Oggi 12 maggio è San Leopoldo Mandic: il frate confessore e protettore dei malati di cancro

Frate cappuccino croato, San Leopoldo Mandic ha vissuto per molto tempo a Padova dove ha esercitato in modo particolare il ministero della Confessione. È protettore dei malati di cancro.

San Leopoldo Mandic
San Leopoldo Mandic – lalucedimaria.it

È molto forte la venerazione di San Leopoldo Mandic, che si ricorda oggi 12 maggio, il frate cappuccino ricordato principalmente come grande confessore. Era nato a Castelnuovo di Cattaro, in Croazia, il 12 maggio 1866 con il nome di Bogdan Ivan.

Era il penultimo di una famiglia numerosa con 16 figli. Fin da bambino ha avuto modo di stare a contatto con i i  frati francescani Cappuccini della Provincia Veneta che svolgevano il loro servizio nella sua zona. Crescendo, nasce in lui la vocazione religiosa ed entra nel seminario ad Udine.

Successivamente fa il noviziato a Bassano del Grappa finché diventa frate prendendo il nome di fra Leopoldo. Nel frattempo completa gli studi di filosofia e teologia presso il convento di Santa Croce a Padova e del Santissimo Redentore a Venezia.

Santo di oggi 12 maggio: San Leopoldo Mandic

Piccolo di statura, era alto circa 1 metro e 35 cm, aveva una corporatura fragile, ma un’anima forte. Dopo l’ordinazione sacerdotale si dedica ad un obiettivo ben preciso:  adoperarsi per il ritorno all’unità cattolica degli Orientali separati dalla Chiesa Romana.

La sua salute però non è sempre buona. Per questo viene mandato in vari conventi dell’Ordine affinché  ricuperi le forze. Accetta queste prove con profondo spirito di fede e di obbedienza. Nella prospettiva della missione che ha nel cuore approfondisce le sue conoscenze di scienze sacre e di lingue orientali, come il greco moderno, il croato, lo sloveno ed il serbo.

Al tempo stesso nei conventi in cui si trova svolge anche piccoli lavori manuali di servizio. Nel 1897, è nominato superiore del convento dei Cappuccini di Zara. Dal 1906, poi, viene trasferito a Padova.

Umile confessore al servizio degli altri

Rimane a Padova per quasi tutto il resto della sua vita. Solo nel 1922 va a Fiume per confessare gli Slavi. Ma il vescovo di Padova interviene presso il provinciale dei Cappuccini e lo fa ritornare presto. Sente nel suo cuore che l’apostolato presso gli orientali è la missione a cui è chiamato.

Dopo la sua morte viene ritrovata un’immagine della Santa Vergine, su cui lui aveva scritto, in data 18 luglio 1937: “Ricordo solenne dell’evento del 1887. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dell’appello che ho sentito per la prima volta dalla voce di Dio, che mi chiedeva di pregare e di promuovere il ritorno dei dissidenti orientali all’unità cattolica“.

Comprende poi però che Dio gli chiede di svolgere quella missione attraverso la preghiera e il sacrificio. Fin dall’inizio del suo sacerdozio, Padre Leopoldo si era dedicato al ministero della confessione. La gente lo ama e lo sceglie come confessore, tanto che a Padova arriva a formarsi la folla per confessarsi da lui. Nell’infanzia aveva rivelato alle sorelle un suo grande desiderio: “Quando sarò grande, voglio farmi frate, diventare confessore e trattare le anime dei peccatori con molta bontà e misericordia“. Ed è proprio questo che si verificò.

Nel mistero della malattia e della sofferenza

In una piccola stanzetta san Leopoldo confessava fino a 10 – 15 ore al giorno. Le sue condizioni di salute erano spesso non ottimali, ma lui proseguiva con la sua attività. Negli ultimi anni di vita fu colpito da un cancro all’esofago.

Continuò a confessare fino al giorno prima di morire. Fu colto da uno svenimento il 30 luglio 1942 mentre si apprestava a prepararsi per celebrare la messa. Gli fu dato il sacramento dell’unzione degli infermi e poco dopo aver recitato il Salve Regina spirò con le mani in atto di preghiera.

La fama di santità era grande, la beatificazione avvenne nel 1976 e la canonizzazione nel 1983. Nel 2020 san Leopoldo Mandic viene dichiarato patrono dei malati di cancro.

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