Nella ormai consueta necessità di dover passare ancora una volta le festività senza le cosiddette tavolate, possiamo riscoprire alcuni valori che il Natale ci insegna e che sembrano ormai perduti.
Non tutto è perduto, se siamo consapevoli di ciò a cui andiamo incontro. Ma lo sappiamo veramente? Può essere questa, più che mai, l’occasione per riflettere su un Natale che ci distanzia dai parenti delle consuete tavolate, ma ci avvicina alla Luce, quella vera, che parte da Betlemme, o forse da ancor prima? Il riferimento, in tal senso, è da cercare in un’antica festività, agli albori del nostro Natale, che si chiama “Festa della luce”, dalla quale il cristianesimo nostrano ha attinto, per riscoprire la vera luce del mondo, Gesù. In questo periodo di pandemia, in cui siamo chiamati a festeggiare il Santo Natale distanti dai nonni e dagli zii che vediamo sempre più raramente, riflettiamo sulla nascita del culto, sull’importanza della riscoperta della luce.
Nei più antichi calendari, possiamo ritrovare la data del 354, la quale attesta che in quel tempo, almeno a Roma, il Natale veniva già festeggiato proprio alla data del 25 dicembre. L’antica festa pagana a cui si fa riferimento è la “Festa del Sole”, conosciuta al tempo come Natalis Solis invicti proprio perché si trattava della celebrazione del solstizio d’inverno: la nascita del nuovo sole dopo il giorno più corto dell’anno.
Non a caso, il cristianesimo ha voluto far coincidere la celebrazione della nascita del Cristo proprio in questa data offrendo un significato più intenso e tutto nuovo: la nascita e la venuta della vera luce, quella del Bambino che viene sulla terra per portare amore e gioia ai popoli. Da qui parte la storia della speranza, quella speranza di cui oggi abbiamo tanto bisogno e che possiamo ritrovare nella preghiera e nella riflessione. In particolar modo, in questo tempo più unico che raro, siamo chiamati a riscoprire la vera essenza di questa festività, che è certamente rappresentata dallo stare insieme, ma al tempo stesso ci insegna che il vero Natale cristiano è rappresentato dal messaggio di salvezza.
Ciò che rimane indubbio è che almeno i nuclei familiari si riuniranno, certo senza l’abbraccio degli amati nonni e dei cari che di solito si ritrovano proprio in queste occasioni. Ciò che rimane necessario è non perdere la speranza e, per quanto possibile, farci aiutare dai consueti mezzi tecnologici, ad oggi stra-utilizzati e considerati veicolo di “rapporti virtuali”. Le relazioni in presenza, di fatti, saranno sostituite dai vari Whatsapp, videochiamate e Skype. Ma non disperiamo: il Natale è pur sempre la festa della Speranza. Anche in mancanza di un abbraccio, possiamo condividere la gioia di questo momento con le persone che ci sono accanto. Buon Natale dalla redazione de La Luce di Maria.
Fabio Amicosante
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