Oggi 12 aprile, Sant’Alferio: il suo voto viene esaudito

La sua malattia ed il voto, se fosse guarito, adempiuto secondo la volontà di Dio, fanno di lui un uomo dedito alla volontà di Dio. Appartiene ad una nobile famiglia imparentata con i principi di Salerno ma, sin da subito veste l’abito monacale seguendo la regola di San Benedetto.

Primo abate della Badia di Cava dè Tirreni, in provincia di Salerno, di cui ne è stato anche il fondatore.

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12 aprile: Alferio, il monaco di nobili origini

In questo dodicesimo giorno del mese di aprile, la chiesa venera Sant’Alferio. Nasce da una nobile famiglia longobarda nella seconda metà del X secolo. È considerata dubbia la notizia, ricavata da fonti tarde, circa la sua appartenenza alla nobile famiglia longobarda dei Pappacarbone, imparentata con i Principi di Salerno. Fin dalla gioventù si è posto al servizio dei Principi longobardi che dominano la regione fin dal secolo VII.

Alferio, nell’anno 1002, è inviato quale ambasciatore del suo principe presso l’imperatore Enrico II per sollecitare aiuti militari contro i Bizantini che minacciano i confini del Principato di Salerno.

La malattia e il voto adempiuto dopo la guarigione

Giunto alle Alpi si ammala gravemente e chiede ospitalità nel monastero di Chiusa di San Michele. Fa voto che, se fosse guarito, avrebbe rinunciato alla carriera diplomatica e si sarebbe fatto religioso benedettino. Guarisce e adempie al voto vestendo l’abito di San Benedetto da Norcia, nella grande Abbazia di Cluny in Francia.

Alferio, ottenuta la guarigione, ha chiesto all’abate di Cluny Sant’Odilone, che è di passaggio da San Michele, di accoglierlo fra i suoi monaci. In quell’ambiente Alferio è anche consacrato sacerdote.

Dopo alcuni anni però il principe Guaimario III di Salerno lo richiama a Salerno per riformare i molti monasteri di quella città. Alferio si accinge all’opera ma dopo un certo tempo, sentendosi attratto da una vita di solitudine, abbandona segretamente Salerno e si rifugia nella grotta Arsicia, alle falde del monte Finestra oggi nel comune di Cava de’ Tirreni. Qui, con due compagni, si dona totalmente alla preghiera, alla penitenza e al lavoro manuale.

La fondazione della Badia

Ben presto la fama della sua santità si diffonde nei paesi circostanti e cominciarono ad affluire discepoli desiderosi di seguire il suo esempio e gente di ogni ceto in cerca di consigli e di soccorso.

Si impone allora la necessità di costruire un monastero sufficiente per una dozzina di religiosi. Sorge, così, la Badia di Cava che Alferio dedicò alla Santissima Trinità. Era l’anno 1011.

Muore il 12 aprile 1050 (giovedì santo) all’età di 120 anni dopo aver celebrato le funzioni liturgiche, confortato da una visione del Redentore che gli avrebbe preannunziato la sua morte imminente.

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Preghiera a Sant’Alferio

O voi tutti che regnate con Dio nel cielo, dai seggi gloriosi della vostra beatitudine,

volgete uno sguardo pietoso sopra di noi, esuli dalla celeste patria.

Voi raccoglieste l’ampia messe delle buone opere,

che andaste seminando con lagrime in questa terra di esilio.

Dio è adesso il premio delle vostre fatiche e l’oggetto dei vostri gaudii.

O beati del cielo, ottenete a noi di camminare dietro i vostri esempi

e di ricopiare in noi stessi le vostre virtù, affinchè, imitando voi in terra,

diventiamo con voi partecipi della gloria in cielo. Così sia.

Pater, Ave, Gloria

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