna è grande, come quello per la Divina Provvidenza. 

Rimettiti in tutto alla Divina Provvidenza attraverso l’Immacolata e non preoccuparti di nulla” è l’insegnamento al centro dlela spiritualità del Santo. La vita gli pone varie prove. La sua salute viene minata dalla tubercolosi che gli lascerà degli strascici a lungo.

Niepokalanów, la città dell’Immacolata

Diventato sacerdote celebra la sua prima Messa nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte precisamente nell’altare in cui Alphonse Ratisbonne aveva avuto la sua straordinaria e celebre conversione. Nel progetto della Milizia dell’Immacolata inserisce la diffusione di un giornale, Il cavaliere dellì’Immacolata, con una tiratura di 750 000 copie al mese, a cui si dedica con molto impegno.

Nel cuore della Polonia dà vita ad un’officina per stampare il giornale e la Milizia dell’Immacolata diventa la Pia Unione. A circa 42 Km da Varsavia costruisce Niepokalanów, ovvero La città dell’Immacolata, un quartiere monastico composto da un convento , una chiesa, una casa editrice e case per i pellegrini.

La struttura serviva non solo come un luogo di preghiera per i francescani, ma era pure un centro di evangelizzazione attraverso le riviste e la radio, la SP3RN (Stazione polacca 3 Radio Niepokalanów). Per un periodo San Massimiliano Kolbe vive in Giappone, a Nagasaki, dove da vita ad un progetto simile.

L’eroico atto d’amore

Dopo l’invasione della Polonia i nazisti lo imprigionano per quasi tre mesi  insieme ad altri 37 confratelli, ma una volta rimesso in libertà il francescano torna a Niepokalanów e la fa diventare un ospedale e rifugio per migliaia di ebrei e feriti.

Il 17 febbraio 1941 la Gestapo lo arresta definitivamente e a maggio viene trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz. Per due volte riesce segretamente a celebrare la Messa e a dare l’Eucarestia ad alcuni deportati.

Accade che a causa della fuga di un prigioniero l’ira dei nazisti si scatena e dieci prigionieri vengono condannati a morire di fame nel Blocco 13. Tra questi c’ era un padre di famiglia, Franciszek Gajowniczek. È allora che San Massimiliano Kolbe compie l’eroico atto d’amore: si offre di prendere il suo posto e quindi di affrontare l’estrema sofferenza di una morte per fame e per sete.

La pace con cui affrontò il martirio lasciò sbalorditi i testimoni. Trascorsero due settimane prima che sopraggiungesse la morte. In questo tempo lui parlava di Cristo, confortava gli altri, li faceva pregare ed elevava inni sacri. Era rimasto vivo solo lui e altri tre uomini il 14 agosto, vigilia della solennità dell’Assunzione di Maria, quando le SS decisero di finirlo con un’iniezione di fenolo.

“Solo l’Amore crea”

Si rivolge al capoblocco dell’infermeria e gli dice: “Lei non ha capito nulla della vita, l’odio non serve a niente… solo l’amore crea!“. Le sue ultime parole mentre porgeva il braccio al suo carnefice sono state: “Ave Maria“. Il carceriere testimoniò come lo vide subito dopo la morte: “Quando riaprii la porta di ferro, già non viveva più; ma mi si presentava come se fosse vivo. Ancora appoggiato al muro. La faccia era raggiante in modo insolito. Gli occhi largamente aperti e concentrati in un punto. Tutta la figura come in estasi. Non lo dimenticherò mai!“.

Beatificato nel 1971 è stato canonizzato da San Giovanni Paolo II nel 1981 e proclamato martire per testimonium caritatis heroicis”, cioè attraverso un martirio eroico di carità. 

Gestione cookie